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    Titolo: 1982 Janine Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa Pagine: 368 Prezzo: 21 € Isbn: 978-88-32107-25-8 Copertina: Alasdair Gray

    1982 Janine si svolge nel corso di una sola notte nella modesta camera d’albergo di una qualche cittadina scozzese, e interamente nella mente del protagonista Jock McLeish: è il 1982 e questo supervisore alla sicurezza divorziato, insonne e alcolizzato valuta se proseguire o meno il suo cammino terreno, cercando al contempo di inabissarsi nelle sue più familiari e sfrenate fantasie erotiche, di cui Janine è la regina incontrastata. Le fantasie subiscono tuttavia interruzioni costanti dall’alta marea dei ricordi che minaccia di riportarlo alla realtà, e da intromissioni divine che lo conducono a epifanie di struggente delicatezza e a vertici di inarrivabile umorismo, in un’opera che eccede qualsiasi genere letterario.

    Alasdair Gray (1934-2019) è stato un eclettico scrittore, poeta e drammaturgo, e uno dei più grandi artisti scozzesi contemporanei. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark. Una vita in quattro libri: scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal Guardian «uno dei pilastri della narrativa del XX se- colo». Oltre a 1982 Janine e Lanark Safarà Editore ha pubblicato la raccolta di racconti Con un piede nella fossa, mentre sono in corso di pubblicazione A History Maker e Unlikely Stories, Mostly.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Gray è il primo grande romanziere scozzese dopo Sir Walter Scott». Anthony Burgess «I libri di Gray hanno trasformato le possibilità del romanzo e 1982 Janine è uno dei suoi romanzi più potenti, un perfezionamento della sua combinazione di anarchia, gentilezza e lirismo; la sua comprensione filosofica dell’epico quotidiano e il suo perfetto esistenzialismo rimodellano la forma classica del romanzo». Ali Smith «Lanark è ampiamente e giustamente considerato il capolavoro di Gray, ma io adoro questo romanzo e il suo protagonista: il masturbatore, alcolizzato, conservatore Jock. [...] È uno dei miei dieci libri preferiti». Irvine Welsh «1982 Janine mi ha ridato lo slancio per continuare a scrivere». Jonathan Coe «Forse il miglior artista-scrittore della sua generazione... Tumultuoso, inventivo, straziante... Un’opera che fa la storia». Will Self «L’influenza di James Joyce e Laurence Sterne è molto evidente, ma Gray non è un semplice derivato di questi maestri. È uno scrittore completamente indipendente». David Lodge

  • Titolo: A/metà Autore: Jasmin B.Frelih Traduzione: Michele Obit Genere: Narrativa Pagine: 361 Prezzo: 21,00 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-12-8

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    «Una narrazione di attualità con una stilizzazione deliziosamente sperimentale... A/metà ha decretato Frelih come una delle stelle emergenti della letteratura slovena». World Literature Today È il 2036, venticinque anni dopo l’avvento della Grande Cacofonia che ha distrutto la rete di comunicazioni globale inaugurando l'era post-Internet. In un mondo incerto sulla soglia del tempo che ospita le vestigia di passato, presente e futuro – dove in rigogliosi boschi sloveni ci si imbatte nei corpi di soldati austroungarici mentre a Edo conturbanti cyborg vengono assunti come agenti teatrali – tre vecchi amici, Zoja, celebre poetessa trapiantata a Brooklyn, Evan, geniale regista teatrale allo sbando, e Kras, ex ministro della Guerra, saranno destinati a incontrarsi riannodando i fili interrotti delle loro esistenze in una narrazione esilarante e gioiosamente anarchica capace di evocare con occhio profetico una possibilità del nostro più imminente futuro.

     

    Jasmin B. Frelih è nato a Kranj, in Slovenia, nel 1986 e ha studiato comparatistica, teoria e storia della letteratura presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Lubiana. Il suo primo romanzo A/metà (Na/pol) è stato accolto con grande entusiasmo di critica e lettori, aggiudicandosi il premio per il miglior debutto letterario della Slovenian Book Fair e il prestigioso European Union Prize for Literature. L’opera è sta- ta inoltre finalista del Premio Kresnik ed è stata tradotta in oltre dieci lingue. Dopo A/metà l’autore ha pubblicato una raccolta di racconti, Ideoluzije, e una di saggi, Bleda Svoboda, vincendo con quest’ultima il premio Marjan Rožanc per la migliore pubblicazione di saggistica. Suoi racconti, saggi e traduzioni di autori americani compaiono nelle principali riviste letterarie slovene tra cui Sodobnost, Literatura e Dialogi. Nel 2021 il suo secondo romanzo, Piksli, è stato pubblicato dalla casa editrice Beletrina di Lubiana.
    Michele Obit (Ludwigsburg, 1966) vive a San Pietro al Natisone (Udine). Ha pubblicato le raccolte poetiche Notte delle radici (1988), Per certi versi / Po drugi strani (1995), Epifania del profondo / Epiphanje der Tiefe (Austria, 2001), Leta na oknu (2001), Mardeisargassi (2004) Quiebra-Canto (Colombia, 2004), Le parole nascono già sporche (2010), Marginalia/Marginalije (Lubiana, 2010) e la plaquette Un uomo è anche un aratro (2015). Ha tradotto in italiano i più importanti poeti sloveni delle giovani generazioni e scrittori come Brane Mozetič, Miha Mazzini, Aleš Šteger, Florjan Lipuš e Boris Pahor.  

    «L’opera possiede un tono spettrale ed etereo che sarà apprezzato dai lettori alla ricerca di rompicapi ingegnosi». Publishers Weekly «La miscela di antiche e nuove tecnologie si traduce in un romanzo speculativo e filosofico dalle atmosfere uniche». Words Without Borders «Il tono è di volta in volta poetico, satirico, ironico e apocalittico, virando nella sua conclusione verso il caos surreale. È questo stile a rendere eccezionale il romanzo di Frelih». iLiteratura.cz «A/metà è una soverchiante visione del futuro... e mostra un eccezionale scrittore al lavoro». De Standaard
    «Un romanzo che ripaga un'attenta lettura per le scene brillanti, per i suoi personaggi credibilmente imperfetti e per la sua arguzia secca, talvolta spietata». SFX «Un’esperienza di lettura da capogiro... Come una sessione di surf a rotta di collo capace di tenervi incollati allo schermo fino alle prime ore del mattino con un mix di stili, toni, prospettive e significati in grado di darvi dipendenza». Bruzz

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    “Amatka” – Karin Tidbeck

     16,00  15,20

    Titolo: Amatka Autore: Karin Tidbeck Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 228 Prezzo: 16 € Isbn: versione cartacea: 978-88-97561-88-0

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    VOTA AMATKA AL MODUS LEGENDI 2020 - FINO AL 6 FEBBRAIO 2020

    Uno dei migliori libri del 2017 per The Guardian

    Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.

    Karin Tidbeck è originaria di Stoccolma, in Svezia, ma vive e lavora a Malmö. La sua opera prima, la raccolta di racconti del 2012, Jagannath, è stata premiata con il Crawford Award 2013 ed è stata finalista per il World Fantasy Award. In Italia, un suo racconto è apparso nella raccolta Le Visionarie (Produzioni Nero, 2018), curata da Ann e Jeff VanderMeer.

    «Il mio libro preferito degli ultimi anni, un classico istantaneo». Jeff VanderMeer

    «Un romanzo indimenticabile [...] in egual misura Le Guin, Kafka e Borges». The Guardian

    «Nel suo romanzo acuto e bizzarro, Karin Tidbeck evoca con precisione una realtà distopica, in un crescendo inquietante». Helen Phillips

    «Uno spaventoso ritratto di una realtà post-verità». NPR

    «Una distopia che si nutre delle parole per plasmare una realtà stupefacente e piena di contraddizioni, dal fascino rivoluzionario per una storia che non ha nessuna risposta e pone invece tantissime domande al lettore». Please another book

    «Cos'è la realtà? Come si muove la gente in questa realtà? A che prezzo una rivoluzione è accettabile? Che prezzo dobbiamo pagare per rendere sicura questa società?». Fantasymagazine alla presentazione di Karin Tidbeck a Stranimondi

    «Tidbeck è una scrittrice con un mondo proprio e una lingua per raccontarlo. [... ] le sue sono parole “si danno al mondo” senza paura che quest’atto di apertura al nuovo e all’indefinito possa annientarle». Il Tascabile

    «Sarebbe stato difficile attaccare l’abusata etichetta di “romanzo femminista” a un’opera complessa, che rimanda la ribellione esplicita fino a quando non è, davvero, quasi troppo tardi, e una dittatura si dimostra assai difficile da rovesciare senza abbracciare tra le conseguenze possibili l’annullamento, la deriva, una radicale perdita di identità». Violetta Bellocchio per Il Libraio

