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  • Titolo: L'ultima Barcolana Autore: Manuela Mazzi Collana: L’Uomo di Sabbia Genere: giallo Categoria: Giovani Adulti Uscita: ottobre 2014 Pagine: 28 Carta: Fedrigoni Sistina avorio 100 gr Copertina: Fedrigoni Freelife Vellum White 250 gr Rilegatura: Brossura cucita Formato: 14,5 x 20,5 cm Lingua: Italiano ISBN: 9788897561255

    Che cosa accade se, durante un’importante manifestazione, una spia in pen- sione si ritrova, nottetempo, ad assistere a un possibile delitto?

    Velisti, trimmer, appassionati di regate di tutto il mondo si danno appun- tamento, ogni anno, sul golfo di Trieste per partecipare o assistere alla mitica Barcolana. Tra loro c’è anche Mister Jack Tompson, ex agente con incarichi speciali dell’Onu, con sua moglie Lucy. La loro ennesima partecipazione alla grande regata, però, si trasforma ben presto in un’investigazione in incognita.

    Si ritroveranno, davvero, per le mani un caso di omicidio? E se così fosse, i coniugi Tompson riusciranno a risolvere il caso entro le 36 ore che verranno loro concesse? Riuscirai tu, lettore, a intuire i passi da seguire per procedere nell’indagine di questo breve ma intenso giallo?

    Manuela Mazzi (Locarno, 1971) è gior­nalista e scrittrice, lavora per il settimanale «Azione» dal 2004. In precedenza ha collaborato con diverse testate giornalistiche ticinesi e con il quotidiano italiano «Il Giornale». Da una decina di anni, appena può si trasforma in un’artigiana nel mondo del­la fantasia: scrive racconti, reportage narrativi e romanzi. Al suo attivo ha nove libri, compreso il presente racconto. Per Safarà Editore ha pubblicato dei gialli aventi per protagonista Un giallo da concorso L’ancora insanguinata per “Le avventure in giallo di Sir TJ” di cui uscirà a breve il terzo episodio dal titolo Una tigre a Venezia. Il suo Un gigolo in doppiopetto Guardie, ladri e tracciatori nel 2010 è stato selezionato tra i venti titoli partecipanti al Premio Banca­rellino, gli è stato conferito dalla giuria tecnica della III edizione del Premio di Letteratura per ragazzi Mariele Ventre la menzione speciale per la «migliore opera di narrativa di autore straniero di lingua italiana, destinata a ragazzi 12/16 anni» e ha ricevuto una targa speciale dalla giuria del Premio Stresa di Narrativa. La sua ultima pubblicazione, Il furto della verità, è la versione inte­grale di un giallo anticipato a puntate sulle pagine culturali del «Corriere del Ticino», le cui protagoniste, sempre nel 2014, sono finite in un racconto di Manuela Mazzi, che è stato selezionato tra i finalisti di Giallo Stresa.

    Liza Schiavi è nata a Piacenza nel 1974, ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Brera (MI) e si è specializzata presso la Scuola Internazionale di illustrazione di Sarmede (TV).

  • Titolo: Le due lame Autore: Sandro Pezzella

    E-BOOK IN FORMATO EPUB Verrà inviato un file digitale del libro in formato Epub Il file verrà inviato via mail manualmente entro 48 ore dall'acquisto; si prega di controllare la cartella spam. Per maggiori informazioni: info@safaraeditore.com

    Lorer è un ragazzo adolescente dotato di poteri di telecinesi fin dalla nascita. La sua vita viene stravolta quando scopre di essere la chiave per poter sconfiggere Drastorn, il signore oscuro, tornato dopo la grande guerra di trecento anni prima e intenzionato a distruggere per sempre le razze delle terre di Esnar. In aiuto del giovane arriverà il mago del bastione, Lothar, che con un pugno di amici fidati, viaggeranno per le terre alla ricerca delle lame magiche, due artefatti potentissimi creati in tempi antichi. Ma il loro percorso sarà lungo e difficile, contrastato non solo dalle razze malvagie, ma anche dai temuti monaci neri, portatori di magia e di morte. La lotta fra il bene e il male rivive in questa avventura, che trasporterà il lettore in un'avvincente storia fantasy.

    Sandro Pezzella è nato a Pordenone nel 1979, dove vive tuttora. Appassionato di fantasy fin da ragazzo, ha coltivato questa storia per molti anni, prima di deciderne la stesura. Con questo romanzo d'esordio, Pezzella entra ufficialmente nel mondo del fantasy classico.

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    Titolo: Un popolo di debitori Autore: Miro Renzaglia Genere: Saggistica Uscita: dicembre 2014 Pagine: 100 Formato: 135 x 205 mm Lingua: Italiano Isbn: 978-88-97561-28-6

    «Il meccanismo era dei più semplici e micidiali: più consumi, più contribuisci allo sviluppo economico del Paese. Consuma di più e il mondo ti sorriderà. Non hai i soldi per permetterti tutto ciò che vorresti? E qual è il problema? Ti accendiamo mutui, ti offriamo lo scoperto sul tuo conto corrente bancario, ti concediamo carte di credito revolving. Ti finanziamo, insomma, al di là di ogni tua possibilità attuale. In fondo, non è forse vero che per morire e pagare c’è sempre tempo?».

    È così che si crea un popolo di debitori. Attraverso un meccanismo perverso che macina nei suoi ingranaggi le risorse di chi, all’oscuro della strategia spietata che lo sovrasta, cerca di galleggiare nelle acque agitate di una drammatica crisi finanziaria e politica che si è scatenata secondo volontà che si trovano al di fuori del suo controllo. Tuttavia, la forza della consapevolezza può ancora avere il potere di cambiare lo stato delle cose, anche per chi non comprende il linguaggio volutamente inaccessibile dell’alta finanza. E questo è «proprio ciò che Miro Renzaglia propone in questo vero e proprio manuale di sopravvivenza economi ca. Armato di un gigantesco martello, demolisce una a una le cornici che condannano la nostra vita a seguire un solo pensiero. Quello unico» (dalla prefazione di Ivan Buttignon).

    Miro Renzaglia è nato a Roma. Ha pubblicato Controversi (E.C.D.P., Milano, 1988), I rossi e i neri (Settimo Sigillo, Roma, 2002), A spese mie (I libri de «Il Fondo» - Gruppo Editoriale l’Espresso, 2010). Nel 1990, ha fondato la rivista di poesia e immagini «Kr 991» che ha diretto fino al 1999. È autore e performer del concerto di musica-poesia Radiografia di uno sfacelo (Roma, 2003) rappresentato in diverse città italiane. Dal 2006 ha fondato e dirige il magazine online «Il Fondo». Suoi testi poetici sono presenti in antologie, riviste e dvd. Come saggista, critico letterario e di costume, collabora a quotidiani e periodici. Nonostante la sua giovanile iscrizione alla facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma, fa risalire il suo interesse più autentico per l’economia alla lettura e allo studio della poetica di Ezra Pound. Come lui, si considera un autodidatta.

    18 dicembre 2014 - Barbadillo.it «Libri sotto l'albero: i consigli di Ballario» di Giorgio Ballario 22 dicembre 2014 - Secoloditalia.it «Crisi, ci salveranno Beneduce ed Ezra Pound? Il nuovo libro di Renzaglia» di Antonio Pannullo 7 marzo 2015 - Ecodellariviera.it «Intervista a Miro Renzaglia»di Mario Grossi 9 marzo 2015 - Destra.it «“Un popolo di debitori” suggerito da Ezra Pound» di Francesco Marotta

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    Titolo: Storia di cento occhi Autore: Stefano Tevini Genere: Narrativa Pagine: 128 Isbn: 978-88-97561-60-6

    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    «I cavi, una nebbia di vasi capillari di rame rivestiti di gomma, convogliano un intero sistema nervoso periferico fatto di ottiche di precisione e microfoni ambientali in un cordone ombelicale innestato qui, nel mio grembo di acciaio e plexiglass».

    Chiuso nel suo grembo metallico, A.R.G.O. vede. Innesto perfetto di software organico e hardware di prima sperimentazione, A.R.G.O. controlla la città attraverso una rete di microfoni e telecamere che convogliano voci, immagini e oceani di dati in un cervello disincarnato. Il progetto è un brevetto Sicurever, multinazionale leader nel mercato della sicurezza. Ma chi è davvero A.R.G.O.? E qual è il suo rapporto con Stefano, un anonimo scrittore che sembra conoscerlo, e temerlo, più di tutti?

    Crocevia tra distopia e science fiction, Storia di cento occhi esplora le inquietanti possibilità del futuro che incombe oltre la soglia della quotidianità.

    Stefano Tevini nasce a Brescia nel 1981. Laureatosi in Filosofia nel 2004, si avvicina alla scrittura poco dopo entrando a far parte del collettivo Anonima Scrittori, con cui inaugura una lunga e feconda collaborazione. Fra la sua produzione con Anonima Scrittori ci sono i racconti pubblicati nelle antologie Storie di (r)esistenza (ed. Argonauta) e Il bit dell’avvenire (ed. Tunuè). Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo, Vampiro Tossico, seguito da Testamento di una Maschera, editi da La Ponga Edizioni. Stefano Tevini, inoltre, lotta nel circuito del wrestling indipendente italiano e recensisce fumetti per la versione online della rivista Nocturno.

    «Un autore che percepisce il caos informe del mondo che lo circonda e per parte sua vorrebbe, forse, contribuire a porre un tassello per aggiustarlo». Alessandro Preiser, su anonimascrittori.it

    «Questo attrito tra slancio vitale, perdizione ed emarginazione produce una combustione che Tevini rende con struggente lirismo». Corriere della Sera (ed. di Brescia)

    «Capisci subito quando ti trovi davanti ad una storia insolita che vale la pena di essere letta, capisci immediatamente quando ci si ritrova davanti l’evoluzione di una scrittura quasi asettica che allo stesso tempo favorisce gli inciampi in un mondo spaventoso, pronto a fagocitarti». Please Another Book

    «Il bresciano Tevini, primo wrestler laureato in filosofia e scrittore (o se volete, fisicaccio da plantigrado dotato di anima bella) si interroga con passione civile e solidità di stile su temi che sono cruciali e non solo teoremi da science fiction. Il suo pessimismo è fondato, ma lui non ignora che, finché c’è racconto, c’è speranza». Corriere della sera

    «In definitiva cinque stelle. Una lettura distopica che dipinge la nostra società alla ricerca di un A.R.G.O. e preferisce evitare di migliorarsi. Intenso, profondo e insolito. Non è un libro per chi pensa agli Hunger Games o al sangue di Battle Royale. È una lettura che ci sputa in un occhio, ma tranquilli, sappiamo di essercelo meritato». Alice Chimera

    «Un’opera di fantascienza distopica nella quale Stefano Tevini, al suo terzo romanzo, mette in scena una Brescia e un’Italia riconoscibilissime, prendendo spunto da fatti di cronaca facilmente identificabili. [...] Una riflessione che dovrebbe riguardarci tutti, e che ci mostra con chiarezza verso quale domani ci stiamo precipitando. Un romanzo appassionante e intelligente, rapido come un thriller e tagliente come la lama di un anatomopatologo che sezioni il cadavere delle nostre paure». Inkroci

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    Titolo: Boris il clown Autore: Paolo Pavone Pagine: 96 Sistina Avorio 100 gr Lingua: Italiano ISBN: 9788897561163

    Quello di Boris il Clown è un viaggio straordinario, in cui il confine tra il sogno e la realtà è spesso sottilissimo.

