Titolo: Storia di cento occhi
Autore: Stefano Tevini
Genere: Narrativa
Pagine: 128
Isbn: 978-88-97561-60-6 Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
Chiuso nel suo grembo metallico, A.R.G.O. vede. Innesto perfetto di software organico e hardware di prima sperimentazione, A.R.G.O. controlla la città attraverso una rete di microfoni e telecamere che convogliano voci, immagini e oceani di dati in un cervello disincarnato. Il progetto è un brevetto Sicurever, multinazionale leader nel mercato della sicurezza. Ma chi è davvero A.R.G.O.? E qual è il suo rapporto con Stefano, un anonimo scrittore che sembra conoscerlo, e temerlo, più di tutti? Crocevia tra distopia e science fiction, Storia di cento occhi esplora le inquietanti possibilità del futuro che incombe oltre la soglia della quotidianità. «Questo attrito tra slancio vitale, perdizione ed emarginazione produce una combustione che Tevini rende con struggente lirismo».
Corriere della Sera (ed. di Brescia) «Capisci subito quando ti trovi davanti ad una storia insolita che vale la pena di essere letta, capisci immediatamente quando ci si ritrova davanti l’evoluzione di una scrittura quasi asettica che allo stesso tempo favorisce gli inciampi in un mondo spaventoso, pronto a fagocitarti».
Please Another Book «Il bresciano Tevini, primo wrestler laureato in filosofia e scrittore (o se volete, fisicaccio da plantigrado dotato di anima bella) si interroga con passione civile e solidità di stile su temi che sono cruciali e non solo teoremi da science fiction. Il suo pessimismo è fondato, ma lui non ignora che, finché c’è racconto, c’è speranza».
Corriere della sera «In definitiva cinque stelle. Una lettura distopica che dipinge la nostra società alla ricerca di un A.R.G.O. e preferisce evitare di migliorarsi. Intenso, profondo e insolito. Non è un libro per chi pensa agli Hunger Games o al sangue di Battle Royale. È una lettura che ci sputa in un occhio, ma tranquilli, sappiamo di essercelo meritato».
Alice Chimera «Un’opera di fantascienza distopica nella quale Stefano Tevini, al suo terzo romanzo, mette in scena una Brescia e un’Italia riconoscibilissime, prendendo spunto da fatti di cronaca facilmente identificabili. [...] Una riflessione che dovrebbe riguardarci tutti, e che ci mostra con chiarezza verso quale domani ci stiamo precipitando. Un romanzo appassionante e intelligente, rapido come un thriller e tagliente come la lama di un anatomopatologo che sezioni il cadavere delle nostre paure».
Inkroci Stefano Tevini nasce a Brescia nel 1981. Laureatosi in Filosofia nel 2004, si avvicina alla scrittura poco dopo entrando a far parte del collettivo Anonima Scrittori, con cui inaugura una lunga e feconda collaborazione. Fra la sua produzione con Anonima Scrittori ci sono i racconti pubblicati nelle antologie Storie di (r)esistenza (ed. Argonauta) e Il bit dell’avvenire (ed. Tunuè). Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo, Vampiro Tossico, seguito da Testamento di una Maschera, editi da La Ponga Edizioni. Stefano Tevini, inoltre, lotta nel circuito del wrestling indipendente italiano e recensisce fumetti per la versione online della rivista Nocturno.
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Animalia (12)
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Cartaviglie (3)
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Fuori Collana (4)
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KEL (6)
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La Mano che Pensa (4)
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MiR (7)
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Narrativa (37)
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«I cavi, una nebbia di vasi capillari di rame rivestiti di gomma, convogliano un intero sistema nervoso periferico fatto di ottiche di precisione e microfoni ambientali in un cordone ombelicale innestato qui, nel mio grembo di acciaio e plexiglass».«Un autore che percepisce il caos informe del mondo che lo circonda e per parte sua vorrebbe, forse, contribuire a porre un tassello per aggiustarlo». Alessandro Preiser, su anonimascrittori.it
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Titolo: Vita e avventure di Jack Engle. Un'autobiografia Autore: Walt Whitman Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 12,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-73-6 Isbn versione ebook: 9788897561828
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Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
Caro lettore, incontrerai il protagonista di questa tumultuosa vicenda in una New York fumosa traboccante di virtù e furfanteria, di santi e canaglie. Jack Engle, orfano nella grande città, conoscerà bottegai magnanimi, perfidi avvocati, ballerine seducenti, loschi affaristi e quacchere dal cuore d’oro. Nel corso delle sue avventure, un omicidio verrà scoperto, un’eredità verrà rubata e un piano sarà attuato per rimettere tutto a posto. Sono questi gli elementi del romanzo perduto di Walt Whitman, riscoperto dopo centosessantacinque anni da un ricercatore dell’Università di Houston: un mirabile thriller ottocentesco, per chi ha amato i romanzi di Charles Dickens e Wilkie Collins.Walt Whitman (1819-1892) è stato un celebre poeta, scrittore e giornalista statunitense. È conosciuto soprattutto per essere l’autore della raccolta poetica Foglie d’erba, che Emerson definì «l’esempio più straordinario d’intelligenza e saggezza che l’America abbia sin qui offerto».
«Si intitola Life and Adventures of Jack Engle ed è un libro molto importante nella storia della letteratura americana. Il fatto è che per 165 anni non si è saputo della sua esistenza». Panorama«Un thriller morale del diciannovesimo secolo perfettamente riuscito». The New Yorker
«Un romanzo audace e affascinante che ha tutto quello che si potrebbe desiderare, incluso un giallo cittadino, un romanticismo da fiaba e un cattivo (senza bafii), insieme a un tocco di sangue e avventura». Zachary Turpin in The Washington Post
«Un romanzo dalle atmosfere dickensiane». Il Giornale
«Il lettore vi troverà i semi che sbocciano in modo così rigoglioso nella poesia di Whitman: sprezzo per i ricchi, celebrazione della “gloriosa New York”, un sentimento di incondizionata unità con la natura e la nazione». The Washington Post
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Titolo: La materia del vuoto Autore: Renato Bocchi Genere: Saggistica Lingua: Italiano ISBN: 9788894135961
Questo saggio raccoglie lezioni e ricerche presentate in Spagna, Argentina e Italia tra il 2012 e il 2013. Il libro, intersecando il progetto di architettura alle esperienze di artisti come Oteiza o Chillida, descrive poeticamente l’architettura come esperienza dinamica, in cui il vuoto, il silenzio, il ritmo di luce e ombra plasmano lo spazio allo stesso modo della materia.Renato Bocchi è architetto e urbanista, professore di Composizione Architettonica e Teorie dell’Architettura all’Università Iuav di Venezia. È direttore per Gangemi di Roma della collana Spazio Paesaggio Architettura e coordinatore nazionale del progetto di ricerca Re-cycle Italy, promosso dal Ministero dell’Università e della Ricerca. -
Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero undici /2021 – L'arte per l'altro, ancora (Vol.2) Autore: a cura di Gabi Scardi e Valentina Avanzini Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Isbn: 978-88-32107-09-8 Uscita: Dicembre 2021
Descrizione "L'arte per l'altro, ancora vol. 2" è un secondo numero della rivista di studi critici Animot incentrato sul modo in cui l'arte, oggi, guarda al rapporto tra l'essere umano e gli altri animali. Esiste infatti un grande numero di artisti che si interessa al tema degli animali, e li assume come filtro attraverso il quale confrontarsi con temi chiave del discorso pubblico e stimolare una nuova percezione delle diverse forme di vita. Porre al centro dell’opera l’elemento destabilizzante dell’animalità significa scardinare le abitudini linguistiche, relazionali, le retoriche e le convenzioni relative alla bellezza, all'abilità, al successo; e aprirsi a un dialogo profondo, indicando la possibilità di un nuovo approccio nei confronti dell’alterità.
INDICE: Introduzione di Gabi Scardi e Valentina Avanzini
If I were you di Maria Papadimitriou
"Noi": siamo qui insieme, non siamo la stessa cosa di Rosi Braidotti
Storia di un abbraccio (fra specie) Petrit Halilaj intervistato da Gabi Scardi
Danzare attraverso. Dialoghi interspecie negli Zoo Mantras di Simone Forti Simone Forti intervistata da Maria Paola Zedda
Intervista con Diana Thater Diana Thater intervistata da Lynne Cooke
The difference between a bird and a plane di Laura Malacart Come posso camminare/nuotare/volare lontano con te? Yolande Harris intervistata da Roberta Perego Cani lenti Franco Vaccari intervistato da Luca Panaro Aprire un cancello John Berger Wurmkos AnimaleGabi Scardi è storica dell’arte, curatrice di arte contemporanea. Docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e IED, Milano. Direttrice artistica nctm e l'arte, presidente associazione NAHR – Nature, Art & Habitat Residen- cy. A partire dal 2021 è co-direttrice della rivista Animot, di cui ha curato il volume numero X. Da sempre impegnata in progetti pubblici e sul territorio e interessata a temi dell’interdipendenza e della cura. Fa riferimento a istituzioni italiane e internazionali per cui cura mostre e progetti. Tra le pubblicazioni: Paesaggio con figura: Arte, sfera pubblica, trasformazione sociale, ed. Allemandi, 2011; Il Teatro Continuo di Alberto Burri, ed. Corraini, 2015.Tra gli esiti del suo interesse per il tema degli animali: Maria Papadimitriou, Why Look at Animals? Agrimikà, Padiglione Greco, Biennale di Venezia, 2015.
Valentina Avanzini ha studiato Lettere Moderne presso l’università di Pavia e Arti Visive e Studi Curatoriali presso la Naba di Milano. Scrive per diverse riviste di arte e cultura come Artribune, art a part of cult(ure), Hotpotatoes e Birdmen. Attualmente lavora come coordinatrice progetti per la Fondazione Antonio Ratti. A partire dal 2021 co-dirige Animot.