    L’autrice sarà in Italia a ottobre 2018 per un tour di presentazione del libro che toccherà:

    Anteprima: 30 settembre ore 18 – #Genova – BOOK PRIDE - sala Ducale spazio aperto – con Violetta Bellocchio Alla presenza dell’autrice: 3 ottobre – Padova – Libreria Il mondo che non vedo - ore 19 4 ottobre - Bologna - tè con l'autrice e firmacopie - La confraternita dell'uva // Libreria - Cafè - Wine Bar - Ora del tè con la scrittrice svedese Karin Tidbeck | firmacopie 4 ottobre – Bologna – Bologna Libreria Coop. Zanichelli – con Sara Marzullo - alle ore 18 5 ottobre – Torino – Libreria Therese - con Luca Ragagnin – dalle ore 20 - dalle 19 aperitivo svedese a cura di Papaia Gastronomia & Catering 6 ottobre – Milano – Walden Milano - Walden Milano presenta: "Amatka" di Karin Tidbeck - con Valentina Avanzini – dalle 18.30 – a seguire aperitivo

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    Titolo: Building Art. Vita e opere di Frank Gehry Autore: Paul Goldberger A cura e traduzione: Matteo Zambelli Genere: Saggistica, biografia Pagine: 496 Prezzo: 35 € Isbn: 978-88-97561-51-4

    Dal vincitore del premio Pulitzer Paul Goldberger il ritratto di uno dei più celebri architetti del nostro tempo

    Building Art. Vita e opere di Frank Gehry, dipinge con grande accuratezza biografica il percorso umano, artistico e professionale di un architetto che ha segnato profondamente l’architettura contemporanea, ridisegnandone i confini e nutrendo l’immaginario delle sue infinite possibilità. Con tocco brillante e cura per i dettagli, il vincitore del premio Pulitzer Paul Goldberger riesce così nell’ambiziosa impresa di comporre un ritratto non solo di Frank Gehry, ma anche del più vasto scenario che ne ha nutrito l’ispirazione, ostacolato le imprese e amato le sue più coraggiose realizzazioni, restituendoci una chiave per comprendere la personalità di un uomo che ha ridisegnato la mappa, emotiva e progettuale, delle possibilità offerte dall’architettura.

    Paul Goldberger, collaboratore di Vanity Fair, è stato il critico di architettura per il New Yorker e ha iniziato la sua carriera al New York Times, dove è stato insignito del Premio Pulitzer per la critica. È autore di diversi libri, fra i quali: Why Architecture Matters, Building Up and Tearing Down: Reflections on the Age of Architecture e Christo and Jeanne-Claude. Insegna alla New School e tiene conferenze per tutti gli Stati Uniti. Vive a New York.

    «Straordinariamente piacevole da leggere... ricco di dettagli interessanti sul percorso professionale di Gehry e sulla sua personalità estremamente complessa». Los Angeles Times

    «Questo studio critico completo di un importante architetto con- temporaneo è scritto da uno dei migliori critici dell’architettura... [Un] volume eccezionale... Altamente consigliato». Library Journal

    «In quest’opera profondamente personale e arguta, Paul Goldberger si sofferma sul genio progettuale e sull’affascinante angoscia di un innovatore che non ha smesso di creare per quattro decadi. Il risultato è un capolavoro illuminante». Walter Isaacson, Ceo CNN

    «Un incontro con un architetto ambizioso, impertinente e brillante e [una guida che] ve lo presenterà in una prospettiva caustica e tagliente. Un viaggio istruttivo e sorprendente nei luoghi sacri della struttura di potere dell’architettura contemporanea». Nicholas Fox Weber, The New York Times Book Review

    «È una storia emotiva del grande maestro, più che una classica biografia, quella scritta da Paul Goldberger. In ventuno capitoli racconta le vicende (complesse) che hanno caratterizzato l’esistenza di Frank Gehry». Abitare.it

  • Titolo: Chi è partito e chi è rimasto Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 14 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-08-8 Isbn versione ebook: 978-88-97561-96-5

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    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    Una delle più enigmatiche autrici del Novecento inglese mette in scena una storia eccentrica e raffinata 

    Nel breve romanzo di culto “Chi è partito e chi è rimasto” un piccolo villaggio inglese di fine Ottocento adagiato sulle sponde di un placido fiume viene improvvisamente colpito da una serie di calamità che sembrano il frutto di una violenta maledizione. A inaugurare la serie di terribili eventi è il fiume, che al principio dell’estate decide di straripare trascinando con sé gli abitanti in una ballata surreale e imprevedibile, contro la quale l’eccentrica famiglia Willoweed dispiegherà l’arsenale delle sue bizzarre forze, mentre il giornale del villaggio si chiede: «Chi sarà il prossimo a essere colpito dalla fatale follia?».

    Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.

    «Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly

    «Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation

    «La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson

    «Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia

    «Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it

    «Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio 

    «Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere

    «Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri

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    Titolo: Con un piede nella fossa Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa - raccolta di racconti Pagine: 140 Prezzo: 16 € Isbn: 978-88-97561-79-8 Copertina: Auro Basilicò

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    Questo libro è disponibile unicamente in formato obliquo.

    Dal 1981, quando il celebre romanzo di Alasdair Gray “Lanark. Una vita in quattro libri” è stato pubblicato per la prima volta, i suoi personaggi sono invecchiati quanto il loro autore. “Con un piede nella fossa” narra così le vicissitudini di 13 uomini negli ultimi stadi della decrepitezza fisica, morale e sociale, tracciando una panoramica antropologica e letteraria che rappresenta un autentico toccasana per i giovani. Una raccolta di racconti irrinunciabile e spassosa, che ribadisce la posizione di Gray come uno dei maestri indiscussi della narrativa contemporanea.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Un’eccezionale raccolta... incredibilmente originale». Ali Smith

    «Uno degli scrittori più dotati che abbiano mai impugnato la lingua inglese». Irvine Welsh in The Guardian

    «In queste 13 storie, Gray danza attraversando i molti malumori della vita moderna». Publishers Weekly «Una raccolta curiosa di storie semiautobiografiche, dall’ormai veterano autore Alasdair Gray». Kirkus Reviews

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    “Consenso” – Saskia Vogel

     18,00  17,10

    Titolo: Consenso Autore: Saskia Vogel Traduzione: Alice Intelisano Genere: Narrativa Pagine: 224 Prezzo: 18 € Isbn versione cartacea: 9788832107029 Isbn versione ebook: 978-88-32107-27-2

    IN PRENOTAZIONE - IN LIBRERIA 19/9/2019

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    «Potevamo giocare al potere, esplorare ruoli che non ci erano ancora permessi al di fuori di quelle quattro mura, ma perché quello spazio fosse sacro, doveva essere considerato sacro da tutti noi».
    Dopo la sparizione del padre, disperso nell’oceano al largo della costa di Los Angeles, Echo si inabissa lentamente in uno stato di paralisi emotiva: priva di punti di riferimento e disorientata dalla freddezza e dall’instabilità della madre, dopo il fallimento di un’improbabile carriera di attrice Echo cerca di trovare conforto nell’unico modo che conosce: perdendosi nella vita di estranei. Quando nella sua vita irrompe una dominatrice di nome Orly, Echo intraprende un percorso che la porterà a sperimentare un’inedita possibilità di relazione con il mondo e con se stessa, al cui interno la potenza dei sentimenti sopiti troverà un nuovo, prorompente spazio in cui esistere.

    Saskia Vogel è nata a Los Angeles nel 1981 e vive a Berlino. Ha scritto di genere, potere e sessualità per Granta e The Paris Review e ha tradotto in inglese alcune delle opere delle più importanti autrici svedesi contemporanee, tra cui Lena Andersson e Karolina Ramqvist. Il suo acclamato debutto letterario, “Consenso” (Permission), è stato pubblicato in cinque paesi ed è in corso di adattamento per trarne una serie televisiva.