    Boris ha girato il mondo, conosciuto luoghi bellissimi e i personaggi più bizzarri, sempre sotto l’ala e i consigli preziosi del suo maestro, Sigismondo Dorato. Eppure, il nostro pagliaccio ha dovuto superare ostacoli che gli hanno strappato dalle mani la fanciullezza, e che lo hanno fatto precipitare prepotentemente nel mondo degli adulti. Boris allora si accorge che ha bisogno di recuperare il tempo che gli è stato sottratto ingiustamente e decide di fermare le lancette del suo orologio, almeno fino a quando non avrà riempito le proprie tasche e i propri occhi di tutta la bellezza che riterrà necessaria; ed è così che riesce magicamente a congelare il tempo sotto il suo trucco colorato.

    Nasce così il racconto di Boris, delle colonie estive nella casa sul fiume, di sua madre Tanya, di suo zio Theodor, delle lunghe trasferte nelle quali conosce un’umanità lunare, eccentrica e sognante… e molto altro ancora. Tra le pagine del suo diario, Boris ci accompagna in un’avventura che non ha dovuto fare i conti col tempo, ci narra di un’esistenza vissuta a braccetto col circo, impegnato in uno spettacolo interminabile al quale non ha saputo resistere, lasciandosi travolgere in una girandola multicolore, che altro non è che la vita stessa.

    Paolo Pavone è nato nel 1983 a Borgomanero, in provincia di Novara. Si trasferisce presto nel Regno Unito. Qui, affascinato dalla letteratura inglese e statunitense, s’innamora della scrittura. Rientrato in Italia completa gli studi e attualmente si occupa di giornalismo musicale per diversi mensili e un giornale locale. Il racconto lungo “Boris il clown” è la sua prima pubblicazione.

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    Titolo: Vita e avventure di Jack Engle. Un'autobiografia Autore: Walt Whitman Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 12,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-73-6 Isbn versione ebook: 9788897561828

    Acquista l'e-book su: Bookrepublic; Amazon; Ibs

    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    Caro lettore, incontrerai il protagonista di questa tumultuosa vicenda in una New York fumosa traboccante di virtù e furfanteria, di santi e canaglie. Jack Engle, orfano nella grande città, conoscerà bottegai magnanimi, perfidi avvocati, ballerine seducenti, loschi affaristi e quacchere dal cuore d’oro. Nel corso delle sue avventure, un omicidio verrà scoperto, un’eredità verrà rubata e un piano sarà attuato per rimettere tutto a posto. Sono questi gli elementi del romanzo perduto di Walt Whitman, riscoperto dopo centosessantacinque anni da un ricercatore dell’Università di Houston: un mirabile thriller ottocentesco, per chi ha amato i romanzi di Charles Dickens e Wilkie Collins.

    Walt Whitman (1819-1892) è stato un celebre poeta, scrittore e giornalista statunitense. È conosciuto soprattutto per essere l’autore della raccolta poetica Foglie d’erba, che Emerson definì «l’esempio più straordinario d’intelligenza e saggezza che l’America abbia sin qui offerto».

    «Si intitola Life and Adventures of Jack Engle ed è un libro molto importante nella storia della letteratura americana. Il fatto è che per 165 anni non si è saputo della sua esistenza». Panorama

    «Un thriller morale del diciannovesimo secolo perfettamente riuscito». The New Yorker

    «Un romanzo audace e affascinante che ha tutto quello che si potrebbe desiderare, incluso un giallo cittadino, un romanticismo da fiaba e un cattivo (senza bafii), insieme a un tocco di sangue e avventura». Zachary Turpin in The Washington Post

    «Un romanzo dalle atmosfere dickensiane». Il Giornale

    «Il lettore vi troverà i semi che sbocciano in modo così rigoglioso nella poesia di Whitman: sprezzo per i ricchi, celebrazione della “gloriosa New York”, un sentimento di incondizionata unità con la natura e la nazione». The Washington Post

  • Titolo: Storia di una stella Autore: Alessandro Tagliapietra Illustrazione di copertina e all'interno del volume: Liza Schiavi Collana: L’uomo di sabbia Pagine: 128 carta Fedrigoni Arcoprint edizioni 85gr Lingua: Italiano ISBN: 9788897561057

    Quali sorprendenti avventure possono capitare se si ha per amica una stella, ed in quali meravigliosi, emo­zionanti luoghi della mente e del cuore possono portare una bambina alla scoperta di una storia? “Non preoccuparti ora, avrai tempo e modo di capire. Hai visto tanti luoghi e vissuto tante piccole storie e ora la domanda su cui dovresti concentrarti non è tanto chi sono io ma… chi sei tu”. “Chi sono io?”, ripeté la bambina “Beh, ovviamente io sono… io sono…”, con sua enorme sorpresa, non sapeva darsi una risposta. “Credo che il tuo viaggio finisca qui”, disse allora il gigante. “Oppure inizia qui, non saprei ben dire”. Per scoprirlo abbiate fiducia e seguite il tenue, ma persistente bagliore che la nostra piccola amica emette nell’oscurità.

    Alessandro Tagliapietra è nato a Venezia nel 1977, vive a Portogruaro. Dal 2006 si occupa, insieme ai fratelli e ai genitori, della gestione di una comunità familiare fondata e gestita da loro stessi, che accoglie temporaneamente minori il cui nucleo familiare di origine sia impossibilitato o incapace di assolvere al proprio compito. Sta lavorando con impegno e determinazione ad un nuovo progetto: realizzare una comunità educativa diurna per bimbi e ragazzi. Accanito sostenitore della fantasia, sponsorizza sogni e crede – grazie all’energia dei bambini - in un mondo più colorato di come appare oggi.

    Liza Schiavi è nata a Piacenza nel 1974, ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Brera (MI) e si è specializzata presso la Scuola Internazionale di illustrazione di Sarmede (TV).

  • Titolo: Il buio nella bocca Autore: Andrea Biscaro Collana: L’Uomo Nero - 1 Pagine: 176 Fedrigoni Sistina 100 gr Lingua: Italiano ISBN: 9788897561125

    Dopo la Grande Epidemia il mondo ha perso se stesso e brancola alla ricerca della via del ritorno. Le leggi sono state sospese, e tutto è divenuto lecito. L’omicidio. Lo stupro. Il cannibalismo. Lui è solo. Solo in mezzo a loroLoro sono il risultato di una sconosciuta forma virale. Loro stanno prendendo il posto dei vivi. Loro si cibano di carne umana. Esausto di combattere una guerra impari, il protagonista asseconda la corrente avvelenata che lo ha travolto. A opporre resistenza all’onda di follia allucinata e violenta che lo circonda sono schegge di ricordo, frammenti di una vita passata che emergono da un’oscurità densa, e che sembrano chiamarlo da lontananze profondissime. Poi, un giorno, arriva una donna, e con lei la speranza. È possibile tornare indietro e riappropriarsi del futuro. E forse il nostro uomo capisce che quello che vede la notte, quando chiude gli occhi sulle tenebre del suo tempo, non è solo un ricordo, ma la possibilità di un altro se stesso, di un mondo in cui nulla è accaduto; di una vita che non è stata corrotta e che scorre parallelamente alla sua, divisa unicamente da uno strato di buio profondo. Tuttavia la strada per riavvolgere il nastro del tempo si rivelerà un incubo non meno pauroso di quello presente; e forse nasconderà orrori che, in un mondo che ne è stato sopraffatto, non erano ancora stati immaginati. La lettura è consigliata a un pubblico adulto.

    Andrea Biscaro è nato a Ferrara nel 1979, si divide attualmente tra l’Isola del Giglio e Varazze. Cantautore, romanziere, scrittore per ragazzi, è considerato dalla critica una delle voci più originali e poliedriche della scena letteraria italiana. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: il bestseller "Nerone. Il fuoco di Roma" (Castelvecchi 2011, Lit 2012), l’horror per ragazzi "Ecnon" (Coccole&Caccole 2010, 3° Classificato al Premio Internazionale Città di Cento) e il libro-cd "Ballate della notte scura" (Squilibri 2013) scritto a quattro mani con il padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi.

    30 gennaio 2014 - HorrorMagazine.com «Intervista ad Andrea Biscaro» di Gianfranco Staltari 29 gennaio 2014 - WordShelter.it «Il buio nella Bocca: come nasce un horror alternativo» di Vito Tripi 29 gennaio 2014 - Sands from Mars «Recensione per il libro "Il buio nella bocca"» di Maurizio Ganzaroli 21 gennaio 2014 - Horror.it «Sex, murder, art: intervista a Andrea Biscaro» di Selene Pascarella 03 gennaio 2014 - SoloLibri.net «Il buio nella bocca - Andrea Biscaro» di Barbara Bracci 18 dicembre 2013 - Horror.it «Il buio nella bocca - Andrea Biscaro» di Marcello Gagliani Caputo 18 dicembre 2013 - Scheletri.com «Il buio nella bocca» di Elisa Marini 03 dicembre 2013 - HorrorMagazine.it «Il buio nella bocca» di Gianfranco Staltari 02 dicembre 2013 - LetteraturaHorror.it «Prossima Uscita - "Il buio nella bocca" di Andrea Biscaro»

  • Titolo: Il Vicino Autore: Andrea Biscaro Collana: L’Uomo Nero - 2 Pagine: 194 Genere: thriller Prima edizione: ottobre 2014 ISBN: 9788897561248

    Sono un pittore. Un tempo avevo una certa fama. Quattro anni fa ho lasciato tutto. Mia moglie, la città, i vizi, il successo. Mi sono trasferito in campagna, nel sud della Toscana. Qui ho ripreso in mano la mia vita. Qui, nel silenzio di una natura incontaminata e selvaggia e in compagnia della mia gatta Libeccia, ho cercato di essere libero. Ma un giorno arriva qualcuno nella grande villa abbandonata vicino alla mia, una figura ambigua ed elegante che turberà irrimediabilmente la mia quiete ritrovata. Quello stesso giorno ricevo uno strano pacchetto, una scatola nera con una scritta a mano: “Sangue occulto”. É un video amatoriale, un film snuff che mostra un efferato omicidio. Il protagonista di quella violenza ripresa con una telecamera sono io! Da quel momento la mia vita ripiomba nel caos. La realtà inizia a confondersi, a scivolare lentamente nel delirio.