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Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero dodici /2022 – Del potere. Della crudeltà Autore: AA.VV. Curatore: Bruno Milone Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Prezzo: € 12 Isbn: 978-88-32107-41-8 Data di uscita: 1^ Luglio 2022
Descrizione Con "Animot 12" si prosegue nell’impegno di porre in questione la definizione dell’umano, comune alla tradizione occidentale. L’obiettivo è quello di costruire una nuova prospettiva etica, che rimanda alla possibilità di vivere in un mondo in cui l’uomo non è l’unico custode, tutore e guardiano della natura, ma si trova sullo stesso piano, sia degli animali, sia potenzialmente delle realtà inanimate. La separazione dell’uomo dalla natura deve essere ancora affrontata e ridefinita ripensando radicalmente la storia umana come storia della sua animalità. La nuova etica cerca una declinazione del post-umano che giustifichi un rapporto paritetico con le altre specie animali, per pensare l’animale come proprio simile e coabitatore del mondo. Ma ciò comporta uno sforzo di ri-concettualizzazione del modo in cui la tradizione occidentale ha pensato la dicotomia uomo/animale.
Bruno Milone è nato a Ostuni (BR) nel 1956. Laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Bari, insegna Filosofia e Storia al Liceo Elio Vittorini di Milano e Sociologia delle Migrazioni e Interazione sociale presso la SSML “P. M. Loria” di Milano. I suoi interessi sono prevalentemente nel campo dell’etica, del dialogo tra le culture e dei diritti umani. Ha pubblicato vari saggi tra i quali: Ideologia digitale: tra omologazione persuasione e critica (Universitas Studiorum, 2020), Le Migrazioni in Italia oggi (Viator, Milano 2017), Tolstoj e il rifiuto della violenza (Servi- tium, Milano 2010), Diritto e giustizia in Dostoevskij (Morlacchi, Perugia 2007), La dimensione etica del lavoro (Pisa-Roma, 2007). Con le opere di Patrick López Jaimes -
Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero tredici /2023 – So long, and thanks for all the fish Autore: AA.VV. Curatore: Alice Benessia Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Pagine: 140 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: € 12 Isbn: 978-88-32107-56-2 Data di uscita: 18 Maggio 2023
Descrizione “Addio, e grazie per tutti i pesci”. Con questa frase i delfini lasciano il pianeta per nuovi mondi, ascendendo all’unisono dal mare al cosmo. La Terra sta per essere distrutta. Hanno tentato senza sosta di avvertire gli umani del pericolo, e tuttavia, fino all’ultimo, non sono stati capiti. Molto arrogante e poco brillante, la specie umana interpreta come prodezza da circo quello che per i delfini è l’ultimo messaggio di addio. Con una delle più surreali immagini della letteratura fantascientifica degli anni 80, lo scrittore e umorista britannico Douglas Adams evoca la ridicola inadeguatezza della nostra specie nel farsi capace di comprendere l’altro da sé – nel caso specifico un’altra specie animale – al punto da non accorgersi della propria brutale presunzione e dell’imminente disastro collettivo. A distanza di quattro decenni, interrogarsi su come comprendere l’altro da noi è quanto mai di vitale importanza: non solo l’altro animale (umano e non umano) ma anche vegetale, fungo, lichene, microrganismo, minerale, roccia; e anche fiume, foresta, oceano, montagna; il flusso costante di materia organica e inorganica che ci circonda, ci abita, ci costituisce. Nelle voci di una nuova e in-dispensabile ricerca relazionale – al di là della separazione tra scienza e arte – questo numero della rivista esplora come possiamo fare silenzio e prestare attenzione, aprire dei varchi nelle fessure del nostro essere, attraverso i quali ascoltare le storie che l’altro racconta per noi e con noi, da migliaia di millenni.
Alice Benessia ha una formazione ibrida in fisica teorica, filosofia della scienza e arti visive. Nel 2017, ha fondato Pianpicollo Selvatico, centro di ricerca rurale al confine tra arte, ecologia profonda e convivenza interspecifica. Diventato Fondazione nel 2022, Pianpicollo Selvatico è oggi la sua casa, luogo di ricerca e pratica quotidiana. Nel suo lavoro, utilizza la fotografia, la scrittura e il dialogo come veicoli di presenza. Dal 2017, cura il programma annuale Pianpicollo Research Residency, nel quale artisti e altri ricercatori lavorano insieme, alla radice della loro ricerca, in collaborazione con la comunità di umani e non umani di Pianpicollo. Dal 2021, coordina la partnership di Pianpicollo Selvatico con il Consiglio Nazionale delle Ricerche nel progetto BRIDGES, una riflessione partecipata sull'etica della ricerca attraverso pratiche condivise di incontro con il suolo. Con le opere di Caretto/Spagna -
Titolo: Per piano solo Autore: Maria Pina la Marca Genere: Poesia Uscita: dicembre 2014 Pagine: 60 Lingua: Italiano
In allegato CD omaggio
Questo libro offre un viaggio in trenta poesie, intensamente evocative, dedicate al padre e alla madre da una voce della poesia contemporanea che si pone come testimonianza vera e sicura di un continuum affettivo mai interrotto. Un viaggio fisico e viscerale dentro la propria genesi, il proprio inizio. Poesie che accarezzano i loro soggetti con una delicatezza rara e commossa e che segnano, col passo della lettura, la misura di una distanza a volte incolmabile, a volte annullata. Quando questo accade tutti noi, figli, sentiamo di poter parlare con chi è stato, oppure è ancora, nostro genitore, da profondità che non credevamo di possedere, regalandoci l’intima consapevolezza della possibilità di un dialogo che lo scorrere di nessun tempo lineare avrà mai la forza di interrompere.Alle poesie sono stati abbinati dei brani classici di Debussy, Bach, Chopin, Grieg, Schumann, eseguiti dal Maestro Maurizio Baldin e raccolti nel CD omaggio allegato al libro.
Maria Pina la Marca è nata in Puglia ma vive e insegna a Pordenone dal 1977. Nel 1987 ha pubblicato il volume di poesie “Maschere”, edito dalla Biblioteca di Montereale Valcellina e illustrato da Dino Pes; nel 1982 “Funamboli del cuore”, Edizioni del Rosone, Foggia; nel 2003 “Verrà l’inverno ancora”, Bastogi, Foggia; nel 2007 “L’aquilone terrestre”, Libreria al Segno Editrice, Pordenone. Altre poesie sono state pubblicate nelle raccolte “Messaggi”, a cura del Comune di Montereale Valcellina (Pn), 1986; “Incontri di poesia (I poeti tra noi)”, a cura del Comune di Cordenons (Pn), 1987 e 1991; “100 poesie d’amore”, Oscar Mondadori, Milano, 1996; AA.VV. “I poeti dell’Arca”, Bastogi, Foggia, 2004; AA.VV. “Poesie d’amore per il terzo millennio”, Bastogi, Foggia, 2006; “Antologia” (I poeti di Pordenone), Momi – Molinis- la Marca, Samuele Editore, Pordenone, 2011. Per la narrativa ha pubblicato “La mia Fenice, dietro le quinte”, Medianaonis editrice, Pordenone, 2013; è presente nel libro AA.VV. “Lettere, a te”, Samuele Editore, Pordenone, 2012; AA.VV. “Quello che le donne non dicono”, a cura della Compagnia di Arti & Mestieri, Pordenone, 2012. Un racconto inedito è stato inserito nell’antologia di AA.VV. “Il racconto mai scritto”, selezione letteraria 2005-2006, a cura dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino”, Milano. Ha scritto il copione teatrale “L’ultima recita”, liberamente ispirato alla vita di Jacopo Linussio. Ha collaborato con i giornali “Il Corriere di San Severo” e “Momento Sud” e tuttora scrive per la rivista “Eventi”, per la quale ha curato i supplementi speciali de “Le Giornate del Cinema Muto”. -
Titolo: Carme Pinós. Della resistenza e della responsabilità A cura di: Matteo Zambelli Genere: Intervista Soggetto: Architettura, Neuroscienze Uscita: ottobre 2014 Pagine: 80 colori Lingua: Italiano ISBN: 9788897561231
Selezionato e presentato in anteprima da pordenonelegge 2014
In questa sua prima intervista pubblicata in Italia, l’architetto catalano Carme Pinós testimonia come l’architettura nelle sue migliori espressioni sia pensiero incarnato nell’opera, lontanissimo da infingimenti e compromessi. Il volume, arricchito da un ampio repertorio fotografico a colori, contiene alcune opere dell’architetto catalano, e fra esse spicca in modo particolare il recentissimo CaixaForum di Saragozza, progetto inedito finora in Italia. Il lavoro di Pinós non si vuole arrestare sul bordo del dato retinico dell’architettura, ma va oltre, a toccare corde più e profonde, dove lo spazio dell’architettura è in più intima connessione con l’umano e con l’intero suo spettro sensoriale e percettivo. Pinós è un architetto totale, che nel fare quotidiano e concreto raccoglie e sintetizza teoria e prassi, scrittura e disegno, e che valorizza nel suo lavoro due termini, resistenza e responsabilità, entrambi vissuti da Carme Pinós e dal suo Estudio, come energie positive del progetto, piuttosto che come barriere da superare o aggirare.Carme Pinòs è un architetto catalano. Nata nel 1954, dal 1982 forma un sodalizio lavorativo con il marito, Enric Miralles, che si è concluso nel 1991. Nel 1991 ha fondato il proprio studio e trasferito la supervisione e la costruzione di numerosi progetti avviati nel precedente. Tra questi il Centro della Comunità e Auditorium in Hostalets de Balanya, La Mina Community Centre e il collegio di Morella. Da allora ha coniugato la sua attività di architetto con l’insegnamento in Università di fama internazionale, come Harvard. Attualmente sta lavorando, tra gli altri, al complesso residenziale di Novoli a Firenze, la sede del governo catalano a Tortosa, un liceo a Sant Carles de la Rapita, un edificio per uffici in Igualada e il design della Piazza Gardunya a Barcellona, così come a un edificio residenziale e alla Scuola Massana di Belle Arti adiacente alla piazza. Ha recentemente inaugurato il CaixaForum a Saragozza, forse il suo progetto più significativo. Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie, musei e università; dal 2006 il modello della Torre Cube fa parte della collezione permanente del MOMA.