    «Come per Joan Didion, per Vogel l’atmosfera è tutto, e le sue frasi sono perfette e incisive come una puntura di medusa». John Freeman
    «Se Joan Didion avesse scritto della comunità BDSM di Los Angeles, il suo libro sarebbe stato Consenso». Emily Temple, Literary Hub «Splendidamente scritto, misterioso e avvincente». Janet Fitch, autrice di “Oleandro bianco – White Oleander” «L’eroina in lutto del debutto di Saskia Vogel cerca conforto nella scena delle dominatrici di Los Angeles, sperimentando i confini tra desiderio, potere e libertà personale». The New York Times Book Review «Consenso è una storia di lutto, solitudine e sadomasochismo. [...] Ma non troverete traccia di cliché: i frustini diventano parte di una moderna storia d’amore, solitudine e guarigione, in un contesto irrequieto che ha le sfumature della storia newyorkese Cat Person di Kristen Roupenian». The Guardian «Consenso scava nel paesaggio incerto che giace proprio sotto la fabbrica dei sogni di Hollywood che tutti pensiamo di conoscere, e contro ogni previsione trova al suo interno qualcosa di sacro. In parte Il giorno della locusta, in parte Histoire d’O, il tenero debutto di Vogel è destinato a entrare nel canone emergente dei grandi romanzi di Los Angeles». Ryan Ruby, autore di “The Zero and the One”

    Pordenonelegge.it - 22 settembre - ore 19 Convento di San Francesco, Saletta Presenta Elisabetta Pozzetto

    Bologna - 23 settembre - ore 19 Libreria Confraternita dell’Uva In dialogo con Ghinea

    Milano - 24 settembre - ore 19.30 Libreria Walden Presenta Francesca Bussi

  • Titolo: Corteo di ombre. Il romanzo di Tamoga Autore: Julián Ríos Traduttore: Bruno Arpaia Pagine: 128 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 16 € Isbn9788832107395

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    Nella sua prima traduzione italiana firmata da Bruno Arpaia, l’“esordio” rimasto a lungo inedito del celebre scrittore spagnolo. «Era giunto il momento che il pubblico italiano conoscesse uno scrittore come Julián Ríos, che con questo “romanzo di racconti”, dalla scrittura nitida e inquietante, ci fa immergere nell’atmosfera di un paese come tanti, ma pieno di minacciose ombre del passato». Bruno Arpaia Alla fine degli anni Sessanta, Julián Ríos iniziò a lavorare a quello che sarebbe stato il suo primo romanzo, ma temendo che non avrebbe superato la severa censura spagnola sotto la dittatura di Franco, decise di non presentarlo a nessun editore. Presto distratto da quello che sarebbe stato il suo progetto più grandioso, il manoscritto fu messo da parte e dimenticato, finché l’autore non l’ha ritrovato quasi cinquant’anni dopo, intatto nella sua forza. "Corteo di ombre" è una ballata intrisa di storie indimenticabili il cui epicentro è una suggestiva evocazione della Galizia, tra le mura immaginarie di Tamoga: una città di confine, custode di gelosie e rancori, luogo di rappresaglie e vendette tramandate di generazione in generazione, teatro delle infinite varianti dell’odio e dell’amore.

    Julián Ríos (Vigo, Spagna, 1941) è considerato tra i più influenti scrittori spagnoli contemporanei. Dopo aver scritto due libri con Octavio Paz, Ríos ha pubblicato numerose opere di narrativa e saggistica acclamate dalla critica. "Corteo di ombre", scritto in epoca franchista e rimasto in un cassetto per lungo tempo, è stato pubblicato per la prima volta nel 2008.

    «Le opere di Julián Ríos sono molto importanti... un’assimilazione della tradizione più radicale». Octavio Paz «Julián Ríos è tra gli scrittori più inventivi e fantasiosi della lingua spagnola». Carlos Fuentes «Proveniente dalla tradizione letteraria che ha creato il Finnegans Wake e i romanzi di Arno Schmidt, Vladimir Nabokov e Italo Calvino, Ríos ha creato un’isola radicalmente personale nell’universo della letteratura». L.A. Times «Un autentico stregone». Kirkus Reviews
  • Titolo: Dal fulmine la luce Autore: Marie-Claire Blais Traduzione: Federica Di Lella Genere: Narrativa Pagine: 240 Prezzo: 18 € Isbn9788832107432

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    Il secondo volume del celebre ciclo "Soifs", inaugurato con "La sete", firmato dalla scrittrice canadese, nella sua prima traduzione italiana.

    «Coraggiosa, violenta, abbacinata, Marie-Claire Blais è uno dei segreti inabissati della letteratura contemporanea». Claudia Durastanti, Tuttolibri Nel secondo volume del ciclo "Soifs", ancora una volta ambientato nella lussureggiante isola senza nome del Golfo del Messico, microcosmo in cui luce e oscurità si combattono senza trovare riposo, il lettore troverà molti degli iconici personaggi de "La sete", tra cui Renata, Carlos, Samuel, Mélanie, Mama e Vénus, ma conoscerà anche nuovi protagonisti tormentati dalla stessa sete di vita, giustizia e libertà: Jessica, giovane aviatrice sacrificata all’ambizione degli adulti, la Madonna delle buste – una Giovanna d’Arco dei tempi moderni visitata dalle voci sui marciapiedi di New York – e tutt’intorno una gioventù bollente, talvolta violenta, spesso solo ebbra di sensualità. "Dal fulmine la luce" mette nuovamente in scena il respiro apocalittico di una grande scrittrice del nostro tempo, un inno al fragile splendore della Terra e alla forza redentrice dell’arte, celebrazione dell’umanità nell'essere allo stesso tempo carnefice e salvatrice di sé stessa.

    Marie-Claire Blais (Québec, 5 ottobre 1939 – Key West, 30 novembre 2021) è stata una scrittrice canadese, autrice del celebre ciclo  "Soifs". Con la pubblicazione della sua prima opera, "La belle bête", nel 1959, viene salutata come una delle più importanti scrittrici della sua generazione. Nel corso della sua vita le vengono conferiti innumerevoli premi, tra cui il Prix Molson du Conseil des arts du Canada e il Prix du Gouverneur général, riconoscimenti che l’hanno consacrata ai vertici della letteratura contemporanea.

    «Tra le più grandi e originali scrittrici della nostra epoca». The New Yorker «Considerata un’erede di Virginia Woolf, è stata candidata al Nobel. Dagli anni Settanta in poi la sua scrittura è diventata sempre più impressionistica, “ellittica”, focalizzata sull’interiorità, fino al ciclo "Soifs": un racconto in dieci libri che scorrono come correnti in un oceano, le virgole come onde». Viviana Mazza, La Lettura «Blais ha scritto modestamente, generosamente, la Divina Commedia del nostro tempo». Le Devoir «Raramente un romanzo è stato così perfettamente fedele al suo tempo come i romanzi del ciclo "Soifs" firmati da Marie-Claire Blais». Libération «Con una scrittura e uno stile che echeggiano Roberto Bolaño tanto quanto Joyce, Proust e Virginia Woolf, un viaggio in una galleria di personaggi che ragionano sui fatti della vita e gli orrori del mondo». Tiziana Lo Porto, Il Venerdì
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    Titolo: eterno inizio Autore: Pia Abelli Toti Genere: Poesia Pagine: 185 Prezzo: 16,90 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-10-4

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    «Un pensiero poetante, una poesia pensante che lei definisce “scri- vere in versi” in una sorta di singolare stream of consciousness rapsodico [...] per un progetto capace di stimolare una creatività libera e incondizionata». Dalla prefazione di Mario Turello
    "eterno inizio", raccolta di poesie di Pia Abelli Toti, nasce insieme al progetto scrivereINversi, dedicato a sondare le caratteristiche del linguaggio poetico, con particolare attenzione al suo ruolo nello sviluppo del processo del pensiero.
    Il presente volume include inoltre video, immagini, testi critici nonché poesie di diversi autori e tre sezioni di esercizi liberi di scritturaINversi fruibili attraverso la realtà aumentata: una raccolta poliedrica a sostegno della tesi che la creatività e la struttura del linguaggio poetico, supportate e integrate da altre forme di conoscenza, possano concorrere nel costruire nuove vie di adattamento, comunicazione e cooperazione.

    Pia Abelli Toti nasce a Trieste nel 1941. Si laurea in Scienze geologiche tra Roma e Trieste e negli anni ‘80 consegue una seconda laurea in Psicologia, divenendo psicoterapeuta.
    Nel 2009 dà origine a La Casa Totiana in cui raccoglie e ordina i fondi artisti- ci di Gianni Toti e Marinka Dallos Toti. Nel 2015 contribuisce all’avvio della startup Poetronicart, dedicata agli operatori delle arti.

    «eterno inizio è un mondo cristallizzato di bit ed emozioni che comprende mondi diversi, dal bit più profondo alla pagina del libro [...] Qui spetta a noi immaginare un libro che non è lo strumento abitualmente pensato, ma un nuovo strumento, che ci fornisce una chiave per entrare in utilizzi altri. E il primo utilizzo è proprio il pensare stesso».
    Dall’introduzione di Mattia Aron Greco
     
     

  • Titolo: Fra le tue dita gelate. Racconti fantastici Autore: Francisco Tario Traduzione: Raul Schenardi Genere: Narrativa Pagine: 232 Prezzo: 18 € Isbn9788832107449

    Per questo titolo il formato obliquo non è al momento disponibile.