    Andrea Biscaro è nato a Ferrara nel 1979, si divide attualmente tra l’Isola del Giglio e Varazze. Cantautore, romanziere, scrittore per ragazzi, è considerato dalla critica una delle voci più originali e poliedriche della scena letteraria italiana. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: il bestseller Nerone. Il fuoco di Roma  (Castelvecchi 2011, Lit 2012), l’horror per ragazzi Ecnon (Coccole&Caccole 2010, 3° Classificato al Premio Internazionale Città di Cento), il libro-cd Ballate della notte scura  (Squilibri 2013) scritto a quattro mani con il padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, e Il buio nella bocca (Safarà Editore 2013).

    25 settembre 2014 - HorrorMagazine.com «Il Vicino di Andrea Biscaro» di Gianfranco Staltari 02 ottobre 2014 - Letteraturahorror.it  «Nuove uscite - Il Vicino di Andrea Biscaro» di Andrea Schiavone 25 novembre 2014 - HorrorMagazine.it «Recensione - Il Vicino» di Marco Addino 25 novembre 2014 - Giallomania.it «Recensione: Andrea Biscaro - Il Vicino» di Paola Badi 11 dicembre 2014  - Giallomania.it «Intervista a Andrea Biscaro» di Paola Badi 03 gennaio 2015 - CriticaLetteraria.org «Recensione: Andrea Biscaro, Il Vicino» di Patrizia Poli 21 gennaio 2015 - Nerocafe.net «Recensione: Il Vicino, di Andrea Biscaro» di Mirko Giacchetti 23 gennaio 2015 - Ilblogdeilibri.com «Commenti dei lettori» 23 marzo 2015 - Csidewriter.wordpress.com  «C-Book Le recensioni: Il Vicino» 10 aprile 2015 - Librofatato.blogspot.it «Recensione: Il Vicino» 21 aprile 2015 - Csidewriter.wordpress.com  «C-Book Intervista a Andrea Biscaro» aprile 2015 - Mangialibri.com «Recensione de Il Vicino» di Gabriele Ottaviani 26 maggio 2015 - Bancarellalibro.blogspot.it  «Recensione: Il Vicino di Andrea Biscaro» 23 agosto 2015 - Club-ghost.blogspot.it «Recensione: Il Vicino» a cura di Giorgio Mazzola

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    Titolo: La materia del vuoto Autore: Renato Bocchi Genere: Saggistica Lingua: Italiano ISBN: 9788894135961

    Questo saggio raccoglie lezioni e ricerche presentate in Spagna, Argentina e Italia tra il 2012 e il 2013. Il libro, intersecando il progetto di architettura alle esperienze di artisti come Oteiza o Chillida, descrive poeticamente l’architettura come esperienza dinamica, in cui il vuoto, il silenzio, il ritmo di luce e ombra plasmano lo spazio allo stesso modo della materia.

    Renato Bocchi è architetto e urbanista, professore di Composizione Architettonica e Teorie dell’Architettura all’Università Iuav di Venezia. È direttore per Gangemi di Roma della collana Spazio Paesaggio Architettura e coordinatore nazionale del progetto di ricerca Re-cycle Italy, promosso dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero undici /2021 – L'arte per l'altro, ancora (Vol.2) Autore: a cura di Gabi Scardi e Valentina Avanzini Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Isbn: 978-88-32107-09-8 Uscita: Dicembre 2021

    Descrizione "L'arte per l'altro, ancora vol. 2" è un secondo numero della rivista di studi critici Animot incentrato sul modo in cui l'arte, oggi, guarda al rapporto tra l'essere umano e gli altri animali. Esiste infatti un grande numero di artisti che si interessa al tema degli animali, e li assume come filtro attraverso il quale confrontarsi con temi chiave del discorso pubblico e stimolare una nuova percezione delle diverse forme di vita. Porre al centro dell’opera l’elemento destabilizzante dell’animalità significa scardinare le abitudini linguistiche, relazionali, le retoriche e le convenzioni relative alla bellezza, all'abilità, al successo; e aprirsi a un dialogo profondo, indicando la possibilità di un nuovo approccio nei confronti dell’alterità.

    INDICE: Introduzione di Gabi Scardi e Valentina Avanzini

    If I were you di Maria Papadimitriou

    "Noi": siamo qui insieme, non siamo la stessa cosa di Rosi Braidotti

    Storia di un abbraccio (fra specie) Petrit Halilaj intervistato da Gabi Scardi

    Danzare attraverso. Dialoghi interspecie negli Zoo Mantras di Simone Forti Simone Forti intervistata da Maria Paola Zedda

    Intervista con Diana Thater Diana Thater intervistata da Lynne Cooke

    The difference between a bird and a plane di Laura Malacart Come posso camminare/nuotare/volare lontano con te? Yolande Harris intervistata da Roberta Perego Cani lenti Franco Vaccari intervistato da Luca Panaro Aprire un cancello John Berger Wurmkos Animale

    Gabi Scardi è storica dell’arte, curatrice di arte contemporanea. Docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e IED, Milano. Direttrice artistica nctm e l'arte, presidente associazione NAHR – Nature, Art & Habitat Residen- cy. A partire dal 2021 è co-direttrice della rivista Animot, di cui ha curato il volume numero X. Da sempre impegnata in progetti pubblici e sul territorio e interessata a temi dell’interdipendenza e della cura. Fa riferimento a istituzioni italiane e internazionali per cui cura mostre e progetti. Tra le pubblicazioni: Paesaggio con figura: Arte, sfera pubblica, trasformazione sociale, ed. Allemandi, 2011; Il Teatro Continuo di Alberto Burri, ed. Corraini, 2015.Tra gli esiti del suo interesse per il tema degli animali: Maria Papadimitriou, Why Look at Animals? Agrimikà, Padiglione Greco, Biennale di Venezia, 2015.

    Valentina Avanzini ha studiato Lettere Moderne presso l’università di Pavia e Arti Visive e Studi Curatoriali presso la Naba di Milano. Scrive per diverse riviste di arte e cultura come Artribune, art a part of cult(ure), Hotpotatoes e Birdmen. Attualmente lavora come coordinatrice progetti per la Fondazione Antonio Ratti. A partire dal 2021 co-dirige Animot.

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero dodici /2022 – Del potere. Della crudeltà Autore: AA.VV. Curatore: Bruno Milone Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Prezzo: 12 Isbn: 978-88-32107-41-8 Data di uscita: 1^ Luglio 2022

    Descrizione Con "Animot 12" si prosegue nell’impegno di porre in questione la definizione dell’umano, comune alla tradizione occidentale. L’obiettivo è quello di costruire una nuova prospettiva etica, che rimanda alla possibilità di vivere in un mondo in cui l’uomo non è l’unico custode, tutore e guardiano della natura, ma si trova sullo stesso piano, sia degli animali, sia potenzialmente delle realtà inanimate. La separazione dell’uomo dalla natura deve essere ancora affrontata e ridefinita ripensando radicalmente la storia umana come storia della sua animalità. La nuova etica cerca una declinazione del post-umano che giustifichi un rapporto paritetico con le altre specie animali, per pensare l’animale come proprio simile e coabitatore del mondo. Ma ciò comporta uno sforzo di ri-concettualizzazione del modo in cui la tradizione occidentale ha pensato la dicotomia uomo/animale.

    Bruno Milone è nato a Ostuni (BR) nel 1956. Laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Bari, insegna Filosofia e Storia al Liceo Elio Vittorini di Milano e Sociologia delle Migrazioni e Interazione sociale presso la SSML “P. M. Loria” di Milano. I suoi interessi sono prevalentemente nel campo dell’etica, del dialogo tra le culture e dei diritti umani. Ha pubblicato vari saggi tra i quali: Ideologia digitale: tra omologazione persuasione e critica (Universitas Studiorum, 2020), Le Migrazioni in Italia oggi (Viator, Milano 2017), Tolstoj e il rifiuto della violenza (Servi- tium, Milano 2010), Diritto e giustizia in Dostoevskij (Morlacchi, Perugia 2007), La dimensione etica del lavoro (Pisa-Roma, 2007). Con le opere di Patrick López Jaimes

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia – numero tredici /2023 – So long, and thanks for all the fish Autore: AA.VV. Curatore: Alice Benessia Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista, animal studies, antispecismo Pagine: 140 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 12 Isbn: 978-88-32107-56-2 Data di uscita: 18 Maggio 2023

    Descrizione “Addio, e grazie per tutti i pesci”. Con questa frase i delfini lasciano il pianeta per nuovi mondi, ascendendo all’unisono dal mare al cosmo. La Terra sta per essere distrutta. Hanno tentato senza sosta di avvertire gli umani del pericolo, e tuttavia, fino all’ultimo, non sono stati capiti. Molto arrogante e poco brillante, la specie umana interpreta come prodezza da circo quello che per i delfini è l’ultimo messaggio di addio. Con una delle più surreali immagini della letteratura fantascientifica degli anni 80, lo scrittore e umorista britannico Douglas Adams evoca la ridicola inadeguatezza della nostra specie nel farsi capace di comprendere l’altro da sé – nel caso specifico un’altra specie animale – al punto da non accorgersi della propria brutale presunzione e dell’imminente disastro collettivo. A distanza di quattro decenni, interrogarsi su come comprendere l’altro da noi è quanto mai di vitale importanza: non solo l’altro animale (umano e non umano) ma anche vegetale, fungo, lichene, microrganismo, minerale, roccia; e anche fiume, foresta, oceano, montagna; il flusso costante di materia organica e inorganica che ci circonda, ci abita, ci costituisce. Nelle voci di una nuova e in-dispensabile ricerca relazionale – al di là della separazione tra scienza e arte – questo numero della rivista esplora come possiamo fare silenzio e prestare attenzione, aprire dei varchi nelle fessure del nostro essere, attraverso i quali ascoltare le storie che l’altro racconta per noi e con noi, da migliaia di millenni.