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Titolo: Chi è partito e chi è rimasto Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 14 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-08-8 Isbn versione ebook: 978-88-97561-96-5
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Una delle più enigmatiche autrici del Novecento inglese mette in scena una storia eccentrica e raffinataNel breve romanzo di culto “Chi è partito e chi è rimasto” un piccolo villaggio inglese di fine Ottocento adagiato sulle sponde di un placido fiume viene improvvisamente colpito da una serie di calamità che sembrano il frutto di una violenta maledizione. A inaugurare la serie di terribili eventi è il fiume, che al principio dell’estate decide di straripare trascinando con sé gli abitanti in una ballata surreale e imprevedibile, contro la quale l’eccentrica famiglia Willoweed dispiegherà l’arsenale delle sue bizzarre forze, mentre il giornale del villaggio si chiede: «Chi sarà il prossimo a essere colpito dalla fatale follia?».
Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.
«Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly«Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation
«La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson
«Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia
«Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it
«Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio
«Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere
«Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri
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Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 188 Prezzo: 14,90 € Isbn: 9788897561446 Uscita: dicembre 2015 Volume primo Con prefazione di Jeff VanderMeer
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Dalla prefazione di Jeff VanderMeer «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali. Pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1981, Lanark ha immediatamente collocato Gray nell’empireo dei più importanti autori britannici ed è stato comparato, tra gli altri, a Dante, Blake, Joyce, Orwell, Kafka, Huxley e Lewis Carroll.
Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.
Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e alla traduzione italiana di Finnegans Wake.«Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian«Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK
«Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge
«Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore
«Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto
«Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times
«Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it
«Possibile che di un libro così importante non si avesse notizia e non fosse mai stato tradotto? Ora che è giunto in libreria l'ultimo volume [...] possiamo dirlo: sì, era possibile. Lanark [...] è un capolavoro». Vanni Santoni, La Lettura del Corriere della Sera
«Senza dubbio Lanark è uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura contemporanea ma anche tra i più leggibili: un'autentica scoperta per il lettore che divora e viene divorato dalle visioni di Gray, tanto apocalittiche quanto politiche. Di certo Lanark non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il genio visionario di Gray è identico se non più potente di quello di Philip K. Dick. [...] Non aspettiamo che muoia, come Dick, per rendergli l'omaggio che merita: leggerlo». Gian Paolo Serino, Il Giornale
«Di fatto, Lanark riesce a catapultarci in uno strano universo, risucchiando tutta la nostra voglia d’energia vitale fino alla fine, a cominciare dai libri di Duncan Thaw in cui la ricostruzione sia della Glasgow del tempo sia delle emozioni personali è del tutto lineare». Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini
Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016 La Lettura del Corriere della Sera, Lanark, padre di tante distopie di Vanni Santoni 27/8/2017 Il Giornale, Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale di Gian Paolo Serino, 23/9/2017 Il Tascabile: Perché leggere Lanark Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini, 12/11/2017
- Illustrazione di Auro Basilicò
- Illustrazione di Auro Basilicò
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Titolo: Pelle di luce Autrice: Ludovica Cantarutti Collana: Fuori collana Pagine: 140 Isbn: 978-88-97561-59-0 Genere: narrativa
«All’inizio non voleva posare perché, diceva, il pittore poteva trasformare la realtà, mentre la fotografia non dava scampo. Eppure lui le aveva promesso di scattare qualcosa di diverso dalle semplici fotografie del suo corpo. Kiki, pur con un certo timore della novità, aveva accettato».Gli eroi delle storie narrate in questo libro sono Victor Hugo, Eugène Delacroix, Auguste Rodin, George Sand, Proust, Arletty, Boris Vian, Kiki di Montparnasse e molti altri, indimenticabili protagonisti di una vita parigina la cui fama è divenuta leggendaria. Pelle di luce, il racconto che dà il titolo a questo viaggio memorabile tra frammenti di vita e letteratura, realtà e sogno, simboleggia soprattutto il connubio di due elementi, pelle e luce, che riassumono l’effetto di trasognata materialità che Parigi ha sempre elargito al mondo, con un fascino oramai consegnato al mito.
Ludovica Cantarutti è nata a Udine. Scrittrice e giornalista culturale, ha curato l’ufficio stampa e l’organizzazione di numerose manifestazioni culturali, mostre di architettura, cinema arte e teatro. In qualità di giornalista ha collaborato con Il Sole 24 Ore, Il Piccolo di Trieste, La Nazione di Firenze, Il Gazzettino di Venezia e numerose altre testate, e per Rai Uno ai programmi Italia Ore Sei e Ora di Punta. Ha curato l’opera inedita di Ippolito Nievo Le Invasioni Moderne e per Rizzoli il volume dedicato al Friuli Venezia Giulia, collaborando alle ricerche per la Storia della letteratura italiana curata da Walter Pedullà. Tra le sue opere la raccolta di poesie Ologrammi, con prefazione di Carlo Betocchi; Gente del Friuli, con prefazione di Stanislao Nievo; il romanzo Un the per Giovanni (mef- L’Autore Libri Firenze, 2013), dal quale è stata realizzata una riduzione teatrale nel 2014 e Amori (Lalli editore 2015).
«È una sorta di fittissimo elenco telefonico senza tempo, questa raccolta di racconti a cui dà il titolo Pelle di luce, la storia della più famosa modella di Montparnasse, quando questo quartiere soppiantò Montmartre come dimora elettiva degli artisti all’inizio del Novecento. È come se Ludovica Cantarutti, talentuosa scrittrice friulana intuibilmente innamorata di Parigi, avesse trasformato la città in un immenso condominio al di fuori della dimensione temporale, abitato da tutti, ma proprio tutti i fantasmi che hanno contribuito a costruirne il mito negli ultimi due secoli». Mangialibri.com, Lisa PuzellaPresentazione avvenuta presso La Feltrinelli di Udine il 20 0ttobre 2017«Mi fa davvero piacere incontrare Ludovica Cantarutti a Udine, sua città, dove abbiamo raramente l’occasione di sentirla. Prima di entrare nel merito del libro “Pelle di luce” che oggi presentiamo, vorrei fare alcune osservazioni sulla “veste” del libro che a me pare una sorta di mappa indicativa dei caratteri peculiari del lavoro:
- Il libro presenta un’immagine di copertina dell’artista Laura Pizzato, che rimanda al forte interesse per l’arte figurativa da parte dell’autrice, compresa l’arte fotografica da lei stessa praticata. Riprende il titolo di un racconto (n. 16 del 2008) che parla di Kiki di Montparnasse. Musa, modella, cantante, pittrice, nel 1913, dodicenne, comincia la sua carriera che raggiunge il culmine della notorietà negli anni con Man Ray, ma allude a qualcosa di più generale e simbolico. ‘Pelle’ rimanda alla fisicità, cui nella vita e nella scrittura non si vuole rinunciare, anzi si vuole sottolineare, ‘di luce’ rinvia all’aspetto spirituale insito nella materia. Il titolo perciò suona come una dichiarazione della poetica che permea l’intero libro.
- Il libro è “dedicato”, anzi “condiviso”, con le figlie dell’autrice, Ilaria e Scilla. La dedica recita: A Ilaria / la nostra Parigi, / con la pioggia incessante, / il vento pazzerello, / le nuvole frettolose, / il sole, / il cuore. A p. 32 si legge: “Erano madre e figlia e Parigi le aveva unite in un viaggio per soddisfare comuni interessi”. A p. 62: “Ilaria, mia fedele compagna di viaggio”. Di Scilla si parla ampiamente nel Viaggio a Martigny dove si ricorda un viaggio di molti anni prima per curare la malattia della bambina (p. 56) e poi a proposito della cerimonia pomeridiana del tè, quando “la bambina” “occupava di diritto il posto di capotavola” (p. 103 e segg).
- Sulla maternità Ludovica ha idee molto precise che condivide con altre donne poete e scrittrici del passato citate nel libro: A proposito di Marceline Desbordes Valmore che scrisse poesie dolenti sulla morte del figlioletto, Ludovica commenta così: “Le mani che accarezzano un figlio diventano subito più esperte della vita e un tramite efficace fra l’animo carico della rinnovata vitalità e l’operosità quotidiana” (p. 47). Riferendosi a Bertè Morisot (e al rapporto con la figlia Julie), dice che “aveva dimostrato come l’esperienza della maternità potesse produrre arte” (p. 61) e ha modo di ribadire il proprio pensiero: “L’esperienza di maternità è una straordinaria eredità della quale si gode in vita, eredità o transfert da madre a figlio, e viceversa, di sentimenti, coraggio, volontà, trasformazione sinergica”. Affermazione questa molto importante e, direi, “sovversiva” rispetto alla mentalità comune, che ritiene la scrittura in qualche modo “sostitutiva” della maternità.
- Da evidenziare un’altra scelta tipografica a mio parere molto significativa, la decisione di mettere in prima pagina la presentazione dell’autrice che di solito occupa un posto di secondo piano nel retro della IV di copertina. Qui è dichiarato quello che Ludovica è: scrittrice, giornalista, operatrice culturale, organizzatrice e altro ancora. Questo significa che Ludovica parte dalla consapevolezza piena e compiuta di sé per fare quello che fa, cioè il libro che segue, fuori da ogni falsa modestia. Lei è una donna che ha qualcosa da dire e che dice da un punto di vista preciso di pienezza di vita: donna e madre e artista. In questo senso è lei la protagonista del testo, una donna libera che non ha paura di esserlo. Mi spingo oltre, fino a sostenere che la scelta di alcuni personaggi femminili che compaiono nel libro non è esente da elementi di identificazione dell’autrice con la sua ‘eroina’, così come, rivolgendosi idealmente in modo diretto all’artista Tamara de Lempicka, che ritrae Ira Pierrot, osserva: “Dipingendo questo ritratto, ma non lo sai, dipingi anche un po’ te stessa, le tue aspirazioni, il tuo modo d vedere il mondo e di viverlo al centro delle tue passioni” (p. 109).