    "Fra le tue dita gelate", dedicato all’amata moglie Carmen Farell, il “mágico fantasma” che attraversa impalpabile il respiro di ogni pagina, è considerato all’unanimità il capolavoro di Francisco Tario, enigmatico protagonista della letteratura messicana del Novecento. Scritti con una prosa di inquietante bellezza, i racconti surreali, grotteschi e sensuali qui riuniti illuminano i varchi di accesso verso una dimensione altra che scorre parallela alla comune percezione, disseminando il testo di anticipazioni che solo i lettori più scaltri sapranno individuare e svelando, solo in parte, l’enigma della narrazione. Nascite mostruose, oceani voraci e amori chimerici: lo spirito avanguardistico di Tario avverte il lettore di trovarsi sul terreno sdrucciolevole tra la veglia e il sogno, tra l’incubo e il ricordo, e che il solo modo di uscirne è attraversarlo, facendo attenzione a non scivolare per sempre nel lato del possibile.

    Francisco Tario (Città del Messico, 9 dicembre 1911 – Madrid, 30 dicembre 1977) pseudonimo di Francisco Peláez, è stato uno scrittore, apprendista astronomo e calciatore professionista messicano. Considerato un outsider per non avere aderito né a correnti artistiche né a gruppi letterari, è oggi ritenuto una figura emblematica della narrativa fantastica latinoamericana. Spesso paragonato a Juan Rulfo per l’approccio radicalmente personale alla scrittura, tra i suoi temi favoriti c’è il limite sensoriale dell’umano nel percepire la vastità del mondo che lo circonda, territorio esplorato con sottile umorismo e una profonda attenzione verso l’insolito e il grottesco, coordinate che lo hanno allontanato dal tradizionalismo di molti dei suoi contemporanei, facendogli guadagnare lo status di scrittore di culto.

    L’opera qui presentata è dedicata all’amata moglie Carmen Farell che nel 1968, l’anno della sua prima pubblicazione, era scomparsa da appena un anno. Il titolo originale, Una violeta de más, è un’allusione a una preziosa lettera che lei gli aveva inviato, corredata da una viola.
    «Uno scrittore la cui figura è ancora intrisa di mistero». Alejandro Toledo, curatore di Francisco Tario. Antología «C’è sempre qualcosa nella letteratura di Francisco Tario che evoca lacrime imbalsamate e valzer notturni, angoscia esistenziale e romanticismo lunare. Tario è sempre stato un pellegrino senza locanda. Un instancabile viaggiatore dell’arcano che trascina con sé un’eco di sogni e risate». Mauricio González de la Garza «Come Bachelard, Tario è un sognatore; un sognatore di parole scritte, pieno di follia, chimere, sogni, ricordi d’infanzia, immagini in movimento». Esther Seligson «Gli scrittori di racconti messicani hanno in Tario uno dei loro rappresentanti più squisiti, stravaganti e atipici. Autore di un’opera immaginifica e inclassificabile, Tario è stato un’onda che è salita come la marea, fino a diventare una tempesta». Geney Beltrán, curatore della mostra per il centenario della nascita dell’autore «Francisco Tario ha sempre scritto fuori dal mondo letterario. Nella storia della letteratura spicca per la sua unicità, per il talento lirico, la stravaganza, il predominio dell’innovazione e l’altissima qualità estetica». La Jornada «Un autentico scrittore. Temo, però, che non lo faranno mai accademico. È un vero peccato, perché le accademie sono piene di fantasmi e lì Tario avrebbe un perfetto campo di sperimentazione». José Moreno Villa
  • Titolo: Gentiluomini dell'Ovest Autore: Agnes Owens Traduttore: Anna Mioni Pagine: 160 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 16 € Isbn9788832107548

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    «Agnes Owens è la più ingiustamente trascurata di tutte le scrittrici scozzesi. Il perché mi è sconosciuto». Alasdair Gray Gentiluomini dell’Ovest è il primo romanzo pubblicato da Agnes Owens nonché l’opera che la introdusse nel circolo dei letterati scozzesi. Romanzo corale costituito da una serie di episodi tra loro connessi, l’opera narra le vicende di Mac, muratore ventiduenne che fatica a sbarcare il lunario nel- la Glasgow degli anni Ottanta. Esilarante parabola sulla povertà di mezzi e la ricchezza di spirito, Agnes Owens celebra la classe lavoratrice scozzese in un ritratto umoristico e spesso tagliente nella sua mirabile precisione, capace di rivelare l’immancabile unione di dramma e commedia in ciascuna delle avventure dell’eroe di questo romanzo così come nella commovente, avvinazzata, indimenticab le umanità che lo circonda.

    Agnes Owens è nata nel 1926 a Milngavie, nella Scozia sud-occidentale, ed è scomparsa nel 2014 a Vale of Leven. È stata scrittrice, operaia, addetta alle pulizie e dattilografa. I suoi libri includono People Like That e For the Love of Willie, selezionato per lo Stakis Prize nel 1998. I suoi racconti sono apparsi insieme a quelli dei suoi amici e colleghi autori James Kelman e Alasdair Gray in Lean Tales.

    «I tratti distintivi di Agnes Owens sono l’ironia schietta, l’imperturbabile umorismo scozzese e la pragmatica insistenza nel dipingere la surrealtà insita nella normalità delle vite della maggior parte di noi» Ali Smith «Gentiluomini dell’Ovest è più di uno spaccato sociale su cui d vremmo sbattere il naso, è un’opera d’arte. Il suo umorismo non scaturisce né dalla violenza né dall’ubriachezza che Mac dà per scontate e che cerca di evitare, bensì dai fraintendimenti della gente perlopiù rispettabile – l’essenza della commedia da Sogno di una notte di mezza estate a What Ho! Jeeves». Alasdair Gray, Scottish Review of Books «La sua prosa esalta l’umorismo pungente nelle vite dei personaggi in bilico tra farsa e tragedia... Owens è un regalo per il mondo urbano scozzese». Observer «Una scrittrice di genio. La sua prosa è unica; limpida e calma... innegabilmente divertente. Il suo umorismo nero e la sua penetrante capacità di osservazione ricordano Muriel Spark». The Guardian
  • Titolo: Gli Ancestrali Autore: Brian Catling Traduzione: Massimo Gardella Genere: Narrativa Pagine: 440 Prezzo: 25,00 € Isbn versione cartacea: 9788832107401