    Alice Benessia ha una formazione ibrida in fisica teorica, filosofia della scienza e arti visive. Nel 2017, ha fondato Pianpicollo Selvatico, centro di ricerca rurale al confine tra arte, ecologia profonda e convivenza interspecifica. Diventato Fondazione nel 2022, Pianpicollo Selvatico è oggi la sua casa, luogo di ricerca e pratica quotidiana. Nel suo lavoro, utilizza la fotografia, la scrittura e il dialogo come veicoli di presenza. Dal 2017, cura il programma annuale Pianpicollo Research Residency, nel quale artisti e altri ricercatori lavorano insieme, alla radice della loro ricerca, in collaborazione con la comunità di umani e non umani di Pianpicollo. Dal 2021, coordina la partnership di Pianpicollo Selvatico con il Consiglio Nazionale delle Ricerche nel progetto BRIDGES, una riflessione partecipata sull'etica della ricerca attraverso pratiche condivise di incontro con il suolo. Con le opere di Caretto/Spagna

  • Titolo: Per piano solo Autore: Maria Pina la Marca Genere: Poesia Uscita: dicembre 2014 Pagine: 60 Lingua: Italiano

    In allegato CD omaggio

    Questo libro offre un viaggio in trenta poesie, intensamente evocative, dedicate al padre e alla madre da una voce della poesia contemporanea che si pone come testimonianza vera e sicura di un continuum affettivo mai interrotto. Un viaggio fisico e viscerale dentro la propria genesi, il proprio inizio. Poesie che accarezzano i loro soggetti con una delicatezza rara e commossa e che segnano, col passo della lettura, la misura di una distanza a volte incolmabile, a volte annullata. Quando questo accade tutti noi, figli, sentiamo di poter parlare con chi è stato, oppure è ancora, nostro genitore, da profondità che non credevamo di possedere, regalandoci l’intima consapevolezza della possibilità di un dialogo che lo scorrere di nessun tempo lineare avrà mai la forza di interrompere.

    Alle poesie sono stati abbinati dei brani classici di Debussy, Bach, Chopin, Grieg, Schumann, eseguiti dal Maestro Maurizio Baldin e raccolti nel CD omaggio allegato al libro.

    Maria Pina la Marca è nata in Puglia ma vive e insegna a Pordenone dal 1977. Nel 1987 ha pubblicato il volume di poesie “Maschere”, edito dalla Biblioteca di Montereale Valcellina e illustrato da Dino Pes; nel 1982 “Funamboli del cuore”, Edizioni del Rosone, Foggia; nel 2003 “Verrà l’inverno ancora”, Bastogi, Foggia; nel 2007 “L’aquilone terrestre”, Libreria al Segno Editrice, Pordenone. Altre poesie sono state pubblicate nelle raccolte “Messaggi”, a cura del Comune di Montereale Valcellina (Pn), 1986; “Incontri di poesia (I poeti tra noi)”, a cura del Comune di Cordenons (Pn), 1987 e 1991; “100 poesie d’amore”, Oscar Mondadori, Milano, 1996; AA.VV. “I poeti dell’Arca”, Bastogi, Foggia, 2004; AA.VV. “Poesie d’amore per il terzo millennio”, Bastogi, Foggia, 2006; “Antologia” (I poeti di Pordenone), Momi – Molinis- la Marca, Samuele Editore, Pordenone, 2011. Per la narrativa ha pubblicato “La mia Fenice, dietro le quinte”, Medianaonis editrice, Pordenone, 2013; è presente nel libro AA.VV. “Lettere, a te”, Samuele Editore, Pordenone, 2012; AA.VV. “Quello che le donne non dicono”, a cura della Compagnia di Arti & Mestieri, Pordenone, 2012. Un racconto inedito è stato inserito nell’antologia di AA.VV. “Il racconto mai scritto”, selezione letteraria 2005-2006, a cura dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino”, Milano. Ha scritto il copione teatrale “L’ultima recita”, liberamente ispirato alla vita di Jacopo Linussio. Ha collaborato con i giornali “Il Corriere di San Severo” e “Momento Sud” e tuttora scrive per la rivista “Eventi”, per la quale ha curato i supplementi speciali de “Le Giornate del Cinema Muto”.

  • Titolo: David Bowie L’arborescenza della bellezza molteplice Autore: Francesco Benozzo Pagine: 160

    I trattati mistici islamici, l’esoterismo quabbalistico, William Shakespeare, Oscar Wilde, Friedrich Nietzsche, William Hughes Mearns, Manuel Machado, Wallace Stevens, Charles Bukowski, Jack Kerouac, William Burroughs, Peter Ackroyd… sono alcuni dei testi e degli autori che hanno contribuito a forgiare la bellezza molteplice dell’arte di David Bowie, la sua eleganza decadente e solitaria, nutrendo quell’alchimia sperimentale e neoclassica tipica della sua musica e che ha dato vita al firmamento malinconico delle sue canzoni. 

    Al libro è allegato il CD “Ytiddo / BPB”: una reinterpretazione inedita di Francesco Benozzo di dodici brani di Bowie, riarrangiati per arpa celtica e bardica.

    Poeta, musicista, linguista, Francesco Benozzo insegna Filologia romanza all’Università di Bologna e ha all’attivo dieci CD (realizzati in Italia, Gran Bretagna e Danimarca) e oltre 600 pubblicazioni (tra volumi accademici, poemi, articoli scientifici e prose). Insignito nel 2017 del titolo di “Bardo honorário” dall’Assembleia da Tradição Lusitana, è considerato uno dei più originali interpreti contemporanei dell’arpa celtica, e come filologo dirige alcune riviste accademiche internazionali, dove si fa portavoce di un’idea libertaria, anarchica e anti-autoritaria degli studi umanistici, culminante nella disciplina di sua invenzione chiamata “Etnofilologia”. Da alcuni anni è candidato al Premio Nobel per la Letteratura.

  • Titolo: Carme Pinós. Della resistenza e della responsabilità A cura di: Matteo Zambelli Genere: Intervista Soggetto: Architettura, Neuroscienze Uscita: ottobre 2014 Pagine: 80 colori Lingua: Italiano ISBN: 9788897561231

    Selezionato e presentato in anteprima da pordenonelegge 2014

    In questa sua prima intervista pubblicata in Italia, l’architetto catalano Carme Pinós testimonia come l’architettura nelle sue migliori espressioni sia pensiero incarnato nell’o­pera, lontanissimo da infingimenti e compromessi. Il volume, arricchito da un ampio repertorio fotografico a colori, contiene alcune opere dell’architetto catalano, e fra esse spicca in modo particolare il recentissimo CaixaForum di Saragozza, progetto inedito finora in Italia. Il lavoro di Pinós non si vuole arrestare sul bordo del dato retinico dell’architettura, ma va oltre, a toccare corde più e profonde, dove lo spazio dell’architettura è in più intima connessione con l’umano e con l’intero suo spettro sensoriale e percettivo. Pinós è un architetto totale, che nel fare quotidiano e concreto raccoglie e sintetizza teoria e prassi, scrittura e disegno, e che valorizza nel suo lavoro due termini, resistenza e responsabilità, en­trambi vissuti da Carme Pinós e dal suo Estudio, come energie positive del progetto, piuttosto che come barriere da superare o aggirare.

    Carme Pinòs è un architetto catalano. Nata nel 1954, dal 1982 forma un sodalizio lavorativo con il marito, Enric Miralles, che si è concluso nel 1991. Nel 1991 ha fondato il proprio studio e trasferito la supervisione e la costruzione di numerosi progetti avviati nel precedente. Tra questi il Centro della Comunità e Auditorium in Hostalets de Balanya, La Mina Community Centre e il collegio di Morella. Da allora ha coniugato la sua attività di architetto con l’insegnamento in Università di fama internazionale, come Harvard. Attualmente sta lavorando, tra gli altri, al complesso residenziale di Novoli a Firenze, la sede del governo catalano a Tor­tosa, un liceo a Sant Carles de la Rapita, un edificio per uffici in Igualada e il design della Piazza Gardunya a Barcellona, così come a un edificio residenziale e alla Scuola Massana di Belle Arti adiacente alla piazza. Ha recentemente inaugurato il CaixaForum a Saragozza, forse il suo progetto più significativo. Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie, musei e università; dal 2006 il modello della Torre Cube fa parte della collezione permanente del MOMA.

  • Titolo: Chi è partito e chi è rimasto Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 14 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-08-8 Isbn versione ebook: 978-88-97561-96-5

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    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    Una delle più enigmatiche autrici del Novecento inglese mette in scena una storia eccentrica e raffinata 

    Nel breve romanzo di culto “Chi è partito e chi è rimasto” un piccolo villaggio inglese di fine Ottocento adagiato sulle sponde di un placido fiume viene improvvisamente colpito da una serie di calamità che sembrano il frutto di una violenta maledizione. A inaugurare la serie di terribili eventi è il fiume, che al principio dell’estate decide di straripare trascinando con sé gli abitanti in una ballata surreale e imprevedibile, contro la quale l’eccentrica famiglia Willoweed dispiegherà l’arsenale delle sue bizzarre forze, mentre il giornale del villaggio si chiede: «Chi sarà il prossimo a essere colpito dalla fatale follia?».

    Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.

    «Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly

    «Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation

    «La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson

    «Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia

    «Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it

    «Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio 

    «Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere

    «Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri

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    Lanark Vol.1 – Alasdair Gray

     14,90  14,16

    Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 188 Prezzo: 14,90 € Isbn: 9788897561446 Uscita: dicembre 2015 Volume primo Con prefazione di Jeff VanderMeer

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    Dalla prefazione di Jeff VanderMeer «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».

    Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali. Pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1981, Lanark ha immediatamente collocato Gray nell’empireo dei più importanti autori britannici ed è stato comparato, tra gli altri, a Dante, Blake, Joyce, Orwell, Kafka, Huxley e Lewis Carroll.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e alla traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian

    «Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK

    «Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge

    «Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore

    «Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto

    «Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times

    «Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it

    «Possibile che di un libro così importante non si avesse notizia e non fosse mai stato tradotto? Ora che è giunto in libreria l'ultimo volume [...] possiamo dirlo: sì, era possibile. Lanark [...] è un capolavoro». Vanni Santoni, La Lettura del Corriere della Sera

    «Senza dubbio Lanark è uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura contemporanea ma anche tra i più leggibili: un'autentica scoperta per il lettore che divora e viene divorato dalle visioni di Gray, tanto apocalittiche quanto politiche. Di certo Lanark non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il genio visionario di Gray è identico se non più potente di quello di Philip K. Dick. [...] Non aspettiamo che muoia, come Dick, per rendergli l'omaggio che merita: leggerlo». Gian Paolo Serino, Il Giornale

    «Di fatto, Lanark riesce a catapultarci in uno strano universo, risucchiando tutta la nostra voglia d’energia vitale fino alla fine, a cominciare dai libri di Duncan Thaw in cui la ricostruzione sia della Glasgow del tempo sia delle emozioni personali è del tutto lineare». Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini

    Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016 La Lettura del Corriere della Sera, Lanark, padre di tante distopie di Vanni Santoni 27/8/2017 Il Giornale, Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale di Gian Paolo Serino, 23/9/2017 Il Tascabile: Perché leggere Lanark Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini, 12/11/2017

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    Titolo: Pelle di luce Autrice: Ludovica Cantarutti Collana: Fuori collana Pagine: 140 Isbn: 978-88-97561-59-0 Genere: narrativa

    «All’inizio non voleva posare perché, diceva, il pittore poteva trasformare la realtà, mentre la fotografia non dava scampo. Eppure lui le aveva promesso di scattare qualcosa di diverso dalle semplici fotografie del suo corpo. Kiki, pur con un certo timore della novità, aveva accettato».