L’esempio più notevole si trova p. 25-26, parlando di G. Sand: “Ma c’era qualcosa dentro di lei che premeva più forte all’indirizzo della sua totale indipendenza, qualcosa che veniva prima di ogni altro desiderio, di ogni possibile limite, di ogni forma educativa avuta, di ogni buon senso corrente e comune. Prima di tutto veniva la sperimentazione della vita come leva di un profondo senso di libertà personale. E che importava essere una donna alla quale la legge e il costume in uso a Parigi e nel resto d’Europa sconsigliava atteggiamenti che non fossero di prudente dipendenza dal padre prima e dal marito poi? Aveva dato ascolto, invece, alle necessità del suo spirito scegliendo una forma “aggravante” di vita, scegliendo cioè di fare la scrittrice e di provvedere alle sue necessità materiali proprio con quel lavoro. Il che aveva destato non poche critiche, a cominciare da suo marito e ancor più negli ambienti parigini dove, camuffata da apparente rigore, si esercitava molto bene una certa limitatezza mentale accompagnata da falso moralismo”.
Tecnicamente il testo è una memoria di viaggi a Parigi, ma di tipo assai particolare. Il libro si presenta compatto ma ha un’origine che va raccontata per i suoi significati: sono racconti/saggio scritti per diversi anni, dal 1993 al 2015, in occasione del Natale, con puntualità, con un forte senso della ritualità. Mi soffermerò dopo su questa parola perché dalla lettura del libro ho ricevuto la sensazione che essa sia molto importante per Ludovica. Prima però vorrei sottolineare che il carattere del libro non è, come si potrebbe sospettare, frammentario, perché nel caso di Pelle di luce, l’intero è più della somma delle parti, e questo grazie alla forte personalità di Ludovica che ha preciso il senso della complessità e attraverso l’intuizione travalica il contingente e agisce pensiero creativo, lanciando ponti fra le varie narrazioni che mettono in luce le ragioni profonde della scrittura e anche “che cosa” si intenda per “viaggio” e per “scrittura”, e per “memoria”. Tutto ciò è detto a chiare lettere nella ‘dichiarazione’ di p. 73: “Tutte le mattine esco da casa e svolto generalmente a destra (a sinistra andrei verso place des Victoires o Palais-Royal) per prendere il métro e da lì confondermi con le migliaia di parigini, ritenendo questa opportunità una vera fuga dal quotidiano che imbriglia la mia esistenza. I parigini, un genere umano molto eterogeneo che non si stupisce di nulla: perciò molto eccitanti.
Esco per seguire i miei itinerari alla scoperta di una città diversa, quella non frequentata dai turisti, alla scopertadi quartieri dove gli artisti hanno lasciato le loro energie. Le energie e la memoria. Protrarre la memoria di chi ci ha preceduto dà senso alla nostra vita e consente di riconoscersi, come se la memoria fosse un grande specchio; ma non per la riflessione della fisicità quanto per rimandare l’essenza che compone ciò che di noi non posiamo toccare materialmente.
Assolvo così alla promessa fatta in un’altra vita di non staccarmi mai da un luogo straordinario in cui ho vissuto, chissà quando, e dove sono stata molto felice.
Tutte le mattine esco e vado in cerca delle tracce di questa felicità”.
- Ovviamente l’altra protagonista è la città, Parigi. Ma in che modo? S’è detto: non al modo dei turisti, piuttosto come una parigina. Una che si confonda fra gli altri. Ma non è nemmeno così perché non è la consuetudine all’ambiente che ti spinge a cercare quel particolare edificio dove c’è un particolare appartamento o caffè o museo privato dove viveva un particolare personaggio del tempo che fu. Ludovica si muove dentro Parigi con obiettivi precisi, predisposti per tempo e accuratamente preparati, in modo che la conoscenza diretta avvenga quando già l’animo è pronto ricevere e capire. In questo modo non le sfugge nulla: l’assetto urbano nel suo mutarsi nel tempo, l’architettura del luogo, l’arredo interno agli ambienti. I “luoghi” della sua Parigi sono davvero “suoi” per come li vive.
Qualche esempio: quando si reca al Museo - Casa di Victor Hugo descrive così l’ambiente: “Due rampe di scale larghe, nella penombra accogliente, sostenute da una ringhiera in ferro battuto e con un corrimano in legno. […] Le pareti erano anch’esse ricoperte in legno” (p. 9) e così via di dettaglio in dettaglio.
Del Parco dell’Hôtel Biron, “poco distante dalla spianata degli Invalidi”, divenuto museo per le statue di Auguste Rodin, scrive: “La luce chiara della luna nella notte limpida e asciutta attraversava i tappeti d’erba e galoppava per insinuarsi attraverso i vetri privi di imposte nelle stanze dell’Hotel, pavimentate in legno chiaro” (p. 19).
Il Gran Café Capucines (dove nel 1895 si tenne la prima proiezione della storia del cinema) è osservato accuratamente: “piccole vetrate in cui erano raffigurati grappoli di glicini fioriti … molti specchi, cestini di piante verdi appesi alle strutture portanti in legno, tavoli corredati da sofà di velluto rosso”.
A proposito di una sala da tè dove si ferma a leggere Il conte di Montecristo di A. Dumas, ha modo di parlare dei passages, Galerie Vivienne e Colbert in particolare, che così descrive: “snodati corridoi di suggestione urbana e di dimensione viscerale che segnavano un percorso interno fra i palazzi, con il tetto chiuso di vetro e ferro” (p. 36).
L’approccio di Ludovica alla cultura forse è un po’ snobistico, come quando, ripensandosi a Parigi e a certe giornate di settembre le sfugge un pensiero dichiaratamene elitario: “solo per me, per quella disposizione d’animo che ogni tanto rende esclusive le cose di tutti” (p. 51), o come quando afferma, visitando la casa di Vian, “eredità che volevo raccogliere e respirare direttamente nella sua casa” (p. 84).
E a proposito del poco conosciuto museo della Vita Romantica, afferma “l’antica ritualità della memoria si è leggermente standardizzata per troppa fruizione di un bene come la cultura che va, al contrario, centellinato, come fosse un elisir o una coppa di vino pregiato e non una qualsiasi cola” (p. 77).
Torna qui il termine “ritualità”, cui accennavo prima e ritorna più volte nel corso delle narrazioni, (a proposito della preparazione dei pennelli per la pittura di Delacroix, (“preludio d’amore”), della “cerimonia del tè” in casa propria, dell’abitudine all’assenzio per Verlaine… Ha modo di definire ‘ritualità’ come “occasione ritmata per mettere da parte tutto il resto e respirare il piacere di stare insieme” (p. 99). Ma penso a qualcosa in più. Seguendo il poeta Pierre Reverdy (*1960) distingue fra ‘tempo che trascorre e ‘tempo che perdura’. Ritualizzare momenti di vita significa quasi ‘fermare’ il tempo, costringerlo a perdurare, quindi il significato, lungi dall’aver un significato religioso, è proprio ritualità ‘laica’ e rimanda al valore che diamo alle cose della vita se ci accompagnano in modo significativo, impedendo che tutto ci scorra via senza che ce ne avvediamo. Bisogna imparare a soppesare l’attimo, goderlo fino in fondo, reiterarlo, tenercelo come dono della vita.
Ludovica dunque si muove attraverso Parigi con la libertà di chi fa esattamente quello che desidera e con la gioia della consapevolezza, andando nella direzione dei luoghi che le evocano atmosfere o situazioni, o verso incontri con persone per le quali prova interesse. Si tratta di persone speciali, scrittori, artisti, poeti, musicisti, che conosce perfettamente nelle loro vicende biografiche o artistiche, che colloca negli appartamenti dove hanno vissuto, negli hotel dove si sono fermati, nei caffè dove si sono recati, e si chiamano Victor Hugo, Delacroix, Rodin, Proust, Dumas, Kerouac, Boris Vian, e tutte le donne scrittrici e artiste che ho nominato prima, da G. Sand a Colette.
Si noterà che si tratta di persone del passato, che però Ludovica incontra realmente , ‘vede’ nella loro presenza materializzata dall’intensità della conoscenza e del desiderio, dalla ‘corrispondenza’ fra le anime.
Se è vero ciò che dice Hillman sulle biografie, che si tratta di un “andar per fantasmi”, Ludovica compie proprio questo miracolo, di dar consistenza ai ‘fantasmi’ di queste persone d’eccezione, con il loro portato di intensità vitale al di là della comune nozione di vita e morte.
Questo e molto altro ancora (per esempio considerazioni sulla solitudine dell’artista, sulla vecchiaia per una donna intellettuale) si trova in questo Pelle di luce, del quale ringraziamo la paziente e preziosa costruzione fatta sotto il segno di, come dicono in inglese, “I care”, mi sta a cuore.