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    L'eco della foresta senza fine riecheggia nuovamente nel secondo volume della celebre trilogia fantasy. «Erano rinnegati, risvegliatisi dopo avere dormito un sonno troppo profondo durante il quale avevano intessuto fili e sedimenti dei sogni. Sognavano di tornare a essere angeli, o ancora peggio: uomini». «Un’abbacinante avventura psichedelica... ferocemente surreale». The Guardian
    Nelle viscere del Vorrh nuovi e singolari accadimenti destano la preoccupazione di coloro che abitano al limitare delle sue immense vastità, e oltre. A Londra e in Germania creature indefinibili si stanno risvegliando dopo un lungo sonno popolato di sogni e incubi pronti a unirsi alla sostanza della realtà: sono gli Ancestrali, gli angeli che non sono riusciti a proteggere l'albero della conoscenza, e il loro risveglio fa sussultare il respiro dell’antica foresta. Poco lontano, la città coloniale di Essenwald è preda del caos perché i Limboia, gli unici capaci di estirpare dal Vorrh il legname capace di nutrirla, sono scomparsi nelle profondità della foresta. Un gruppo di specialisti viene inviato per trovarli: guidati dall'ex ciclope Ishmael valicano i suoi confini, mentre un suo antico guardiano osserva e tesse la più tremenda delle vendette.Nel frattempo, in un villaggio, una bambina meticcia viene trovata in una casa sperduta: le sue origini sono sconosciute e manifesta poteri al di là della sua stessa comprensione. Il conflitto oramai sembra inevitabile perché il passato e il presente, l'umano e l'inumano sono in rotta di collisione, e il Vorrh sarà lo scenario di un epico scontro di forze. Tessendo ancora una volta il reale e il possibile, Gli Ancestrali evoca personaggi storici come William Blake e luoghi come il Bedlam Asylum, popolando il suo mondo di creature immaginifiche in un romanzo di rivelazioni e nascondimenti, nascite e sepolture, irrinunciabile proseguimento della magnifica e vasta impresa inaugurata nel primo capitolo della trilogia Vorrh.
    Brian Catling è nato a Londra nel 1948. Poeta, scultore, pittore e artista performativo, realizza installazioni e dipinge ritratti di ciclopi immaginari. Tra le sue opere più famose si annovera il celebre memoriale per la Torre di Londra. Catling ha tenuto mostre personali in prestigiose gallerie europee ed è membro del Linacre College, professore emerito presso la Ruskin School of Art dell'Università di Oxford, nonché Accademico della Royal Academy of Arts. Gli Ancestrali è il secondo capitolo dell’acclamata trilogia Vorrh.
    Massimo Gardella (Milano, 1973) è scrittore e traduttore di oltre sessanta opere, tra cui il monumentale "Jerusalem" di Alan Moore (Rizzoli Lizard, 2017). Tra le sue opere "Il male quotidiano" (Guanda, 2012) e "Chi muore prima" (Guanda, 2013) entrambi finalisti al Premio Scerbanenco. Ha inoltre pubblicato articoli e racconti per quotidiani e riviste tra cui “Il Fatto Quotidiano”, “Il Corriere della Sera”, “La Stampa” e “Doppiozero”.
    «Epico... emotivamente avvincente... onirico. Catling intreccia una narrazione alternativa della storia con la creazione di nuovi miti, in un insieme che toglie il fiato». NPR «Gli Ancestrali di Brian Catling, come le opere di Mervyn Peake, è al di fuori di qualsiasi genere. Il capitolo centrale, costituito da tre piani distinti, è persino meglio di Vorrh, il volume che lo ha preceduto. La trama è complessa, monumentale, avvincente e colma di immagini indimenticabili. Se vi è piaciuto Tito di Gormenghast, lo splendido romanzo di Catling è probabilmente quello che fa per voi». The New Statesman «Gli Ancestrali si delizia del suo status di iato tra Genesi e Apocalisse, applicando il gioco di prestigio che fanno molti dei migliori libri centrali delle trilogie. William Blake fa la sua apparizione, così come il teatro yiddish, le ghigliottine, le radio che trasmettono dal futuro, le premonizioni della Shoah a Brick Lane e una soffiata a mezza voce sullo Squartatore». The Guardian «Il Vorrh è l’epicentro di tutta la narrazione: la gigantesca foresta che vive di ricordi e divora la memoria degli uomini, avvolta da strati di congetture; un crocevia di misteri, un vortice mitologico, un attratore strano (come direbbero i fisici e i matematici), fatto di leggende e paure, cruento e sensuale». Blow Up
  • Titolo: "Il figlio della fortuna" Autore: Tsushima Yūko Traduzione: Maria Teresa Orsi Genere: Narrativa Pagine: 208 Prezzo: 18,00 € Isbn versione cartacea: 9788832107074

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      Una speciale edizione a cura di Maria Teresa Orsi del classico della letteratura giapponese moderna, tra i più celebri esempi dello shishōsetsu, il “romanzo dell’io”. «Un romanzo formidabile». Angela Carter «Il figlio della fortuna celebra sottilmente le donne che non si conformano, come l’autrice stessa: un romanzo ispiratore, di grandissima bellezza e profondità». The Japan Times
    «Un’essenziale rivisitazione della condizione della maternità». The Asia-Pacific Journal
    Kōko, insegnante di pianoforte part-time e madre single di una figlia che disapprova le sue scelte, avverte con turbamento dentro di sé i segnali di una gravidanza non pianificata. Il germogliare della nuova vita, l'eco del passato e il susseguirsi di eventi fuori dal suo controllo la spingono a intraprendere un viaggio al limitare tra la coscienza e il sogno che la condurrà all’indimenticabile rivelazione finale – dopo la quale Kōko proclamerà il suo silenzioso trionfo in un’insurrezione contro qualsiasi norma, riconquistando un terreno di autentica fertilità nel radicale atto di fedeltà verso sé stessa.

     

    Tsushima Yūko (Tokyo, 30 marzo 1947 – 18 febbraio 2016) è stata una celebre scrittrice, saggista e critica letteraria giapponese. Figlia di Dazai Osamu, acclamato e controverso scrittore del Giappone postbellico, è annoverata tra le grandi autrici giapponesi del Novecento. Le sue opere, tra cui spiccano Il figlio della fortuna (Chōji) e Hikari no ryōbun, hanno vinto prestigiosi riconoscimenti tra cui il Kawabata Yasunari Literature Prize e il Noma Literary Prize.

    «La scrittrice riesce ogni volta a rielaborare e ad ampliare la sfera del “romanzo privato”, moltiplicando in ogni singola opera l'immagine di quel “sé” che dovrebbe essere il nucleo della storia, diversificandone le esperienze al di là della sostanza di fondo e lasciando spazio all'immaginazione nella duplice dimensione del sogno individuale e della fantasia collettiva che si esprime attraverso miti e leggende». Dalla prefazione di Maria Teresa Orsi «Una melodia che non ha smesso di risuonare per quasi quattro decadi, e che continuerà a echeggiare lungo i territori infiniti del presente». The Asia-Pacific Journal «Tsushima ha lasciato la sbalorditiva eredità di una prosa stilisticamente unica e liricamente feroce, i cui protagonisti sono sempre individui spinti ai margini della società». The Japan Times
     

  • Titolo: Il peso delle cose Autore: Marianne Fritz Traduzione: Giovanna Agabio Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 16,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-57-9

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    Per la prima volta tradotto in italia, il più celebre romanzo della scrittrice di culto austriaca vincitore nel 1978 del premio Robert Walser. «Un’opera singolare, davanti alla quale non si può fare altro che stare in piedi, come un devoto musulmano davanti alla Kaaba». Elfriede Jelinek «Il romanzo inizia in modo semplice e delicato per poi addentrarsi nella più cieca oscurità. Un piccolo, sconvolgente capolavoro».  Brian Evenson Il peso delle cose grava sulle spalle di Berta Schrei, giovane donna austriaca immersa nelle paludi del secondo dopoguerra: le pareti domestiche incombono su di lei mentre inquietanti epifanie e banali malvagità la conducono lentamente verso il centro del maelström dove si cela l'orrore più grande di tutti – un vortice furioso alimentato dal peso di colpe individuali e collettive che non tarderanno a sprigionare tutta la loro indicibile forza.
    Romanzo vertiginoso ed elusivo, "Il peso delle cose"  fu l'opera che rivelò il talento di Marianne Fritz e la pericolosità dei demoni sottaciuti di una nazione, di un'epoca e dell'umano stesso.

     

    Marianne Fritz nacque nel 1948 a Weiz, in Austria, e visse gran parte della sua vita in un piccolo appartamento del 7° distretto di Vienna. Nel 1978 la pubblicazione de "Il peso delle cose" le valse un’immediata fama letteraria e il prestigioso Premio Robert Walser. La pubblicazione dell’opera segnò l'inizio di un imponente progetto sperimentale conosciuto come "Die Festung", che le valse lo status di scrittrice di culto e ammiratori come Elfriede Jelinek e W.G. Sebald. Nel 2001 le è stato assegnato il Premio Franz Kafka e al momento della sua morte, avvenuta a Vienna nel 2007, l'autrice era impegnata nella stesura della sua sconfinata impresa letteraria.

    «Scritta con un tono incalzante che cela la sua meta finale, questa storia dell’orrore a lenta combustione entra silenziosa e metodica nel cuore oscuro di una famiglia... La guerra infesta questo romanzo, aumentando il peso delle cose e delle malvagità quotidiane che Fritz disseziona con altissimo ingegno».  New York Times «L’auscultazione poetica di Fritz di questo peso, di questa follia, è sbalorditiva. L’autrice descrive un ambiente di disorientamento e perdita palpabili – dipinti su un arazzo di cieli grigi, edifici distrutti dalla guerra e boschi oscuri in cui le persone scompaiono». Entropy «Nel 2001 Marianne Fritz ha vinto il Premio Franz Kafka e le sue opere, come quelle dello scrittore boemo, sono sconvolgenti e profonde. Nella postfazione all’edizione statunitense, il suo traduttore scrive che: “Esiste una classe di artisti il cui lavoro è talmente singolare e straordinario da trascendere ogni gradazione tra il buono e il mediocre: il genio e la follia sono gli unici sostan tivi adeguati a descrivere la sua scala”, e colloca Fritz in questa classe. Non possiamo dargli torto». Chicago Tribune  

  • Titolo: ll volto rosso di Buddha Autore: Eduardo Duran, a cura di Auro Basilicò Traduttore: Mauro Marra Genere: Saggistica, antropologia Pagine: 232 Isbn: 9791280277091 Uscita: settembre 2021

    Descrizione Le terapie che il protagonista, psicologo in una clinica per nativi nell’impervio Nuovo Messico, prescrive ai suoi pazienti, non sembrano efficaci. Nonostante le sue cure, la comunità è straziata da abusi e dipendenze che non sembrano né curabili né comprensibili con gli strumenti della tradizione occidentale. Tuttavia, presagi, sogni e incontri che sembrano avvenire con la forza di un destino già scritto non tarderanno a indicargli la via verso una possibilità più profonda e ancestrale di guarigione, dove lui stesso sarà chiamato a giocare un ruolo fondamentale sotto la guida dell'indimenticabile Tarrence – figure iniziatica che trascinerà il lettore nel cuore della saggezza indigena e di riti che sembravano perduti. Attraversando il tempo del sogno il protagonista affronterà il nocciolo radioattivo del male più puro in un tentativo di ristabilire equilibri perduti, consapevolezza e soprattutto amore verso tutto ciò che è vita, sollevando la spessa coltre dell’illusione che avvolge la vita di noi tutti.