    Gli eroi delle storie narrate in questo libro sono Victor Hugo, Eugène Delacroix, Auguste Rodin, George Sand, Proust, Arletty, Boris Vian, Kiki di Montparnasse e molti altri, indimenticabili protagonisti di una vita parigina la cui fama è divenuta leggendaria. Pelle di luce, il racconto che dà il titolo a questo viaggio memorabile tra frammenti di vita e letteratura, realtà e sogno, simboleggia soprattutto il connubio di due elementi, pelle e luce, che riassumono l’effetto di trasognata materialità che Parigi ha sempre elargito al mondo, con un fascino oramai consegnato al mito.

    Ludovica Cantarutti è nata a Udine. Scrittrice e giornalista culturale, ha curato l’ufficio stampa e l’organizzazione di numerose manifestazioni culturali, mostre di architettura, cinema arte e teatro. In qualità di giornalista ha collaborato con Il Sole 24 Ore, Il Piccolo di Trieste, La Nazione di Firenze, Il Gazzettino di Venezia e numerose altre testate, e per Rai Uno ai programmi Italia Ore Sei e Ora di Punta. Ha curato l’opera inedita di Ippolito Nievo Le Invasioni Moderne e per Rizzoli il volume dedicato al Friuli Venezia Giulia, collaborando alle ricerche per la Storia della letteratura italiana curata da Walter Pedullà. Tra le sue opere la raccolta di poesie Ologrammi, con prefazione di Carlo Betocchi; Gente del Friuli, con prefazione di Stanislao Nievo; il romanzo Un the per Giovanni (mef- L’Autore Libri Firenze, 2013), dal quale è stata realizzata una riduzione teatrale nel 2014 e Amori (Lalli editore 2015).

    «È una sorta di fittissimo elenco telefonico senza tempo, questa raccolta di racconti a cui dà il titolo Pelle di luce, la storia della più famosa modella di Montparnasse, quando questo quartiere soppiantò Montmartre come dimora elettiva degli artisti all’inizio del Novecento. È come se Ludovica Cantarutti, talentuosa scrittrice friulana intuibilmente innamorata di Parigi, avesse trasformato la città in un immenso condominio al di fuori della dimensione temporale, abitato da tutti, ma proprio tutti i fantasmi che hanno contribuito a costruirne il mito negli ultimi due secoli». Mangialibri.com, Lisa Puzella

    Presentazione avvenuta presso La Feltrinelli di Udine il 20 0ttobre 2017

    «Mi fa davvero piacere incontrare Ludovica Cantarutti a Udine, sua città, dove abbiamo raramente l’occasione di sentirla. Prima di entrare nel merito del libro “Pelle di luce” che oggi presentiamo, vorrei fare alcune osservazioni sulla “veste” del libro che a me pare una sorta di mappa indicativa dei caratteri peculiari del lavoro:

    • Il libro presenta un’immagine di copertina dell’artista Laura Pizzato, che rimanda al forte interesse per l’arte figurativa da parte dell’autrice, compresa l’arte fotografica da lei stessa praticata. Riprende il titolo di un racconto (n. 16 del 2008) che parla di Kiki di Montparnasse. Musa, modella, cantante, pittrice, nel 1913, dodicenne, comincia la sua carriera che raggiunge il culmine della notorietà negli anni con Man Ray, ma allude a qualcosa di più generale e simbolico. ‘Pelle’ rimanda alla fisicità, cui nella vita e nella scrittura non si vuole rinunciare, anzi si vuole sottolineare, ‘di luce’ rinvia all’aspetto spirituale insito nella materia. Il titolo perciò suona come una dichiarazione della poetica che permea l’intero libro.
    • Il libro è “dedicato”, anzi “condiviso”, con le figlie dell’autrice, Ilaria e Scilla. La dedica recita: A Ilaria / la nostra Parigi, / con la pioggia incessante, / il vento pazzerello, / le nuvole frettolose, / il sole, / il cuore. A p. 32 si legge: “Erano madre e figlia e Parigi le aveva unite in un viaggio per soddisfare comuni interessi”. A p. 62: “Ilaria, mia fedele compagna di viaggio”. Di Scilla si parla ampiamente nel Viaggio a Martigny dove si ricorda un viaggio di molti anni prima per curare la malattia della bambina (p. 56) e poi a proposito della cerimonia pomeridiana del tè, quando “la bambina” “occupava di diritto il posto di capotavola” (p. 103 e segg).
    • Sulla maternità Ludovica ha idee molto precise che condivide con altre donne poete e scrittrici del passato citate nel libro: A proposito di Marceline Desbordes Valmore che scrisse poesie dolenti sulla morte del figlioletto, Ludovica commenta così: “Le mani che accarezzano un figlio diventano subito più esperte della vita e un tramite efficace fra l’animo carico della rinnovata vitalità e l’operosità quotidiana” (p. 47). Riferendosi a Bertè Morisot (e al rapporto con la figlia Julie), dice che “aveva dimostrato come l’esperienza della maternità potesse produrre arte” (p. 61) e ha modo di ribadire il proprio pensiero: “L’esperienza di maternità è una straordinaria eredità della quale si gode in vita, eredità o transfert da madre a figlio, e viceversa, di sentimenti, coraggio, volontà, trasformazione sinergica”. Affermazione questa molto importante e, direi, “sovversiva” rispetto alla mentalità comune, che ritiene la scrittura in qualche modo “sostitutiva” della maternità.
    • Da evidenziare un’altra scelta tipografica a mio parere molto significativa, la decisione di mettere in prima pagina la presentazione dell’autrice che di solito occupa un posto di secondo piano nel retro della IV di copertina. Qui è dichiarato quello che Ludovica è: scrittrice, giornalista, operatrice culturale, organizzatrice e altro ancora. Questo significa che Ludovica parte dalla consapevolezza piena e compiuta di sé per fare quello che fa, cioè il libro che segue, fuori da ogni falsa modestia. Lei è una donna che ha qualcosa da dire e che dice da un punto di vista preciso di pienezza di vita: donna e madre e artista. In questo senso è lei la protagonista del testo, una donna libera che non ha paura di esserlo. Mi spingo oltre, fino a sostenere che la scelta di alcuni personaggi femminili che compaiono nel libro non è esente da elementi di identificazione dell’autrice con la sua ‘eroina’, così come, rivolgendosi idealmente in modo diretto all’artista Tamara de Lempicka, che ritrae Ira Pierrot, osserva: “Dipingendo questo ritratto, ma non lo sai, dipingi anche un po’ te stessa, le tue aspirazioni, il tuo modo d vedere il mondo e di viverlo al centro delle tue passioni” (p. 109).

    L’esempio più notevole si trova p. 25-26, parlando di G. Sand: “Ma c’era qualcosa dentro di lei che premeva più forte all’indirizzo della sua totale indipendenza, qualcosa che veniva prima di ogni altro desiderio, di ogni possibile limite, di ogni forma educativa avuta, di ogni buon senso corrente e comune. Prima di tutto veniva la sperimentazione della vita come leva di un profondo senso di libertà personale. E che importava essere una donna alla quale la legge e il costume in uso a Parigi e nel resto d’Europa sconsigliava atteggiamenti che non fossero di prudente dipendenza dal padre prima e dal marito poi? Aveva dato ascolto, invece, alle necessità del suo spirito scegliendo una forma “aggravante” di vita, scegliendo cioè di fare la scrittrice e di provvedere alle sue necessità materiali proprio con quel lavoro. Il che aveva destato non poche critiche, a cominciare da suo marito e ancor più negli ambienti parigini dove, camuffata da apparente rigore, si esercitava molto bene una certa limitatezza mentale accompagnata da falso moralismo”.

    Tecnicamente il testo è una memoria di viaggi a Parigi, ma di tipo assai particolare. Il libro si presenta compatto ma ha un’origine che va raccontata per i suoi significati: sono racconti/saggio scritti per diversi anni, dal 1993 al 2015, in occasione del Natale, con puntualità, con un forte senso della ritualità. Mi soffermerò dopo su questa parola perché dalla lettura del libro ho ricevuto la sensazione che essa sia molto importante per Ludovica. Prima però vorrei sottolineare che il carattere del libro non è, come si potrebbe sospettare, frammentario, perché nel caso di Pelle di luce, l’intero è più della somma delle parti, e questo grazie alla forte personalità di Ludovica che ha preciso il senso della complessità e attraverso l’intuizione travalica il contingente e agisce pensiero creativo, lanciando ponti fra le varie narrazioni che mettono in luce le ragioni profonde della scrittura e anche “che cosa” si intenda per “viaggio” e per “scrittura”, e per “memoria”. Tutto ciò è detto a chiare lettere nella ‘dichiarazione’ di p. 73: “Tutte le mattine esco da casa e svolto generalmente a destra (a sinistra andrei verso place des Victoires o Palais-Royal) per prendere il métro e da lì confondermi con le migliaia di parigini, ritenendo questa opportunità una vera fuga dal quotidiano che imbriglia la mia esistenza. I parigini, un genere umano molto eterogeneo che non si stupisce di nulla: perciò molto eccitanti.

    Esco per seguire i miei itinerari alla scoperta di una città diversa, quella non frequentata dai turisti, alla scopertadi quartieri dove gli artisti hanno lasciato le loro energie. Le energie e la memoria. Protrarre la memoria di chi ci ha preceduto dà senso alla nostra vita e consente di riconoscersi, come se la memoria fosse un grande specchio; ma non per la riflessione della fisicità quanto per rimandare l’essenza che compone ciò che di noi non posiamo toccare materialmente.

    Assolvo così alla promessa fatta in un’altra vita di non staccarmi mai da un luogo straordinario in cui ho vissuto, chissà quando, e dove sono stata molto felice.

    Tutte le mattine esco e vado in cerca delle tracce di questa felicità”.