Marina Giovannelli
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Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.7/2017 - Das Animal Autore: a cura di Daniele Balicco e Cecilia Canziani Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-63-7 Uscita: dicembre 2017
Descrizione «Das Animal» è dedicato al rapporto tra teoria marxista, antispecismo e filosofia dell’animalità. È possibile studiare i modi di produzione capitalistici prescindendo dall’analisi dello sfruttamento selvaggio delle forme di vita umane e non umane? L’ambientalismo potrebbe essere dunque il punto di partenza per ripensare la lotta di classe nel presente? Una cosa è certa: dall’industria alimentare all’agricoltura intensiva, dalla filiera dell’abbigliamento a quella cosmetica, tutti i viventi sono oggetto di un inarrestabile processo di espropriazione. Questo numero approfondirà le relazioni tra capitalismo e sfruttamento della biosfera (antropocene) tracciando le possibilità di una “rivoluzione selvatica”.INDICE: Bisogna sdraiarsi per terra fra gli animali per essere salvati. Breve nota su una lettera personale di Rosa Luxemburg Daniele Balicco
Composita solvantur Cecilia Canziani e Luca Bertolo
Organismi e oggettivazioni. Un’indagine storico-materialistica su l’umano e l’animale Joseph Fracchia
Per una teoria della società futura oltre l’ambientalismo e l’umanismo Mario Lupoli
Un incontro con Agnes Heller Francesca Testi
Dieci brevi note su Giorgio Agamben, l’Università, e la trilogia non dichiarata Leonardo Caffo
Daniele Balicco insegna Estetica sociale all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi e all’Istituto Europeo del Design (IED) di Roma. Collabora con il quotidiano Il Manifesto e per il sito di critica culturale “Le parole e le cose”. Tra le sue pubblicazioni: Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico (Manifestolibri, 2006); Made in Italy e cultura. Indagine sull’identità italiana contemporanea (Palumbo, 2016).Cecilia Canziani è curatrice e storica dell’arte. Il suo lavoro si concentra sulla pratica artistica e sulla didattica della cultura visiva contemporanea. Insegna Fenomenologia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti de l’Aquila. È Adjunct Professor e Academic Advisor del Masters in Arts Management presso la American University in Rome e co-fondatrice del progetto editoriale di libri d’artista per l’infanzia les cerises.
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Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.9/2019 - Ripensare l'animalità Autore: a cura di Nicola Zengiaro Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-32107-28-9 Uscita: settembre 2019
DescrizioneIl numero “Ripensare l’animalità” raccoglie i testi presentati durante il congresso “Rethinking Animality: International Animal Studies Conference” svoltosi all’Università di Santiago di Compostela nel 2018. L’editoriale offre un ampio scenario dei temi concernenti la questione animale partendo dalle teorie sul postumanismo e l’etologia contemporanea, passando per l’etica animale di stampo analitico, per concludere con la filosofia dell’animalità. Oltre ai saggi del congresso, le interviste con Felice Cimatti e Rosi Braidotti mostrano come tale dibattito stia cambiando il pensiero della filosofia e dell’arte contemporanea.INDICE:
Editoriale Introduzione di Nicola Zengiaro Riflessioni aperte sul postumanesimo filosofico di Francesca Ferrando Soggettività e la natura declinativa dell’essere animale di Roberto Marchesini Dinamiche della popolazione incontrano l’etica ambientale: perché aiutare gli animali in natura? di Oscar Horta Camilla Alberti, Nonostante, con uno scritto di Gabriela Galati Animal activists and social change di Siobhan O’Sullivan Pulcinella. Estetica animale come estetica prima di Leonardo Caffo e Valentina SonzogniLa vita che sfugge. Immaginare l’animalità del mondo. Nicola Zengiaro in conversazione con Felice Cimatti Attivarsi aspettando che la tempesta passi. Leonardo Caffo in conversazione con Rosi BraidottiNicola Zengiaro insegna storia e filosofia a Vicenza. Si è laureato in filosofia sotto la direzione di Maurizio Ferraris e specializzato, lavorando con il professor Oscar Horta, nel Master in Filosofia dell’Università di Santiago di Compostela (USC) dove attualmente sta svolgendo il dottorato di ricerca. È vicepresidente della ONLUS Gallinae in Fabula, fa parte della redazione di Animal Studies. Rivista italiana di zooantropologia e Relations: Beyond Anthropocentrism. È ideatore e organizzatore dell’“International Animal Studies Conference” svoltasi a Santiago di Compostela nel 2018 dal titolo “Rethinking Animality”. Ha pubblicato nel 2019 il libro edito da Graphe Il mondo dell’animalità: dalla biologia alla metafisica ed è curatore della collana “Semi per il futuro” con la stessa casa editrice. -
Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.8/2018 - A partire da Tiziano Terzani Autore: Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni con un'intervista ad Angela Terzani Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-85-9 Uscita: dicembre 2018
DescrizioneCorpo-Dio-Animali-Realtà: attorno a questi quattro poli si sviluppa il dialogo immaginario degli autori con Tiziano Terzani, nel momento in cui egli sceglie l’identità fluida di Anam — il senzanome — e si avvicina alla riflessione sugli animali. Terzani, infatti, negli ultimi mesi di vita, abbracciò uno stile di vita ispirato ai principi della non-violenza e modificò profondamente il suo punto di vista sugli animali, praticando il vegetarianesimo. Le istanze dell’antispecismo e della lotta per la liberazione animale sono oggi più che mai intrecciati ai destini del mondo, alla ricerca di un futuro migliore, e a numerosi campi di ricerca che dischiudono prospettive inaspettate per la nostra specie. Dialogando con Terzani, a partire da alcuni suoi aforismi e ispirandosi ad alcuni dei luoghi, reali e immaginari, visitati nei numerosi viaggi dallo scrittore, gli autori scrivono un percorso tra arte, filosofia, alimentazione, letteratura, oriente e occidente. Senza dimenticare che, come scrisse Terzani «Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato».Leonardo Caffo, filosofo, insegna Ontologia al Politecnico di Torino. Scrive regolarmente sul Corriere della Sera e L’Espresso. Tra i suoi ultimi libri La vita di ogni giorno (2016), Fragile Umanità (2017) e Vegan (2018). Con Valentina Sonzogni nel 2014 ha già pubblicato Un’arte per l’altro, libro speciale della rivista Animot che dirigono insieme uscito in italiano, inglese e francese. Valentina Sonzogni, storica dell’arte e della architettura, dirige l’Archivio Dorazio a Milano, ha precedentemente lavorato in diversi musei e archivi per l’arte contemporanea in giro per il mondo. Per Safarà ha inoltre curato Salvi! (2016). -
Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.10/2020 - L'arte per l'altro, ancora Autore: a cura di Gabi Scardi Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-95-8 Uscita: settembre 2020
DescrizioneIl decimo numero di Animot vede protagonisti gli artisti e il loro modo talvolta diretto, talaltra obliquo, ma efficace, di confrontarsi con l’animalità. Le loro opere enucleano punti di vista poco frequentati e possono essere lette come implicite proposte che investono gli ambiti della coesistenza e della cooperazione, dell’abitare, di un possibile tipo di relazione più equilibrata ed empatica con il contesto ambientale e antropico. Sono preziose perché possono contribuire a evitare il rischio della rimozione, a tenere alta la soglia di attenzione, a intraprendere una riflessione che è anche confronto stringente con noi stessi. Il volume comprende testi critici, scritti autoriali e interviste.INDICE:
Editoriale
Introduzione di Gabi Scardi
Coffee in the morning for a very large flock of fruit bats di Jimmie Durham
L’animale postumano. Cosa c’è dietro la proliferazione degli animali nell’arte contemporanea? di Ana Teixeira Pinto
Thinking animals. Claudia Losi intervistata da Pietro Gaglianò
Una conversazione con Nina Katchadourian attraverso l’aperto di Agamben. Nina Katchadourian intervistata da Francesca Brusa
Cani di quartiere di Sonia Arienta
Animal Studies e arte: elefanti nella stanza di Giovanni Aloi
Disegni di Atelier dell’Errore (laboratorio di arti visive, Reggio Emilia)
Gabi Scardi è storica dell’arte e curatrice di arte contemporanea. È presidente di NAHR, Nature Art & Habitat Residency, Val Taleggio, Bergamo. Ha lavorato con diverse istituzioni e musei in Italia e all’estero, tra cui: Pac, Milano; Museo del Novecento, Milano; Pirelli Hangar Bicocca, Milano; MAXXI, Roma; Biennale di Venezia; Royal Academy, Londra; Louisiana Museum, Copenhagen. Tra gli esiti principali della sua ricerca sul tema del rapporto tra animale umano e non-umano nell’arte si ricorda il Padiglione Greco della Biennale di Venezia del 2015, con il progetto Why Look at Animals? Agrimiká dell’artista Maria Papadimitriou. -
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Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 165 Prezzo: 16,00 € Isbn: 9788897561354 Uscita: 25 agosto 2016 Volume secondo
Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
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Dalla prefazione di Jeff VanderMeer «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali. Pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1981, Lanark ha immediatamente collocato Gray nell’empireo dei più importanti autori britannici ed è stato comparato, tra gli altri, a Dante, Blake, Joyce, Orwell, Kafka, Huxley e Lewis Carroll.
Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.
Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e alla traduzione italiana di Finnegans Wake.«Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian«Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK
«Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge
«Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore
«Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto
«Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times
«Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it
«Possibile che di un libro così importante non si avesse notizia e non fosse mai stato tradotto? Ora che è giunto in libreria l'ultimo volume [...] possiamo dirlo: sì, era possibile. Lanark [...] è un capolavoro». Vanni Santoni, La Lettura del Corriere della Sera
«Senza dubbio Lanark è uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura contemporanea ma anche tra i più leggibili: un'autentica scoperta per il lettore che divora e viene divorato dalle visioni di Gray, tanto apocalittiche quanto politiche. Di certo Lanark non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il genio visionario di Gray è identico se non più potente di quello di Philip K. Dick. [...] Non aspettiamo che muoia, come Dick, per rendergli l'omaggio che merita: leggerlo». Gian Paolo Serino, Il Giornale
«Di fatto, Lanark riesce a catapultarci in uno strano universo, risucchiando tutta la nostra voglia d’energia vitale fino alla fine, a cominciare dai libri di Duncan Thaw in cui la ricostruzione sia della Glasgow del tempo sia delle emozioni personali è del tutto lineare». Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini
Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016 La Lettura del Corriere della Sera, Lanark, padre di tante distopie di Vanni Santoni 27/8/2017 Il Giornale, Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale di Gian Paolo Serino, 23/9/2017 Il Tascabile: Perché leggere Lanark Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini, 12/11/2017
- Illustrazione di Auro Basilicò
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Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 208 Prezzo: 16,00 € Isbn: 978-88-97561-43-9 Uscita: febbraio 2017 Volume terzo
Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
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Dalla prefazione al primo volume di Jeff VanderMeer «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali.