    Eduardo Duran vive nel Nuovo Messico e da oltre vent’an- ni presta servizio nelle comunità native in qualità di psicologo clinico, integrando la pratica delle cerimonie native nei suoi percorsi terapeutici. La sua opera Native American Postcolonial Psychology è ormai divenuta una pietra miliare ed è entrata nei programmi dei maggiori atenei internazionali dedicati allo studio della psicologia post-coloniale.

    «Il volto rosso di Buddha è una lettura eccezionale. Eduardo Duran rac- conta una storia avvincente, illuminando quelle verità che trascendono il tempo e la cultura anche mentre esplora i loro misteri». Joseph Goldstein, autore di One Dharma Eduardo Duran ci porta in un viaggio di saggezza, umana speranza e com- passione. Ci ricorda che tutti possediamo la capacità di trovare la verità, se solo ascoltiamo la nostra voce interiore e i tanti antenati che hanno percorso il cammino della verità e della libertà. Ci ricorda l’interconnes- sione della condizione umana con tutte le cose viventi e non viventi. Ci chiede di avere fiducia e di considerare sacri gli insegnamenti indigeni del passato, quelli elaborati da saggezze antiche che hanno superato la prova del tempo». Derald Wing Sue, autore di Overcoming Racism: The Journey to Liberation «Non può sorprendere che, dopo avere servito gli Stati Uniti d’America a bordo di un sottomarino nucleare, essere diventato psicologo e avere a lungo lavorato per aiutare i nativi americani del sud-ovest a superare gli effetti del trauma post-coloniale, Eduardo Duran abbia trovato il modo di dichiarare la sua opposizione alle armi atomiche e la sua profonda vicinanza alle tradizioni sciamaniche dei suoi antenati con un romanzo». Massimiliano Galanti, storico

  • Titolo: Jagannath Autore: Karin Tidbeck Traduttrice: Cristina Pascotto Pagine: 176 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 16 € Isbn9788832107050

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    Dall’autrice di "Amatka", la raccolta di racconti originariamente pubblicata da Ann e Jeff VanderMeer e celebrata da Ursula K. Le Guin e China Miéville. Vincitrice del Crawford Award e finalista per il World Fantasy Award 2013 «Jagannath è una raccolta di storie che ti terranno sveglio la notte: l’unione perfetta tra il fantastico e l’insolito». Wired Creature dalla nascita enigmatica, centralinisti in contatto con l’Inferno, immense donne avviluppate nei paradossi di un giardino senza tempo: questi sono solo alcuni dei protagonisti che abitano gli infiniti universi di "Jagannath", in cui accelerazioni futuristiche ed echi ancestrali convivono seguendo orbite inconsuete. Ciascuno di essi manifesta l’esistenza di mondi dalle leggi seducenti e impossibili che si riveleranno pienamente solo a una condizione: abituare gli occhi alla vista di tutto ciò che è pensabile – e perciò possibile.

    Karin Tidbeck vive e lavora a Malmö. La sua prima raccolta di racconti, Vem är Arvid Pekon?, è stata pubblicata in Svezia nel 2010, mentre il suo debutto in lingua inglese è avvenuto nel 2012 con "Jagannath", opera vincitrice del Crawford Award. Il romanzo "Amatka" (Safarà Editore, 2018) è stato finalista del Locus Award nel 2018.

    «Tranquillamente, intelligentemente, indicibilmente strane. Inquietanti e divertenti. Misteriosamente tenere. Queste storie sono meravigliose». Ursula K. Le Guin «Misurata e intensa, calma e singolare, Tidbeck, con le sue armonie impossibili, è una voce essenziale». China Miéville «Come nella miglior tradizione borgesiana, qualcosa di meraviglioso – e strano – accadrà se aprirai questo libro». NPR «"Jagannath" ti attira e ti converte alla sua follia onirica, lasciandoti infine la sensazione di sentirti più a tuo agio nel suo mondo che nel tuo». Unbound Worlds
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    Titolo: Jón & le missive che scrisse alla moglie incinta mentre svernava in una grotta & preparava il di lei avvento & dei nuovi tempi Autore: Ófeigur Sigurðsson Traduzione: Silvia Cosimini Genere: Narrativa Pagine: 208 Prezzo: 18 € Illustrazione in copertina: mimicoco design Isbn versione cartacea: 978-88-32107-21-0 Isbn versione ebook: 978-88-32107-26-5

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    Vincitore dell'European Union Prize for Literature
    Jón è il romanzo basato sulle leggendarie missive che il pastore protestante islandese Jón Steingrímsson invia alla moglie Þorunn, incinta del loro bambino, mentre percorre un’Islanda sconvolta dalle furiose esplosioni del vulcano Katla. L’uomo, accusato dell’omicidio del precedente marito della donna, cerca rifugio in una grotta; in questo paesaggio devastato incontrerà, oltre alle nubi grigie di cenere e lapilli, una singolare bellezza nel risveglio feroce della natura e bizzarri compagni di viaggio, che faranno germogliare in lui la speranza di una nuova vita con l’avvento della primavera, quando potrà accogliere tra le sue braccia Þorunn e il figlio in procinto di nascere. L’epica vicenda del pastore Jón, realmente esistito, è una delle più conosciute e raccontate in Islanda, e viene magnificamente interpretata da Ófeigur Sigurðsson in un romanzo che gli è valso il Premio Europeo per la Letteratura.

    Ófeigur Sigurðsson è nato a Reykjavík nel 1975 e ha pubblicato sei raccolte di poesie e due romanzi. Ha conseguito la laurea presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università d’Islanda nel 2007 con una tesi sul tabù e la trasgressione nelle opere di Georges Bataille. Ha cambiato spesso professione, lavorando ad esempio come guardiano notturno in un hotel e come lavoratore portuale. È traduttore di narrativa e autore radiofonico per programmi dedicati alla letteratura, ed è in prima linea in un movimento poetico che ha recentemente contribuito a rimodellare la forma della poesia islandese. Nel 2011 ha vinto il Premio Europeo per la Letteratura con Jón, che, insieme al suo secondo romanzo Öræfi, sono stati tradotti in più di dieci lingue. Con Öræfi ha vinto il Book Merchant’s Prize nel 2014 e l’Icelandic Literature Prize nel 2015.
    Silvia Cosimini (Montecatini Terme, 1966 è una delle più note traduttrici contemporanee dall’islandese ed è docente all’Università di Milano. Tra gli autori più noti da lei tradotti Andri Snær Magnason, poeta e attivista ambientale, e Jón Kalman Stefánsson, vincitore del Premio Islandese per la Letteratura nel 2005 e candidato al Premio Nobel per la letteratura nel 2017. Tra i numerosi riconoscimenti, nel 2011 le è stato conferito il Premio nazionale per la Traduzione dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il premio Orðstír dal Presidente della Repubblica Islandese.

    «Un romanzo perfetto e originale. Attraverso la descrizione del personaggio storico, l’autore amalgama vertici di autentica raffinatezza». Einar Falur Ingolfssón, Morgunbladid Daily «Incredibilmente spiritoso, talvolta esilarante, ma allo stesso tempo lirico e sempre lucido, sempre fresco, una vera esperienza di lettura. [...] Un testo elaborato ad arte in una storia straordinariamente ben costruita che rispecchia la realtà, sia di oggi che di allora. Indubbiamente uno dei migliori romanzi dell’anno». Fridrika Benonysdottir, Frettabladid Daily «Il lungo titolo non mente: questa è veramente una storia in cui il narratore nel profondo sa di prepararsi per l’arrivo di nuovi tempi. Si tratta di un romanzo storico su Jón Steingrímsson, il “Pastore del Fuoco”, quando era giovane e innamorato. È anche un romanzo su un presunto crimine e su un’Islanda oscurata dalle nubi della cenere vulcanica: l’anno è il 1775, quando il Grande Terremoto scosse Lisbona dalle radici e il Katla rigurgitò la sua più violenta eruzione sul popolo d’Islanda. E questo è precisamente quello che rende la storia così ben congegnata: l’ambiente osti- le non può vincere l’amore contenuto nelle lettere e allo stesso tempo ci ricorda la natura, che dà tutto e non risparmia nulla». Vidsja, National Broadcasting Service, Gauti Kristmannsson

    «È insopportabilmente pesante per me averti lasciata incinta lassù nel settentrione, ma è stata una decisione condivisa. Quanto mi manca la piccola Sigríður e tutti gli altri bambini, a esser tanto lontano dal vostro calore. Spero d’avervi preparato a sufficienza per il verno. A settembre, quando io e Þorsteinn siamo partiti, s’era già manifestato un inverno freddo, con gelo e carestie della peggior sorta. [...] Son tempi amari, Þórunn, tu a Frostastaðir, io a Hellar, tra di noi gli altipiani intieri, il Katla sputa per aria le viscere di questo deserto, tanto che solo in Dio potremo unirci sovrastando la vastità smisurata».