    • Ovviamente l’altra protagonista è la città, Parigi. Ma in che modo? S’è detto: non al modo dei turisti, piuttosto come una parigina. Una che si confonda fra gli altri. Ma non è nemmeno così perché non è la consuetudine all’ambiente che ti spinge a cercare quel particolare edificio dove c’è un particolare appartamento o caffè o museo privato dove viveva un particolare personaggio del tempo che fu. Ludovica si muove dentro Parigi con obiettivi precisi, predisposti per tempo e accuratamente preparati, in modo che la conoscenza diretta avvenga quando già l’animo è pronto ricevere e capire. In questo modo non le sfugge nulla: l’assetto urbano nel suo mutarsi nel tempo, l’architettura del luogo, l’arredo interno agli ambienti. I “luoghi” della sua Parigi sono davvero “suoi” per come li vive.

    Qualche esempio: quando si reca al Museo - Casa di Victor Hugo descrive così l’ambiente: “Due rampe di scale larghe, nella penombra accogliente, sostenute da una ringhiera in ferro battuto e con un corrimano in legno. […] Le pareti erano anch’esse ricoperte in legno” (p. 9) e così via di dettaglio in dettaglio.

    Del Parco dell’Hôtel Biron, “poco distante dalla spianata degli Invalidi”, divenuto museo per le statue di Auguste Rodin, scrive: “La luce chiara della luna nella notte limpida e asciutta attraversava i tappeti d’erba e galoppava per insinuarsi attraverso i vetri privi di imposte nelle stanze dell’Hotel, pavimentate in legno chiaro” (p. 19).

    Il Gran Café Capucines (dove nel 1895 si tenne la prima proiezione della storia del cinema) è osservato accuratamente: “piccole vetrate in cui erano raffigurati grappoli di glicini fioriti … molti specchi, cestini di piante verdi appesi alle strutture portanti in legno, tavoli corredati da sofà di velluto rosso”.

    A proposito di una sala da tè dove si ferma a leggere Il conte di Montecristo di A. Dumas, ha modo di parlare dei passages, Galerie Vivienne e Colbert in particolare, che così descrive: “snodati corridoi di suggestione urbana e di dimensione viscerale che segnavano un percorso interno fra i palazzi, con il tetto chiuso di vetro e ferro” (p. 36).

    L’approccio di Ludovica alla cultura forse è un po’ snobistico, come quando, ripensandosi a Parigi e a certe giornate di settembre le sfugge un pensiero dichiaratamene elitario: “solo per me, per quella disposizione d’animo che ogni tanto rende esclusive le cose di tutti” (p. 51), o come quando afferma, visitando la casa di Vian, “eredità che volevo raccogliere e respirare direttamente nella sua casa” (p. 84).

    E a proposito del poco conosciuto museo della Vita Romantica, afferma “l’antica ritualità della memoria si è leggermente standardizzata per troppa fruizione di un bene come la cultura che va, al contrario, centellinato, come fosse un elisir o una coppa di vino pregiato e non una qualsiasi cola” (p. 77).

    Torna qui il termine “ritualità”, cui accennavo prima e ritorna più volte nel corso delle narrazioni, (a proposito della preparazione dei pennelli per la pittura di Delacroix, (“preludio d’amore”), della “cerimonia del tè” in casa propria, dell’abitudine all’assenzio per Verlaine… Ha modo di definire ‘ritualità’ come “occasione ritmata per mettere da parte tutto il resto e respirare il piacere di stare insieme” (p. 99). Ma penso a qualcosa in più. Seguendo il poeta Pierre Reverdy (*1960) distingue fra ‘tempo che trascorre e ‘tempo che perdura’. Ritualizzare momenti di vita significa quasi ‘fermare’ il tempo, costringerlo a perdurare, quindi il significato, lungi dall’aver un significato religioso, è proprio ritualità ‘laica’ e rimanda al valore che diamo alle cose della vita se ci accompagnano in modo significativo, impedendo che tutto ci scorra via senza che ce ne avvediamo. Bisogna imparare a soppesare l’attimo, goderlo fino in fondo, reiterarlo, tenercelo come dono della vita.

    Ludovica dunque si muove attraverso Parigi con la libertà di chi fa esattamente quello che desidera e con la gioia della consapevolezza, andando nella direzione dei luoghi che le evocano atmosfere o situazioni, o verso incontri con persone per le quali prova interesse. Si tratta di persone speciali, scrittori, artisti, poeti, musicisti, che conosce perfettamente nelle loro vicende biografiche o artistiche, che colloca negli appartamenti dove hanno vissuto, negli hotel dove si sono fermati, nei caffè dove si sono recati, e si chiamano Victor Hugo, Delacroix, Rodin, Proust, Dumas, Kerouac, Boris Vian, e tutte le donne scrittrici e artiste che ho nominato prima, da G. Sand a Colette.

    Si noterà che si tratta di persone del passato, che però Ludovica incontra realmente , ‘vede’ nella loro presenza materializzata dall’intensità della conoscenza e del desiderio, dalla ‘corrispondenza’ fra le anime.

    Se è vero ciò che dice Hillman sulle biografie, che si tratta di un “andar per fantasmi”, Ludovica compie proprio questo miracolo, di dar consistenza ai ‘fantasmi’ di queste persone d’eccezione, con il loro portato di intensità vitale al di là della comune nozione di vita e morte.

    Questo e molto altro ancora (per esempio considerazioni sulla solitudine dell’artista, sulla vecchiaia per una donna intellettuale) si trova in questo Pelle di luce, del quale ringraziamo la paziente e preziosa costruzione fatta sotto il segno di, come dicono in inglese, “I care”, mi sta a cuore.

    Marina Giovannelli

  • Titolo: Il dramma di Niov Autore: Massimiliano Galli Illustrazione di copertina: Riccardo Fabiani Pagine: 144 Fedrigoni Arcoprint edizioni 85gr Lingua: Italiano ISBN: 9788897561071

    Piove sempre a Niov. La pioggia cade insistente, testarda. Cede il posto solo alla neve, che a ondate ricopre di un bianco accecante le strade di questa città perduta, nel tentativo di purificarla da un male incurabile. Ma cosa è accaduto, una notte di molti anni fa, nel momento esatto in cui la pioggia cedeva il passo alla prima neve d’inverno? Un dramma, senza dubbio, i cui contorni nebulosi dovranno essere ricostruiti attraverso i frammenti sparsi nella memoria di due fratelli e il cui ricordo li stringe in una morsa invincibile.

    Una volta che il quadro degli eventi sarà ultimato e la sua immagine messa a fuoco, che cosa accadrà? Su Niov si alzerà un sole splendente, oppure calerà una notte senza fine simile a una condanna alla quale non sarà più possibile appellarsi?

    Massimiliano Galli è nato nel 1979 a Bollate (MI), vive a Camnago Volta (Como) dove svolge la professione di avvocato penalista ed è studioso di criminologia; allievo di Vincenzo Guarracino, illustre critico letterario, ha iniziato a scrivere raccolte di poesie e a partecipare con successo a concorsi letterari.

    Riccardo Fabiani si cimenta con talento in copertine, disegni, illustrazioni, acqueforti e fotografie. In quarta elementare scopre che disegnare è il modo migliore per parlare con il mondo. Da allora non si è più arrestato.

    Leggi un estratto del libro: clicca qui

  • Titolo: Tecnica sociale dell'informazione Sottotitolo: La rivoluzione nella comunicazione: da target a persona Autore: Francesco Fattorello Curatore: Giuseppe Ragnetti Genere: Saggistica Uscita: gennaio 2015 Pagine: 152 Lingua: Italiano

    Ancora oggi molti teorici della comunicazione insistono sul fatto che le persone, definite target, assorbano in maniera passiva e in toto i dettami dello strapotere mediatico. Nel corso della sua lunga fortuna la tecnica sociale dell’informazione elaborata da Francesco Fattorello, primo docente di Storia del giornalismo in Italia, ha messo in discussione questo sistema. Secondo la teoria di Fattorello, infatti, gli attori del processo comunicativo sono parimenti elevati al rango di soggetti, egualmente dotati di facoltà opinanti e, di conseguenza, hanno pari dignità. Allo stesso modo non esiste alcun tiratore che colpisce un target, bensì due soggetti attivi che reagiscono ai numerosi stimoli ricevuti sulla base delle proprie facoltà di giudizio e delle proprie attitudini sociali, prodotte da determinati processi di acculturazione.

    Nell’anno del trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, Francesco Fattorello si pone come una delle figure rivoluzionarie e fondamentali nel mondo della comunicazione. A settant’anni dalla sua prima elaborazione, la tecnica sociale rappresenta un modello irrinunciabile di riferimento per chiunque voglia confrontarsi con la pratica della comunicazione nel nostro tempo, un modello in grado di fornire risposte all’altezza delle crescenti esigenze di informazione e di comunicazione che connotano le società di oggi.

    Francesco Fattorello (Pordenone 1902 - Udine 1985) è stato giornalista e studioso, dal 1928 primo docente incaricato della cattedra di Storia di giornalismo in Italia, dal 1928 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste e dal 1934 presso la medesima Facoltà dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. In questa città fondò e diresse, dal 1947 in poi, l’Istituto Italiano di Pubblicismo. Nella sua lunga carriera di studioso Fattorello fu anche docente e membro del Consiglio di amministrazione del Centre International pour l’enseignement supérieur du journalisme dell’Università di Strasburgo. A lui è dedicato l’Istituto “Francesco Fattorello” di Roma, diretto da Giuseppe Ragnetti, curatore di questo volume.

    Giuseppe Ragnetti, professore di Psicologia sociale, è specializzato nelle discipline dell’informazione e della comunicazione. Insegna anche presso la Laurea Specialistica in Editoria Media e Giornalismo dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. Ha raccolto l'eredità culturale e continua l'opera del suo Maestro Francesco Fattorello, dando seguito alla sua tradizione scientifica e didattica anche a livello internazionale. Dal 1986 dirige l'Istituto “Francesco Fattorello” di Roma, che attiva la Scuola superiore di Metodologia dell'Informazione e Tecniche della Comunicazione, erede della prima Scuola italiana nell'ambito della comunicazione e dell'informazione, fondata da Fattorello nel 1947. L’Istituto Fattorello è l'unico membro istituzionale italiano ammesso in iamcr/aieri, massima organizzazione mondiale del settore. L’Istituto prosegue in forme e strutture adeguate ai tempi la diffusione dell’impostazione teorica fattorelliana promuovendone la conoscenza a tutti i livelli, con un'attività didattica ininterrotta da settant'anni.

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.7/2017 - Das Animal Autore: a cura di Daniele Balicco e Cecilia Canziani Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-63-7 Uscita: dicembre 2017

    Descrizione «Das Animal» è dedicato al rapporto tra teoria marxista, antispecismo e filosofia dell’animalità. È possibile studiare i modi di produzione capitalistici prescindendo dall’analisi dello sfruttamento selvaggio delle forme di vita umane e non umane? L’ambientalismo potrebbe essere dunque il punto di partenza per ripensare la lotta di classe nel presente? Una cosa è certa: dall’industria alimentare all’agricoltura intensiva, dalla filiera dell’abbigliamento a quella cosmetica, tutti i viventi sono oggetto di un inarrestabile processo di espropriazione. Questo numero approfondirà le relazioni tra capitalismo e sfruttamento della biosfera (antropocene) tracciando le possibilità di una “rivoluzione selvatica”.