Nel terzo capitolo della celebre saga distopica Duncan Thaw è impegnato a divenire adulto, a sfidare la sua arte, a rincorrere il riflesso inafferrabile di innumerevoli donne e a portare la sua vita all’estremo limite. Le conseguenze saranno imprevedibili e scopriremo incerte verità sull’identità dell’uomo che, risvegliatosi ad Unthank, prenderà il nome di Lanark.
Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.
Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.«Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian«Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK
«Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge
«Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore
«Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto
«Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times
«Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it
Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016
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Titolo: La bella burocrate Autore: Helen Phillips Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 176 Titolo originale: The Beautiful Bureaucrat Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-70-5; versione epub: 978-88-97561-76-7
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Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
«Narrata con il tocco lieve di Calvino e il cuore caldo di Saramago, questa piccola fiaba nera è divertente, cupa, spaventosa e bellissima. La adoro». Ursula K. Le Guin
Tra i migliori romanzi dell’anno del New York TimesIn un edificio privo di finestre in un remoto quartiere di un’immensa città, la nuova assunta Josephine immette una serie infinita di numeri in un programma conosciuto solo come Database. Mentre i giorni si inanellano l’uno all’altro insieme alle pile di indecifrabili documenti, Josephine sente nascere dentro di sé un’inquietudine sempre più sottile e penetrante. Dopo l’inspiegabile sparizione di suo marito, in un crescendo vertiginoso Josephine scoprirà che la sua paura, divenuta oramai terrore, era pienamente giustificata.
Helen Phillips è autrice dell’opera And Yet They Were Happy, nominata tra le migliori raccolte del 2011 da The Story Prize. È la vincitrice del Rona Jaffe Foundation Writer’s Award, dell’Italo Calvino Prize in Fabulist Fiction, The Iowa Review Non ction Award, e del Diagram Innovative Fiction Award. I suoi lavori sono apparsi in NPR’s Selected Shorts e in Tin House. Vive a Brooklyn con il marito, l’artista Adam Douglas Thompson, e i loro figli.
«Una parabola seducente». Vanity Fair
«Kafka amerebbe questo romanzo». NPR
«Un’irresistibile e insolita messa in scena nella quale l’amore tra Joseph e Josephine – giocoso, solidale, intimo – li forgia per la tempesta esistenziale e metafisica che si scatena intorno a loro». The New York Times
«L'ibrido tra quotidianità più comune e deformazione fiabesca che propone ha una originale e spiazzante forza narrativa». Elisabetta Rasy, Il Sole 24 Ore
«Il romanzo di Helen Phillips [...] è un libro straordinario». Letizia Magnani, Il piacere della lettura
«La bella burocrate è fiabesco, visionario, distopico, consapevole di Franz Kafka e di David Lynch, inaspettatamente sentimentale, a volte». Tiziana Lo Porto, D di Repubblica, 2/9/2017
«Un romanzo che riflette "sulla tendenza della tecnologia a registrarci come numeri piuttosto che come individui"». Noemi Milani, Il libraio.it, 5/9/2017
Tra i 24 autori da non lasciarsi scappare al Festivaletteratura secondo Laura Pezzino di Vanity Fair
«La vicenda di Josephine, che Hellen Phillips racconta con delicatezza, ma anche con i colori del thriller, porta a riflettere sia su un nostro possibile futuro, sia sul modo in cui la letteratura potrebbe influenzarlo». askanews.it, 7/9/2017
«La claustrofobia è una condizione canonica per gli eroi dei romanzi esistenziali. L'ufficio, in un edificio senza finestre di un remoto quartiere, dove Josephine inserisce una serie infinita di numeri in un programma conosciuto come Database, è un luogo esistenziale che rappresenta la nascita e la morte e quello che riusciamo a fare in mezzo. Quello che è claustrofobico è proprio la nostra vita e la questione che sollevo è: come riusciamo a trovare calore e bellezza in questa claustrofobia?». Ansa.it, 9/9/2017
«La scrittrice mescola le atmosfere angoscianti della precarietà e della spersonalizzazione a una vena sentimentale che riemerge, a ogni fine giornata, quando Josephine e Joseph si ritrovano nei loro tristi giacigli contrapponendo alla durezza del vivere la dolcezza della loro complicità». Corriere della Sera, 19/9/2017
«Sono passati 33 anni dal 1984 fantasticato da George Orwell nel capolavoro che inaugurò l'era della distopia. Concetto ormai abusato in un mondo letterario succube della serialità televisiva. La bella burocrate ne rinnova però il senso e la sceneggiatura, costruendo con alcuni suoi ingredienti una parabola senza tempo sull'alienazione umana che cresce di intensità pagina dopo pagina. Uno psicothriller metafisico con in sottofondo il costante ronzio della tastiera, simile al "silenzioso ruggito di un milione di scarafaggi in marcia"». Panorama.it
«Da quando la distopia è diventata così mainstream, è bello leggere qualcosa che riesca davvero a distinguersi». Una banda di cefali
- Video di presentazione del romanzo "La bella burocrate" di Helen Phillips
- Helen Phillips descrive "La bella burocrate"
- "La bella burocrate": dove trova l'ispirazione Helen Phillips?
- Helen Phillips al Festivaletteratura di Mantova 2017!
- Helen Phillips a RadioLibri
- Helen Phillips a Radio Onda d'Urto
- Helen Phillips a Rai Letteratura
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Titolo: Mrs. Brooks, New Jersey Autore: Amy Koppelman Traduzione: Alice Intelisano Genere: Narrativa Pagine: 192 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-78-1 Isbn versione ebook: 978-88-97561-86-6
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Da questo romanzo il film “I Smile Back” con Sarah Silverman e Josh Charles, acclamato al Sundance Film Festival e al Toronto International Film FestivalLaney Brooks è una moglie e una madre apparentemente perfetta, ma in realtà prigioniera di demoni implacabili; sotto la superficie di una vita privilegiata, Laney nasconde infatti i detriti di una vita scomposta, dipendente dalla droga e dal sesso e da un bisogno di amore abissale, apparentemente incolmabile. Quando Laney si rende conto di trascinare nel baratro la sua stessa famiglia, proverà un ultimo e disperato tentativo di redenzione, ma la strada sarà minata dalle insidie innescate dalle sue stesse mani.
Amy Koppelman, laureata presso la Columbia University, vive a New York con suo marito e due figli. I suoi scritti sono apparsi sul New York Observer e Lilith. Ha adattato la sceneggiatura del lm tratto dal suo romanzo. Tra le sue opere anche A Mouthful of Air e Hesitation Wounds.«Coraggioso». Library Journal«Amy Koppelman indaga a fondo i recessi oscuri e cavernosi di una madre di provincia dall’aspetto impeccabile, ed emerge con uno dei romanzi più angoscianti che abbia letto in anni. Questo romanzo è una piccola, magnifica, esplosione letteraria». Dani Shapiro
«La prosa di Amy Koppelman è sottile e crepitante; ogni frase è carica di un profetico senso di minaccia. Come una scena del crimine o la carcassa di un’auto in fiamme, è impossibile non restarne ipnotizzati». Publishers Weekly
«Amy Koppelman scrive perlopiù dall’interno della mente disincantata di Laney, rimbalzando tra i dettagli quotidiani della sua vita di moglie e madre e meditazioni di grande respiro, dando vita a squisiti movimenti sinfonici a sé stanti». Elle
«Laney sembra la moglie e la madre che tutti vorrebbero, ma sotto tanta perfezione nasconde un inferno personale. Tra depressione e autodistruzione, droga e dipendenza da sesso, la sua vita sta per andare in rovina, travolgendo anche gli affetti cui tiene di più. tenterà di redimersi, prima che sia troppo tardi». Cosmopolitan Italia
«Nelle prime pagine di Mrs. Brooks, New Jersey si sa poco, se non quello che nasconde e allora ti dici: “Cosa stai combinando Laney, come ti sei ritrovata intrappolata in questa vita che ti sta così stretta?”. In fondo non siamo un po’ tutti irrisolti, infelici? [...]“Troverai mai pace Laney?”, le chiederà il marito, e la risposta la trovate in una struggente e liberatoria pagina finale. Perdonami se ti ho giudicata Mrs Brooks, adesso so che ci hai provato». Cose Belle Magazine
«Laney è la moglie perfetta. È la madre perfetta. È la donna più fragile e infelice del mondo. Nasconde sotto le apparenze un dolore immenso. [...] Ha un ritmo perfetto. Da sceneggiatura impeccabile. Ed è credibile e splendido». Convenzionali.com
«Questi sono gli alti e bassi di Laney Brooks, l’antieroina del nuovo e potente romanzo di Amy Koppelman. Nata a Manhattan e trapiantata nei sobborghi di Jersey City, Laney è sposata, ha due figli piccoli, troppi soldi e troppo tempo libero. Così rievoca l’abbandono di suo padre, e nel frattempo beve, prende calmanti, sniffa coca, resta alzata fino a tardi e osserva troppo da vicino i difetti dei figli, che sembrano puntare il dito contro i suoi fallimenti come madre». Internazionale
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Titolo: Amatka Autore: Karin Tidbeck Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 228 Prezzo: 16 € Isbn: versione cartacea: 978-88-97561-88-0
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VOTA AMATKA AL MODUS LEGENDI 2020 - FINO AL 6 FEBBRAIO 2020
Uno dei migliori libri del 2017 per The GuardianNel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.