  • Titolo: L'amore degli uomini soli Autore: Victor Heringer Traduttore: Vincenzo Barca Pagine: 168 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 18,00 € Isbn 9788832107494

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    Romanzo finalista del Prêmio Rio de Literatura, del Prêmio São Paulo de Literatura e del Prêmio Oceanos. Nel calore stordente di un’estate di Rio de Janeiro degli anni Settanta, tra le mura di una villa borghese in un quartiere povero della città, Camilo vive protetto dai racconti ancestrali della domestica Maria Aína e dalle cure distratte di una famiglia in procinto di cambiare per sempre la propria storia. Quando il padre, medico negli anni della dittatura, porta a casa Cosme, un ragazzo mulatto dalle origini sconosciute, l’odio iniziale di Camilo presto si tramuta nel primo, accecante amore. La sua forza sconvolgente, interrotta da un evento di insensata brutalità, non mancherà di echeggiare nella sua vita di adulto per sfociare in una storia violenta, lirica e struggente quanto quella lontana estate di impossibile tenerezza.

    Victor Heringer è nato a Rio de Janeiro nel 1988 ed è scomparso nel 2018, pochi mesi prima di compiere trent’anni. Per il suo romanzo d’esordio, "Gloria" (7Letras, 2012), ha ricevuto il premio Jabuti, il più alto riconoscimento della letteratura brasiliana. Il suo secondo romanzo, "O amor dos homens avulsos", è stato finalista del Prêmio Rio de Literatura, del Prêmio São Paulo de Literatura e del Prêmio Oceanos.

    «Heringer ha avuto poco tempo da vivere, ma ha segnato un’intera generazione di scrittori e lettori». O Globo «L’opera che Victor Heringer lascia dietro di sé è sufficiente a collocarlo tra i grandi nomi della letteratura brasiliana contemporanea». Scothilia «Quando si legge qualcosa di nuovo in modo tanto genuino è difficile descriverlo, perciò spesso ci si accontenta di paragoni – e tuttavia, "L’amore degli uomini soli" è davvero un romanzo unico. È geniale come Cortázar o Nabokov, ellittico come Grace Paley, divertente come Donald Barthelme. Non appena lo si finisce di leggere, il desiderio è quello di incontrare subito il giovane che l’ha scritto, stringergli vigorosamente la mano e congratularsi con lui per l’inizio di una brillante carriera. Ma Victor Heringer non c’è più. Ha lasciato questo splendido libro dietro di sé». Zadie Smith «La sua accurata comprensione della lingua, che dimostra un’idea completa di ritmo e sonorità che sembra quasi intuitiva, rivela una voce che manca anche agli autori più esperti». Folha de São Paulo
  • Titolo: L'azione Autore: Sara Mannheimer Traduzione: Deborah Rabitti Genere: Narrativa Pagine: 216 Prezzo: 18,00 € Isbn versione cartacea: 9788832107364

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    «Un libro che confonde e incanta, da leggere e rileggere». Eva Ström, Sydsvenskan Una donna vaga per le stanze della sua casa, affascinata prigioniera di un’immensa biblioteca che contiene una collezione completa della letteratura di tutti i tempi. Le stanze ricolme di lussureggianti scaffali si susseguono infinite, i dorsi dei libri rivolti contro di lei: un luogo spaventoso e invitante. Magia e realismo si intrecciano nella scrittura poetica e leggera di Sara Mannheimer, che riesce a rappresentare la fragilità spesso ben celata della vita quotidiana cancellando il confine sottile tra realtà e immaginazione in una prosa che dispiega il potenziale di infiniti universi narrativi. Sarà infine il dolore segreto della protagonista a essere la chiave di interpretazione del suo ostinato e furioso leggere: le linee nette tra vita e finzione diverranno sempre più sfocate, per aprirsi infine alle possibilità più indisciplinate e sorprendenti del connubio tra vita e letteratura.

     

    Sara Mannheimer è cresciuta a Göteborg e vive a Stoccolma. Insieme all'attività di scrittura gestisce la vEtreria Stockholm Heta Glas. Nel 2012 l’acclamato Come Rushing, opera sperimentale di teatro e danza a cui ha collaborato con la coreografa Birgitta Egerbladh, è andata in scena allo Stockholms Stadsteater. Il suo primo romanzo Reglerna ha vinto il Premio Borås Tidnings per il miglior debutto. L’Azione si è aggiudicato il Premio europeo per la letteratura, consacrando Sara Mannheimer tra le scrittrici svedesi più eclettiche e riconosciute dalla critica.
    Deborah Rabitti ha tradotto numerose opere dalla lingua svedese tra cui Tio över ett di Ann-Helén Laestadius (EDT/Giralangolo), Condiments di Caroline Dafgård Widnersson (Guido Tommasi), Ramen di Tove Nilsson (Guido Tommasi), Vi odlar smultron di Sarah Vegna e Astrid Tolke, (Settenove). Dalla lingua norvegese ha inoltre tradotto Tråder di Torill Kove (EDT/ Giralangolo). 

    «L’Azione mi infonde un immenso desiderio di leggere e di vivere».  Ulrika Knutson, Sveriges Radio «Un esilarante turbinio di riflessioni e ragionamenti». Ann Lingebrandt, Helsingborgs Dagblad «L’Azione non contiene solamente azione ma anche umorismo, sguardi laterali, una varietà di ambienti e una profonda introspezione». Westling, Aftonbladet «Sara Mannheimer ha indubbiamente una voce del tutto singo- lare, con un umorismo assurdo e personaggi irripetibili che ricordano da vicino quelli della scrittrice ucraino-brasiliana Clarice Lispector». Amanda Svensson, Expressen
    «Un romanzo di formazione sulla battaglia di una donna per ampliare il proprio linguaggio e con esso il proprio mondo. Il suo linguaggio accosta l’aulico al quotidiano, i termini eruditi ai cliché e, soprattutto, l’ironia alla più candida ingenuità. Nel leggere questo libro profondamente serio sono stata ripetutamente colta da attacchi di allegria». Ingrid Elam, Dagens Nyheter

  • Titolo: L'ospite e altri racconti Autore: Amparo Dávila Traduzione: Giulia Zavagna Genere: Narrativa - racconti Pagine: 144 Prezzo: 16,5 € Illustrazione in copertina: mimicoco design Isbn versione cartacea: 978-88-32107-22-7 Isbn versione ebook: 978-88-32107-20-3

    Prefazione di Alberto Chimal

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    I racconti di Amparo Dávila, sacerdotessa della scrittura del terrore, sono intrisi di inquietudini spesso suscitate da presenze e rumori sfuggenti, a malapena descrivibili eppure paralizzanti, tali da spingere il lettore a chiedersi se non sia questa la vera sostanza della realtà: un incubo di terribile fascino che solo pochi iniziati hanno il privilegio di vedere alla luce del sole. Come Leonora Carrington, Edgar Allan Poe e Shirley Jackson, le grandi firme della letteratura a cui è stata paragonata, Amparo Dávila ha visto cosa si cela nelle pieghe tra il sonno e la veglia, tra il sogno e l’incubo, senza trovarvi alcuna differenza: il resoconto lo tenete nelle vostre mani.

    Amparo Dávila è nata in Messico nel 1928 ed è scomparsa il 18 aprile 2020. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti ed è stata insignita della Medalla Bellas Artes nel 2015 e del premio Xavier Villaurrutia nel 1977. Negli ultimi anni un rinnovato interesse verso le sue opere l’ha consacrata come una delle più grandi maestre messicane del racconto.