    INDICE: Bisogna sdraiarsi per terra fra gli animali per essere salvati. Breve nota su una lettera personale di Rosa Luxemburg Daniele Balicco

    Composita solvantur Cecilia Canziani e Luca Bertolo

    Organismi e oggettivazioni. Un’indagine storico-materialistica su l’umano e l’animale Joseph Fracchia

    Per una teoria della società futura oltre l’ambientalismo e l’umanismo Mario Lupoli

    Un incontro con Agnes Heller Francesca Testi

    Dieci brevi note su Giorgio Agamben, l’Università, e la trilogia non dichiarata Leonardo Caffo

    Daniele Balicco insegna Estetica sociale all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi e all’Istituto Europeo del Design (IED) di Roma. Collabora con il quotidiano Il Manifesto e per il sito di critica culturale “Le parole e le cose”. Tra le sue pubblicazioni: Non parlo a tutti. Franco Fortini intellettuale politico (Manifestolibri, 2006); Made in Italy e cultura. Indagine sull’identità italiana contemporanea (Palumbo, 2016).

    Cecilia Canziani è curatrice e storica dell’arte. Il suo lavoro si concentra sulla pratica artistica e sulla didattica della cultura visiva contemporanea. Insegna Fenomenologia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti de l’Aquila. È Adjunct Professor e Academic Advisor del Masters in Arts Management presso la American University in Rome e co-fondatrice del progetto editoriale di libri d’artista per l’infanzia les cerises.

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.9/2019 - Ripensare l'animalità Autore: a cura di Nicola Zengiaro Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-32107-28-9 Uscita: settembre 2019

    Descrizione

    Il numero “Ripensare l’animalità” raccoglie i testi presentati durante il congresso “Rethinking Animality: International Animal Studies Conference” svoltosi all’Università di Santiago di Compostela nel 2018. L’editoriale offre un ampio scenario dei temi concernenti la questione animale partendo dalle teorie sul postumanismo e l’etologia contemporanea, passando per l’etica animale di stampo analitico, per concludere con la filosofia dell’animalità. Oltre ai saggi del congresso, le interviste con Felice Cimatti e Rosi Braidotti mostrano come tale dibattito stia cambiando il pensiero della filosofia e dell’arte contemporanea.

    INDICE:

    Editoriale Introduzione di Nicola Zengiaro Riflessioni aperte sul postumanesimo filosofico di Francesca Ferrando Soggettività e la natura declinativa dell’essere animale di Roberto Marchesini Dinamiche della popolazione incontrano l’etica ambientale: perché aiutare gli animali in natura? di Oscar Horta Camilla Alberti, Nonostante, con uno scritto di Gabriela Galati Animal activists and social change di Siobhan O’Sullivan Pulcinella. Estetica animale come estetica prima di Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni
    La vita che sfugge. Immaginare l’animalità del mondo. Nicola Zengiaro in conversazione con Felice Cimatti Attivarsi aspettando che la tempesta passi. Leonardo Caffo in conversazione con Rosi Braidotti

    Nicola Zengiaro insegna storia e filosofia a Vicenza. Si è laureato in filosofia sotto la direzione di Maurizio Ferraris e specializzato, lavorando con il professor Oscar Horta, nel Master in Filosofia dell’Università di Santiago di Compostela (USC) dove attualmente sta svolgendo il dottorato di ricerca. È vicepresidente della ONLUS Gallinae in Fabula, fa parte della redazione di Animal Studies. Rivista italiana di zooantropologia e Relations: Beyond Anthropocentrism. È ideatore e organizzatore dell’“International Animal Studies Conference” svoltasi a Santiago di Compostela nel 2018 dal titolo “Rethinking Animality”. Ha pubblicato nel 2019 il libro edito da Graphe Il mondo dell’animalità: dalla biologia alla metafisica ed è curatore della collana “Semi per il futuro” con la stessa casa editrice.

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.8/2018 - A partire da Tiziano Terzani Autore: Leonardo Caffo e Valentina Sonzogni con un'intervista ad Angela Terzani Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-85-9 Uscita: dicembre 2018

    Descrizione

    Corpo-Dio-Animali-Realtà: attorno a questi quattro poli si sviluppa il dialogo immaginario degli autori con Tiziano Terzani, nel momento in cui egli sceglie l’identità fluida di Anam — il senzanome — e si avvicina alla riflessione sugli animali. Terzani, infatti, negli ultimi mesi di vita, abbracciò uno stile di vita ispirato ai principi della non-violenza e modificò profondamente il suo punto di vista sugli animali, praticando il vegetarianesimo. Le istanze dell’antispecismo e della lotta per la liberazione animale sono oggi più che mai intrecciati ai destini del mondo, alla ricerca di un futuro migliore, e a numerosi campi di ricerca che dischiudono prospettive inaspettate per la nostra specie. Dialogando con Terzani, a partire da alcuni suoi aforismi e ispirandosi ad alcuni dei luoghi, reali e immaginari, visitati nei numerosi viaggi dallo scrittore, gli autori scrivono un percorso tra arte, filosofia, alimentazione, letteratura, oriente e occidente. Senza dimenticare che, come scrisse Terzani «Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato».

    Leonardo Caffo, filosofo, insegna Ontologia al Politecnico di Torino. Scrive regolarmente sul Corriere della Sera e L’Espresso. Tra i suoi ultimi libri La vita di ogni giorno (2016), Fragile Umanità (2017) e Vegan (2018). Con Valentina Sonzogni nel 2014 ha già pubblicato Un’arte per l’altro, libro speciale della rivista Animot che dirigono insieme uscito in italiano, inglese e francese. Valentina Sonzogni, storica dell’arte e della architettura, dirige l’Archivio Dorazio a Milano, ha precedentemente lavorato in diversi musei e archivi per l’arte contemporanea in giro per il mondo. Per Safarà ha inoltre curato Salvi! (2016).

  • Titolo: La domestica e la padrona di casa Autore: Clara De Lucchi

    Il lavoro di una colf qualificata è quello di far diventare le case più pulite, più ordinate, più igieniche, più belle. Per prendersi cura degli spazi e delle cose in modo professionale serve però tecnica e passione. Questo testo suggerisce, a coloro che vogliono avvicinarsi alla professione di domestica, il modo giusto per farlo. La padrona di casa risulta essere una figura che accompagna la loro crescita sia professionale che umana.

    Clara de Lucchi si è laureata in Lettere presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha fondato e conduce tutt’oggi il B&B Villa Bedin ubicato a Fontanafredda (PN) e, inoltre, è creatrice di un corso per domestici (www.corsiperdomestici.net).

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.10/2020 - L'arte per l'altro, ancora Autore: a cura di Gabi Scardi Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-95-8 Uscita: settembre 2020

    Descrizione

    Il decimo numero di Animot vede protagonisti gli artisti e il loro modo talvolta diretto, talaltra obliquo, ma efficace, di confrontarsi con l’animalità. Le loro opere enucleano punti di vista poco frequentati e possono essere lette come implicite proposte che investono gli ambiti della coesistenza e della cooperazione, dell’abitare, di un possibile tipo di relazione più equilibrata ed empatica con il contesto ambientale e antropico. Sono preziose perché possono contribuire a evitare il rischio della rimozione, a tenere alta la soglia di attenzione, a intraprendere una riflessione che è anche confronto stringente con noi stessi. Il volume comprende testi critici, scritti autoriali e interviste.

    INDICE:

    Editoriale

    Introduzione di Gabi Scardi

    Coffee in the morning for a very large flock of fruit bats di Jimmie Durham

    L’animale postumano. Cosa c’è dietro la proliferazione degli animali nell’arte contemporanea? di Ana Teixeira Pinto

    Thinking animals. Claudia Losi intervistata da Pietro Gaglianò

    Una conversazione con Nina Katchadourian attraverso l’aperto di Agamben. Nina Katchadourian intervistata da Francesca Brusa

    Cani di quartiere di Sonia Arienta

    Animal Studies e arte: elefanti nella stanza di Giovanni Aloi

    Disegni di Atelier dell’Errore (laboratorio di arti visive, Reggio Emilia)

    Gabi Scardi è storica dell’arte e curatrice di arte contemporanea. È presidente di NAHR, Nature Art & Habitat Residency, Val Taleggio, Bergamo. Ha lavorato con diverse istituzioni e musei in Italia e all’estero, tra cui: Pac, Milano; Museo del Novecento, Milano; Pirelli Hangar Bicocca, Milano; MAXXI, Roma; Biennale di Venezia; Royal Academy, Londra; Louisiana Museum, Copenhagen. Tra gli esiti principali della sua ricerca sul tema del rapporto tra animale umano e non-umano nell’arte si ricorda il Padiglione Greco della Biennale di Venezia del 2015, con il progetto Why Look at Animals? Agrimiká dell’artista Maria Papadimitriou.

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    Lanark Vol. 2 – Alasdair Gray

     16,00  15,20

    Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 165 Prezzo: 16,00 € Isbn: 9788897561354 Uscita: 25 agosto 2016 Volume secondo

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    Dalla prefazione di Jeff VanderMeer «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».

    Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali. Pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1981, Lanark ha immediatamente collocato Gray nell’empireo dei più importanti autori britannici ed è stato comparato, tra gli altri, a Dante, Blake, Joyce, Orwell, Kafka, Huxley e Lewis Carroll.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e alla traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian

    «Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK

    «Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge

    «Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore

    «Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto

    «Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times

    «Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it

    «Possibile che di un libro così importante non si avesse notizia e non fosse mai stato tradotto? Ora che è giunto in libreria l'ultimo volume [...] possiamo dirlo: sì, era possibile. Lanark [...] è un capolavoro». Vanni Santoni, La Lettura del Corriere della Sera

    «Senza dubbio Lanark è uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura contemporanea ma anche tra i più leggibili: un'autentica scoperta per il lettore che divora e viene divorato dalle visioni di Gray, tanto apocalittiche quanto politiche. Di certo Lanark non è ancora conosciuto come meriterebbe. Il genio visionario di Gray è identico se non più potente di quello di Philip K. Dick. [...] Non aspettiamo che muoia, come Dick, per rendergli l'omaggio che merita: leggerlo». Gian Paolo Serino, Il Giornale

    «Di fatto, Lanark riesce a catapultarci in uno strano universo, risucchiando tutta la nostra voglia d’energia vitale fino alla fine, a cominciare dai libri di Duncan Thaw in cui la ricostruzione sia della Glasgow del tempo sia delle emozioni personali è del tutto lineare». Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini

    Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016 La Lettura del Corriere della Sera, Lanark, padre di tante distopie di Vanni Santoni 27/8/2017 Il Giornale, Nella Glasgow di Alasdair Gray il fantasy diventa critica sociale di Gian Paolo Serino, 23/9/2017 Il Tascabile: Perché leggere Lanark Alias, Il Manifesto, Marco Fazzini, 12/11/2017

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    Titolo: Si può ancora fare Autore: a cura di Ferruccio Merisi Genere: Narrativa, studi sociali Pagine: 256 Isbn: 978-88-97561-58-3 Uscita: dicembre 2016

    Con interventi di Claudio Bisio, Giulio Manfredonia e molti altri

    Un progetto che è la continuazione ideale del film Si può fare (2008) di Giulio Manfredonia con Claudio Bisio e Giuseppe Battiston

    Un libro per celebrare i 35 anni di attività della Coop Noncello, realtà storica per il progresso sociale del nostro Paese. Quest’o- pera è una fondamentale antologia di frammenti di vita scritta da uno dei più importanti autori teatrali della scena contemporanea. Opzionata per l’adattamento teatrale, è attesa a gran voce da un pubblico sensibile alle tematiche dell’integrazione.