Karin Tidbeck è originaria di Stoccolma, in Svezia, ma vive e lavora a Malmö. La sua opera prima, la raccolta di racconti del 2012, Jagannath, è stata premiata con il Crawford Award 2013 ed è stata finalista per il World Fantasy Award. In Italia, un suo racconto è apparso nella raccolta Le Visionarie (Produzioni Nero, 2018), curata da Ann e Jeff VanderMeer.
«Il mio libro preferito degli ultimi anni, un classico istantaneo». Jeff VanderMeer«Un romanzo indimenticabile [...] in egual misura Le Guin, Kafka e Borges». The Guardian
«Nel suo romanzo acuto e bizzarro, Karin Tidbeck evoca con precisione una realtà distopica, in un crescendo inquietante». Helen Phillips
«Uno spaventoso ritratto di una realtà post-verità». NPR
«Una distopia che si nutre delle parole per plasmare una realtà stupefacente e piena di contraddizioni, dal fascino rivoluzionario per una storia che non ha nessuna risposta e pone invece tantissime domande al lettore». Please another book
«Cos'è la realtà? Come si muove la gente in questa realtà? A che prezzo una rivoluzione è accettabile? Che prezzo dobbiamo pagare per rendere sicura questa società?». Fantasymagazine alla presentazione di Karin Tidbeck a Stranimondi
«Tidbeck è una scrittrice con un mondo proprio e una lingua per raccontarlo. [... ] le sue sono parole “si danno al mondo” senza paura che quest’atto di apertura al nuovo e all’indefinito possa annientarle». Il Tascabile
«Sarebbe stato difficile attaccare l’abusata etichetta di “romanzo femminista” a un’opera complessa, che rimanda la ribellione esplicita fino a quando non è, davvero, quasi troppo tardi, e una dittatura si dimostra assai difficile da rovesciare senza abbracciare tra le conseguenze possibili l’annullamento, la deriva, una radicale perdita di identità». Violetta Bellocchio per Il Libraio
L’autrice sarà in Italia a ottobre 2018 per un tour di presentazione del libro che toccherà:Anteprima: 30 settembre ore 18 – #Genova – BOOK PRIDE - sala Ducale spazio aperto – con Violetta Bellocchio Alla presenza dell’autrice: 3 ottobre – Padova – Libreria Il mondo che non vedo - ore 19 4 ottobre - Bologna - tè con l'autrice e firmacopie - La confraternita dell'uva // Libreria - Cafè - Wine Bar - Ora del tè con la scrittrice svedese Karin Tidbeck | firmacopie 4 ottobre – Bologna – Bologna Libreria Coop. Zanichelli – con Sara Marzullo - alle ore 18 5 ottobre – Torino – Libreria Therese - con Luca Ragagnin – dalle ore 20 - dalle 19 aperitivo svedese a cura di Papaia Gastronomia & Catering 6 ottobre – Milano – Walden Milano - Walden Milano presenta: "Amatka" di Karin Tidbeck - con Valentina Avanzini – dalle 18.30 – a seguire aperitivo
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Titolo: L'autoritratto in blu Autore: Noémi Lefebvre Traduzione: Susanna Spero Genere: Narrativa Pagine: 120 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-98-9 Isbn versione ebook: 978-88-32107-15-9
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Se si desidera ricevere la copia obliqua si prega di contattare info@safaraeditore.com in riferimento all'acquisto. Le copie oblique saranno disponibili fino ad esaurimento scorte.
La protagonista di questo romanzo si immerge in un turbinio di pensieri esilaranti e caotici non appena prende posto, a fianco della loquace e temeraria sorella, sull’aereo Berlino-Parigi che la riporterà a casa. I suoi pensieri sono dominati dall’incontro con un pianista e compositore tedesco-americano ossessionato dal ritratto di Arnold Schönberg e, ancora prigioniera della sua violenta infatuazione, richiama alla mente tutto quello che è andato storto nel corso dei loro brevi, assurdi, incontri; un saliscendi di ricordi che la condurrà a evocare verità e interrogativi che andranno ben oltre la sua persona, sconfinando nei territori della memoria collettiva, dell’arte e della musica di un’intera idea di civiltà.
Noémi Lefebvre è nata a Caen nel 1964. È politologa presso l’Istituto CERAT di Grenoble ed è autrice di tre romanzi che hanno ottenuto grande successo di critica in Francia e all’estero.
Susanna Spero è ricercatrice invitata all’Institut d’Études Avancées di Parigi, ricercatrice associata all’Institut des Textes et Manuscrits Modernes (Cnrs/Ens) e collabora con l’Università di Siena. Ha pubblicato saggi sul romanzo francese del Novecento (Céline, Beckett, Savitzkaya) e tradotto dal francese autori classici (Voltaire, Diderot, La Fontaine) e contemporanei (Céline, Leiris, NDiaye).«Un’applicazione dello stile di prosa di Thomas Bernhard a una particolare esperienza femminile che ricorda Bridget Jones: una forma di acuto imbarazzo sociale e cronica autoironia. La forza del romanzo di Lefebvre è che mantiene l’ansia personale in equilibrio non solo con i riferimenti culturali di alto livello di un’élite europea altamente istruita, ma con il trauma della nostra storia recente». Times Literary Supplement
«In questo testo diabolicamente virtuosistico che evoca il contrappunto, Noémi Lefebvre scrive come un’autentica compositrice. È raro trovare uno scrittore capace di dare una forma musicale al proprio testo. Lefebvre ha raccolto la sfida in quest’opera sorprendente e vertiginosa». Le Figaro littéraire
«Questi temi, che spaziano dall’effetto paralizzante del nazismo sull’arte a bellissime intuizioni sul processo compositivo, assicurano che il libro non sia affatto una melanconica meditazione sugli amori perduti. Per essere un romanzo così breve, L’autoritratto in blu miscela al suo interno una straordinaria profusione di idee». Eimear McBride per The Guardian
«L’autoritratto in blu avvolge le sue complessità in un umorismo lunatico e nei giochi di parole. Invita a essere letto e riletto, ed è tanto denso da suscitare ogni volta risposte diverse». The Wall Street Journal
«Un romanzo che, per il flusso ininterrotto di pensieri che lo percorre, assomiglia a uno spartito musicale». Vanity Fair «Proprio come Virginia Woolf in Mrs Dalloway aveva costruito un romanzo in un preciso giorno, Lefebvre costruisce il suo romanzo in una determinata ora, quella del viaggio in aereo: tutto accade nella sua testa, ma coinvolge la sua intera vita». ArtsLife «Resistere non significa sopportare. Resistere è qualcosa di più. E lo si impara in tanti modi». Noémi Lefebvre su La Lettura -
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Titolo: Salvi! Animali, rifugi e libertà Autore: a cura di Valentina Sonzogni Genere: Saggistica, natura, ambiente Collana: Animalia Pagine: 140 Isbn: 978-88-97561-34-7 Uscita: giugno 2016
Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
Descrizione Salvi! Animali, rifugi e libertà, esplora l’inedito mondo dei rifugi e santuari animali presenti nel territorio italiano. Luoghi privilegiati in cui è possibile sperimentare l’empatia profonda che lega ogni essere vivente, i santuari animali si svelano qui nella passione che anima i loro fondatori e nella pratica quotidiana volta a costruire un futuro di pace, cura e sostenibilità per tutte le creature viventi.Con postfazione di Leonardo Caffo
Valentina Sonzogni è storica dell’arte e dell’architettura e lavora presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Con Leonardo Caffo dirige la rivista di studi animali “Animot. L’altra filosofia”. Fa parte dell’associazione Gallinae in Fabula, per la quale segue progetti di ricerca sull’animalità.
Leonardo Caffo, filosofo e attivista antispecista, PhD presso l’Università degli studi di Torino, è stato fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics. Ha fondato e diretto la rivista “Animal Studies”. Collabora con il “Corriere della Sera” (La Lettura) e “Rai Cultura” e scrive regolarmente su “Huffington Post Italia”.