    Descrizione Nel 2008 il regista Giulio Manfredonia raccontò, con il film Si può fare, la nascita di Coop Noncello, realtà storica che ha contribuito in modo determinante al progresso sociale italiano. Oggi, dopo trentacinque anni di attività e un immenso patrimonio di storie vissute, la Cooperativa ha scelto di regalare al lettore alcune delle sue più recenti esperienze. Ferruccio Merisi ha raccolto alcune voci di riferimento del passato e del presente di questa intensa epopea umana: ex direttori e presidenti, assistenti sociali, professori universitari, il regista e lo sceneggiatore del film nonché il suo attore principale, Claudio Bisio. Ma soprattutto i veri protagonisti di questo libro sono i soci odierni della Noncello, come preziosi monologhi in prima persona: un’umanità reale e presente, spesso dimenticata ai margini, e divenuta produttiva ritagliando per sé un frammento di spazio in un mondo “non adatto ai non adatti”.

    Ferruccio Merisi ha scritto e/o diretto, dal 1976 a oggi, oltre cento spettacoli per il teatro. Con la sua attuale compagnia, la Scuola Sperimentale dell’Attore di Pordenone, si occupa molto di linguaggi performativi contemporanei, includendo, in questo orizzonte, anche i progetti di ascolto e di assistenza espressiva verso le differenze.

    «Si Può Ancora Fare è un libro non scritto, ma diretto da Ferruccio Merisi. Pensieri e parole autentiche di vita, da chi ha vissuto la sofferenza della malattia fisica e mentale e del dolore che porta a sparire ed essere esclusi senza dignità e via d’uscita. È la storia autenticamente provata di chi, la Cooperativa Sociale Noncello di Pordenone, ancora oggi produce ricchezza e crescita culturale, con la qualità del lavoro di chi è riconosciuto diverso e con l’amore folle di chi è normalmente conosciuto». Manuel Giuliano, Giornalista Indipendente, 11/12/2016

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    Lanark Vol. 3 – Alasdair Gray

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    Titolo: Lanark - Una vita in quattro libri Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 208 Prezzo: 16,00 € Isbn: 978-88-97561-43-9 Uscita: febbraio 2017 Volume terzo

    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

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    Dalla prefazione al primo volume di Jeff VanderMeer  «Nella terribile devastazione dello scenario di Unthank che ci offre Alasdair Gray, bocche giganti calano dal cielo per divorare il protagonista, Lanark, e un vento freddo si alza “insieme all’odore salato di alghe putrescenti, e poi uno caldo di carne arrostita”. Lanark ne viene inghiottito, e lo stesso accade al lettore».

    Descrizione Lanark – Una vita in quattro libri racconta i destini di due città che corteggiano il dissolvimento, Unthank e Glasgow, mentre fluttuano incerte sul limitare del passato e del futuro. Lungo le loro strade tortuose verranno dipanati gli intricati fili che uniscono le vite di Lanark e di Duncan Thaw i quali, nell’attraversare un vasto e labirintico universo simbolico, ci conducono nei sentieri battuti dell’uomo contemporaneo, tanto pericolosi quanto seducenti, tanto impensabili quanto reali.

    Nel terzo capitolo della celebre saga distopica Duncan Thaw è impegnato a divenire adulto, a sfidare la sua arte, a rincorrere il riflesso inafferrabile di innumerevoli donne e a portare la sua vita all’estremo limite. Le conseguenze saranno imprevedibili e scopriremo incerte verità sull’identità dell’uomo che, risvegliatosi ad Unthank, prenderà il nome di Lanark.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Uno dei pilastri della narrativa del XX secolo» The Guardian

    «Non c’è riassunto che possa fare giustizia a quello che Gray è riuscito a fare in Lanark». BBC UK

    «Alasdair Gray è una specie rara nella letteratura anglosassone, un autentico sperimentalista, che ha trasgredito a ogni normale tradizione della prosa, in un delirio conturbante». David Lodge

    «Uno dei romanzi più innovativi e trasgressivi della letteratura scozzese contemporanea». Il Sole 24 Ore

    «Finalmente approda in Italia Lanark, una vita in quattro libri, per Safarà Editore, in un’edizione elegante e originale». Il Manifesto

    «Lanark diverrà, per un istante o per tutta la vita, il libro di cui i lettori non potranno fare a meno». The New York Times

    «Il mio consiglio è di non perdere l’occasione e sostenere questa storica iniziativa culturale, un tassello per la fondazione di un’identità europea in divenire e un’esperienza letteraria indimenticabile». Ultimavoce.it

    Il Manifesto; Gli angoli bui del mondo di Andrea Comincini, 14/04/2016 Il Sole 24 Ore; L'Ulisse in versione scozzese di Renzo S. Crivelli, 1/05/2016 Ultimavoce.it; Il capolavoro che non hai mai sentito nominare di Alessandro Benassi, 28/08/2016 Scenaillustrata.com; Alla ricerca della vita dentro la vita di Andrea Comincini, 1/10/2016

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    Titolo: La bella burocrate Autore: Helen Phillips Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 176 Titolo originale: The Beautiful Bureaucrat Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-70-5; versione epub: 978-88-97561-76-7

    Acquista l'e-book su: Ibs.it; Amazon.it; Bookrepublic.it

    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    «Narrata con il tocco lieve di Calvino e il cuore caldo di Saramago, questa piccola  fiaba nera è divertente, cupa, spaventosa e bellissima. La adoro». Ursula K. Le Guin

    Tra i migliori romanzi dell’anno del New York Times

    In un edificio privo di finestre in un remoto quartiere di un’immensa città, la nuova assunta Josephine immette una serie infinita di numeri in un programma conosciuto solo come Database. Mentre i giorni si inanellano l’uno all’altro insieme alle pile di indecifrabili documenti, Josephine sente nascere dentro di sé un’inquietudine sempre più sottile e penetrante. Dopo l’inspiegabile sparizione di suo marito, in un crescendo vertiginoso Josephine scoprirà che la sua paura, divenuta oramai terrore, era pienamente giustificata.

    Helen Phillips è autrice dell’opera And Yet They Were Happy, nominata tra le migliori raccolte del 2011 da The Story Prize. È la vincitrice del Rona Jaffe Foundation Writer’s Award, dell’Italo Calvino Prize in Fabulist Fiction, The Iowa Review Non ction Award, e del Diagram Innovative Fiction Award. I suoi lavori sono apparsi in NPR’s Selected Shorts e in Tin House. Vive a Brooklyn con il marito, l’artista Adam Douglas Thompson, e i loro figli.

    «Una parabola seducente». Vanity Fair

    «Kafka amerebbe questo romanzo». NPR

    «Un’irresistibile e insolita messa in scena nella quale l’amore tra Joseph e Josephine – giocoso, solidale, intimo – li forgia per la tempesta esistenziale e metafisica che si scatena intorno a loro». The New York Times

    «L'ibrido tra quotidianità più comune e deformazione fiabesca che propone ha una originale e spiazzante forza narrativa». Elisabetta Rasy, Il Sole 24 Ore

    «Il romanzo di Helen Phillips [...] è un libro straordinario». Letizia Magnani, Il piacere della lettura

    «La bella burocrate è fiabesco, visionario, distopico, consapevole di Franz Kafka e di David Lynch, inaspettatamente sentimentale, a volte». Tiziana Lo Porto, D di Repubblica, 2/9/2017

    «Un romanzo che riflette "sulla tendenza della tecnologia a registrarci come numeri piuttosto che come individui"». Noemi Milani, Il libraio.it, 5/9/2017

    Tra i 24 autori da non lasciarsi scappare al Festivaletteratura secondo Laura Pezzino di Vanity Fair

    «La vicenda di Josephine, che Hellen Phillips racconta con delicatezza, ma anche con i colori del thriller, porta a riflettere sia su un nostro possibile futuro, sia sul modo in cui la letteratura potrebbe influenzarlo». askanews.it, 7/9/2017

    «La claustrofobia è una condizione canonica per gli eroi dei romanzi esistenziali. L'ufficio, in un edificio senza finestre di un remoto quartiere, dove Josephine inserisce una serie infinita di numeri in un programma conosciuto come Database, è un luogo esistenziale che rappresenta la nascita e la morte e quello che riusciamo a fare in mezzo. Quello che è claustrofobico è proprio la nostra vita e la questione che sollevo è: come riusciamo a trovare calore e bellezza in questa claustrofobia?». Ansa.it, 9/9/2017

    «La scrittrice mescola le atmosfere angoscianti della precarietà e della spersonalizzazione a una vena sentimentale che riemerge, a ogni fine giornata, quando Josephine e Joseph si ritrovano nei loro tristi giacigli contrapponendo alla durezza del vivere la dolcezza della loro complicità». Corriere della Sera, 19/9/2017

    «Sono passati 33 anni dal 1984 fantasticato da George Orwell nel capolavoro che inaugurò l'era della distopia. Concetto ormai abusato in un mondo letterario succube della serialità televisiva. La bella burocrate ne rinnova però il senso e la sceneggiatura, costruendo con alcuni suoi ingredienti una parabola senza tempo sull'alienazione umana che cresce di intensità pagina dopo pagina. Uno psicothriller metafisico con in sottofondo il costante ronzio della tastiera, simile al "silenzioso ruggito di un milione di scarafaggi in marcia"». Panorama.it

    «Da quando la distopia è diventata così mainstream, è bello leggere qualcosa che riesca davvero a distinguersi». Una banda di cefali

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    Titolo: Mrs. Brooks, New Jersey Autore