- “Salvi!” in stampa
- Presentazione “Salvi!” al Book Pride 2016
- Bruno del progetto “Io sto con Bruno”
- Bruno del progetto “Io sto con Bruno”
- Ippoasi
- Ippoasi
- Ippoasi
- Parco dell’Abatino
«In libreria da giugno 2016, si tratta di un saggio fotografico costruito su 11 interviste, la prima opera dedicata a indagare da vicino, con la forza delle immagini e delle parole dei loro fondatori, la realtà dei rifugi e dei santuari animali italiani». Guido Minciotti, Il sole 24 ore«È molto più di un libro o di un manifesto questo "Salvi!" curato da Valentina Sonzogni e pubblicato nella collana Animalia dalla coraggiosa casa editrice di Pordenone, Safarà. Molto di più di un libro questo libro che ho fra le mani. È la base di un racconto che mai finirà sugli animali cosiddetti da reddito (e non solo quelli) che per la nostra società non hanno né nome né anima. Sono solo merce e prodotti da utilizzare fino alla fine e poi da mangiare». Macri Puricelli, D di laRepubblica
«Cosa significa liberare un animale da una condizione di prigionia, sia essa legata all'industria alimentare, del divertimento o dell'abbigliamento? Lo spiega il libro Salvi!». Francesca Fattori, VeganLife
«Nell’esclamazione sta la cifra di questo breve e ben riuscito esperimento da leggersi come sollievo e augurio di trasformazione. Quando infatti gli animali non umani smettono di essere oggetto di sfruttamento, reddito o macabro gingillo, si avvia un discorso che ha il sapore morale, ed etico, di un reinserimento nel mondo». Alessandra Pigliaru, Il Manifesto
«Un libro che ha come scopo non solo compiere un viaggio attraverso 12 rifugi italiani, ma anche denunciare un vuoto legislativo: i rifugi sono trattati dalla legge come se fossero allevamenti». Vegolosi.it
- D di laRepubblica - Zoelagatta: Animali, rifugi e libertà: un libro per raccontarli, di Macri Puricelli, 13/04/2016
- amoreaquattrozampe.it: Alcune storie di persone coraggiose che hanno creato dei santuari in Italia, 13/04/2015
- RadioVeg.it: 12/05/2016
- Il Sole 24 ore: “Salvi!”, un libro fotografico per viaggiare in 12 rifugi e santuari per animali d’Italia, di Guido Minciotti, 13/05/2016
- D di laRepubblica - Zoelagatta: Salvi! Storie di rifugi e speranze per un nuovo mondo, di Macri Puricelli, 8/6/2016
- VeganLife n.17: Una nuova vita, di Francesca Fattori, giugno 2016
- Il Manifesto: Rifugi e pratiche di liberazione, una controstoria, di Alessandra Pigliaru, 28/6/2016
- Intervista a Valentina Sonzogni alla trasmissione radiofonica Restiamo Animali del 25/6/2016
- Intervista a Velentina Sonzogni e Leonardo Caffo alla trasmissione radiofonica Fahrenheit di Rai Radio 3 del 7/7/2016
- Vegolosi: “Salvi!”: il viaggio-intervista attraverso i rifugi animali, di Camilla Gaetano, 12/7/2016
- Veronasera: Nell'ambito del festival "SOAVeg" la presentazione del libro "SALVI! Animali, rifugi e libertà", 21/7/2016
- Leonardo Caffo a Fahrenheit di Rai Radio 3 - Animalie - del 26/12/2016
- Rivista Terra Nuova, gennaio 2017
- Milano, sabato 2 aprile, ore 19: Book Pride Milano, Sala Macondo
- Torino, venerdì 13 maggio, ore 18.30: Salone del Libro di Torino, sala Avorio
- Roma, venerdì 10 giugno, ore 16.30: Auditorium, via Rieti 13, Convegno nazionale LAV
- Montorio (Verona), sabato 23 luglio, ore 17.00: Festival Soaveg
- Pordenone, pordenonelegge2016
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Titolo: Con un piede nella fossa Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa - raccolta di racconti Pagine: 140 Prezzo: 16 € Isbn: 978-88-97561-79-8 Copertina: Auro Basilicò
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Dal 1981, quando il celebre romanzo di Alasdair Gray “Lanark. Una vita in quattro libri” è stato pubblicato per la prima volta, i suoi personaggi sono invecchiati quanto il loro autore. “Con un piede nella fossa” narra così le vicissitudini di 13 uomini negli ultimi stadi della decrepitezza fisica, morale e sociale, tracciando una panoramica antropologica e letteraria che rappresenta un autentico toccasana per i giovani. Una raccolta di racconti irrinunciabile e spassosa, che ribadisce la posizione di Gray come uno dei maestri indiscussi della narrativa contemporanea.Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.
Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.«Un’eccezionale raccolta... incredibilmente originale». Ali Smith«Uno degli scrittori più dotati che abbiano mai impugnato la lingua inglese». Irvine Welsh in The Guardian
«In queste 13 storie, Gray danza attraversando i molti malumori della vita moderna». Publishers Weekly «Una raccolta curiosa di storie semiautobiografiche, dall’ormai veterano autore Alasdair Gray». Kirkus Reviews -
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Titolo: A tutto c'è rimedio Autore: Helen Phillips Traduzione: Cristina Pascotto e Alice Intelisano Genere: Narrativa - raccolta di racconti Pagine: 176 Titolo originale: Some Possible Solutions Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-89-7; versione epub: 9788832107043
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Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.
Dall’autrice dell’acclamato “La bella burocrate” una surreale raccolta di racconti
Nei mondi distopici in cui si muovono gli indimenticabili personaggi dei racconti di “A tutto c’è rimedio” – partner robotici pronti a soddisfare i più inesprimibili desideri, inquietanti neomamme sosia, conoscitori di impossibili domande, individui pronti a fondersi con la propria anima gemella aliena, tutti impegnati a rimediare alle difficoltà delle indistricabili relazioni umane e a trovare il loro posto nel mondo naturale – troveremo le emozioni più autentiche che attraversano ognuno di noi: l’inevitabilità dell’amore, lo humour e la meraviglia del tessuto della vita come possibile risposta alle più grandi domande che siamo chiamati ad affrontare.Helen Phillips è autrice dell’opera And Yet They Were Happy, nominata tra le migliori raccolte del 2011 da The Story Prize. È la vincitrice del Rona Jaffe Foundation Writer’s Award, dell’Italo Calvino Prize in Fabulist Fiction, The Iowa Review Non ction Award, e del Diagram Innovative Fiction Award. I suoi lavori sono apparsi in NPR’s Selected Shorts e in Tin House. Vive a Brooklyn con il marito, l’artista Adam Douglas Thompson, e i loro figli. Con Safarà Editore ha pubblicato il suo romanzo più famoso, "La bella burocrate" (2017).
«Una maestra nel creare mondi leggermente obliqui del tutto somiglianti al nostro». Los Angeles Times
«Proprio quando pensi di aver capito a che gioco sta giocando, ecco arrivare un’altra piccola fiaba, un puzzle postmodernista, o una scaltra rivelazione». O, The Oprah Magazine
«Phillips dimostra di essere in grado di trattare alcune delle più grandi domande sull’esistenza offrendo, ebbene sì, alcuni possibili rimedi». Kirkus Review
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Titolo: A Bloomsbury e altri racconti Autore: Mary Butts Traduzione: Giulia Betti e Cristina Pascotto Genere: Narrativa – raccolta di racconti Pagine: 168 Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-92-7; versione epub: 978-88-32107-33-3
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Un’eccentrica modernista inglese, dimenticata a causa della sua biografia controversa, per la prima volta in traduzione italiana. I racconti di Mary Butts (1890-1937), selezionati e tradotti per la prima volta in lingua italiana, raccontano di amori e tradimenti, magia e messinscena, credenza e follia, ma soprattutto raccontano la Lost Generation negli anni ‘20 e ‘30. In questi racconti dal tocco rapido, ellittico e a tratti altamente sperimentale, dove regna l’immaginazione attiva e dove il velo tra naturale e soprannaturale può essere lacerato in un istante e altrettanto rapidamente restaurato, il talento di Mary Butts prorompe come l’impetuosità della sua vita tragicamente breve, costellata dai tempestosi legami con i più grandi scrittori della sua epoca tra cui Evelyn Waugh, Ezra Pound e T.S. Eliot, Katherine Mansfield e Virginia Woolf.La scrittrice inglese Mary Butts, voce distintiva e originale all’interno del movimento modernista, scrisse con potente intuizione sulla Lost Generation e sperimentò nella sua scrittura alcune delle innovazioni più importanti del ’900 letterario. Nacque nel 1890 a Dorset, in Inghilterra, pronipote di Sir Thomas Butts, il mecenate di William Blake, e al momento della sua morte prematura nel 1937 il suo la- voro veniva acclamato per la sua coraggiosa originalità e vivacità stilistica; le sue numerose storie, romanzi e poesie furono paragonate a Katherine Mansfield, D.H. Lawrence e T.S. Eliot. Nel suo stile si riflettono alcune delle avanguardie letterarie più interessanti dell’epoca, nonché l’influenza dell’occultismo e della nascente psicanalisi.
«Un’autrice con un corpus di opere di grande interesse, ma che probabilmente non avete mai sentito nominare». The New York Times
«Mary Butts merita di essere annoverata con Katherine Mansfield, D.H. Lawrence e Virginia Woolf tra le più importanti e originali scrittrici moderniste d’Inghilterra». Chicago Tribune «Leggere Mary Butts è simile alle montagne russe. Ogni svolta è una sensazione inedita, e anche se a volte si soffre di vertigini, in ognuno di questi racconti c’è un incanto che ha qualcosa di magico». New Letters «I racconti che compongono "A Bloomsbury" sfuggono ad ogni classificazione di genere: criptici, freschi eppure contorti, insomma altamente sperimentali, ricreano la Parigi e la Londra degli anni ’20 e ’30 filtrandole attraverso il vissuto e il punto di vista particolare dell’autrice». Il rifugio dell'Ircocervo «Nelle storie proposte troviamo una felice miscela di misteri e mondanità tipicamente londinese, conditi da un senso di aporia, di indecidibilità narrativa e di levità stilistica che sono, se vogliamo, la risposta a un certo ombroso concettismo modernista capace di stabilizzarsi meglio nell'immaginario collettivo». Alias - Il Manifesto «In questa sua prima edizione italiana Mary Butts viene presentata come (e in effetti fu) pacifista, bisessuale, occultista ed ecofemminista ante litteram. Tuttavia, a guardare con più attenzione queste definizioni, si comprende perché fu già all’epoca estremamente controversa». Doppiozero «La sua scrittura riesce a raccontare l’impercettibile, la vitalità della campagna inglese e, più in generale, l’essenza misterica della natura. Mary Butts dà vita a un quadro inatteso della campagna inglese, affrontando temi classici, come la contrapposizione città/campagna-mondo rurale, e intrecciandoli a profonde e sofisticate riflessioni sul potere, sia esso politico, femminile o naturale». Duecento pagine «Personalmente è stata una bella scoperta, sono rimasta colpita dallo stile, attualissimo e personale, di questa autrice che non conoscevo, e che mi ha affascinato anche come persona, nelle sue scelte, nelle contraddizioni e nella capacità di essere se stessa, sempre». Il mestiere di leggere «Mary Butts, quindi, è un’autrice che andrebbe sicuramente rivalutata e riletta. I suoi racconti si risolvono spesso in un nulla di fatto, che però non è mai improvviso, ma che sfumano verso l’incertezza tipica di chi ha visto il mondo distruggersi ben due volte». Nessun cancello - nessuna serratura -