    «Figura quasi mitica della letteratura messicana, celebre come autrice di racconti dell’insolito» (Corriere della Sera) viene tradotta in italiano per la prima volta nell’anno della sua scomparsa. «Ognuna di queste storie è in egual misura un film di Hitchcock e una lama di rasoio: austera, impeccabilmente cesellata, profondamente inquietante e capace di tagliarti. Amparo Dávila è Franz Kafka passando per Yōko Ogawa, César Aira passando per Leonora Carrington, Julio Cortázar passando per Armonía Somers, e sono così grata che sia stata tradotta». Carmen Maria Machado «Amparo Dávila è un prodigio, e questo libro scaglia un incantesimo delizioso e sconcertante». Los Angeles Times «Il tema dei suoi racconti è universale. Le mirabili storie di Amparo, mescolando il quotidiano con il fantastico dell’esperienza umana, conferiscono al suo lavoro un’integrità artistica rintracciabile solo nelle creazioni del maestro argentino Jorge Luis Borges». The New York Times «La risposta del Messico a Shirley Jackson. Dávila irradia un senso di disagio e calamità. Per molto tempo, le donne hanno cercato conforto nell’oscurità quando le loro vite erano colme di quieta disperazione. È questo l’urlo silenzioso che permea L’ospite». National Public Radio, NPR «Considerata “una maga”, fu molto ammirata da Borges e da Julio Cortázar. I suoi racconti hanno tutti un tratto riconoscibile, che diviene proprio la sua cifra: il terrore, la paura e la sospensione nascono dentro le mura domestiche, in situazioni quotidiane; i protagonisti dei suoi racconti si ritrovano a dover fare i conti i propri demoni, e proprio quando sono da soli in un ambiente che dovrebbe essere per loro protettivo e familiare vengono assaliti dalle loro ossessioni». Io Donna del Corriere della Sera

    Quando usciva dalla sua stanza cominciava l’incubo più terribile che una persona possa sopportare. Si piazzava sempre sotto un piccolo pergolato, davanti alla porta di camera mia. Io non uscivo più. A volte, pensando che stesse ancora dormendo, mi avviavo verso la cucina per preparare la merenda ai bambini, e di colpo lo scoprivo in un angolo buio del porticato, sotto i rampicanti. «È già lì, Guadalupe!» gridavo disperata.

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    Titolo: La ballata del guerriero Autore: Alasdair Gray Traduzione: Katia Bagnoli Genere: Narrativa Pagine: 208 Prezzo: 18 € Isbn: 9788832107081 Copertina: Alasdair Gray

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    Ambientato nel 2220, "La ballata del guerriero" narra le vicende del guerriero Wat Dryhope, figlio del clan Ettrick, capo supremo del secolo: all’epoca dei fatti la Storia è giunta alla sua conclusione, famiglie e dinastie sono governate da un matriarcato illuminato e le guerre non sono che campionati tra squadre rivali, riservate all’intrattenimento marziale degli uomini. Tuttavia, quando il protagonista Wat deciderà di cambiare le regole del gioco ed entrerà in scena la conturbante Delilah Puddock, questo mondo utopistico non tarderà ad affrontare imprevedibili sconvolgimenti. Esilarante parabola e preziosa satira sui confini, sull’eros e sul militarismo, "La ballata del guerriero" segna un altro tassello imperdibile nel corpus delle opere del grande maestro scozzese.

    Alasdair Gray (Glasgow, 1934-2019) è stato un poliedrico scrittore, poeta e drammaturgo, nonché uno dei più grandi artisti scozzesi contemporanei. Tra le sue opere più celebri "1982 Janine" e "Lanark. Una vita in quattro libri": scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal Guardian «uno dei pilastri della narrativa del XX secolo».

    Katia Bagnoli (Milano, 5 giugno 1956) è una traduttrice italiana. Tra le sue traduzioni più celebri, le opere di Isaac Bashevis Singer, Geoff Dyer, Jeffrey Eugenides, Henry Miller e Joyce Carol Oates.

    «Fantasista, realista, parodista, postmoderno; Alasdair Gray è diventato egli stesso una leggenda letteraria». Scotsman «Mentre favolosi racconti si dipanano come metafore politico-sociali, comprendiamo che" La ballata del guerriero" merita una categoria a sé stante». GQ «Una satira dei romanzi utopici... Il fantasy di Gray sui confini scozzesi si prende gioco di sé a proprie spese per esaminare in profondità i difetti insiti in un futuro che potrebbe persino funzionare... Incredibilmente divertente». Times Educational Supplement «"La ballata del guerriero" vede Gray nella sua forma più giocosa. I punti di riferimento sono dappertutto e aspettano solo di essere scoperti e assaporati: da Scott a Orwell al classico di fantascienza degli anni Settanta "Rollerball". Gray intesse tutto insieme per creare unintelligente curvatura della forma, e una lettura sfavillante». Big Issue «Siederei attorno a un fuoco ad ascoltare i racconti di Gray ogni notte». The Time
  • Titolo: La ragazza che levita Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 156 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-8897561842 Isbn versione ebook: 978-88-32107-30-2

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    Dall’autrice di “Chi è partito e chi è rimasto”, una fiaba nera su una ragazza e il suo straordinario potere segreto. Cresciuta nel sud di una Londra d’età edoardiana, Alice Rowlands desidera romanticismo e avventura, e la liberazione da una vita triste, restrittiva e solitaria. Suo padre, un sinistro veterinario, è brutale e sprezzante; la sua nuova ragazza sfacciata e lasciva; i pochi amici bizzarri e sfuggenti. Alice cerca rifugio nei ricordi di una madre perduta e nelle fantasie di un indistinto desiderio d’amore, e nella fioritura di ciò che lei percepisce come un potere occulto da nascondere a tutti i costi. Una serie di inesplicabili eventi la porterà a un epilogo di terribile trionfo, durante il quale sarà chiamata a svelare suo malgrado il suo eccezionale potere segreto. “La ragazza che levita” combina magistralmente un realismo scioccante a un tocco visionario, in un piccolo gioiello erede della letteratura gotica.

    Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.

    «Barbara Comyns lascia i lettori de La Ragazza che Levita annichiliti, persi in una visione aerea e gotica, assai vicina a Edgar Allan Poe (La caduta della casa degli Usher) e Shirley Jackson (L’Incubo di Hill House)». Artslife - Salvatore Piombino «Una signora inglese crudele come Stephen King». Il Venerdì di Repubblica «Barbara Comyns è una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it «Il mondo di Barbara Comyns è strano e meraviglioso. La si potrebbe addirittura definire un genio dimenticato». The Guardian «Straziante e ossessionante, come un incrocio inaspettato tra Flannery O’Connor e Stephen King». The New York Times Book Review «Lo strano e l’insolito della signora Comyns e quell’occhio innocente che osserva con semplicità infantile l’avvenimento più fantastico o inquietante; questi non sono mai stati, credo, più espressivamente dispiegati come ne “La ragazza che levita”». Graham Greene «Dopo l'ennesima sventura Alice si ritrova dotata di un superpotere: se il mondo non fa che deluderla, lei di notte levita, trasformandosi in un'eroina non troppo diversa dalla futura Carrie di Stephen King». Venerdì di Repubblica «Simbolico, allegorico, affascinante, travolgente, elegante, raffinato, profondissimo, ricco di livelli di lettura e chiavi d’interpretazione, congegnato in modo magistrale, è un mirabile affresco della natura dell’umanità e dei desideri». Convenzionali «Costantemente circondata da uomini che vogliono, se pur in modi diversi, acquisire controllo sulla sua vita, Alice riesce ad essere sé stessa solo in una bolla di bizzarro realismo magico british, in cui i contorni degli oggetti quotidiani si fanno immaginifici e il distacco dal mondo è fisicamente possibile tramite inspiegabili episodi di levitazione, che si fanno via via più importanti nella storia della ragazza». Rifugio dell'Ircocervo «La miniatura di una dark novel, poco più di 100 pagine in cui questa autrice, che io “sperimento” per la prima volta, racconta la solitudine, la sconfitta, la vita senza il minimo barlume d’amore [...] Non credo di dover aggiungere altro se non Leggete». Linkiesta «Sia ode a barbara comyns (e all’editore che la pubblica): donna, bella, indipendente, scrittrice di romanzi gotici che piacevano a Graham Greene e anticipano Stephen King». Pangea
    Riguardo "Chi è partito e chi è rimasto"

    «Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly

    «Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation

    «La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson

    «Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia

    «Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it

    «Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio 

    «Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere

    «Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri

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    Titolo: La sete Autore: Maire-Claire Blais Traduzione: Federica Di Lella Genere: Narrativa Pagine: 336 Prezzo: 19,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-18-0

    Vincitore del Prix du Gouverneur général, la prima traduzione del romanzo che inaugura il celebre ciclo Soifs della pluripremiata scrittrice canadese. «…l’invito perfetto per sognare». Die Welt «La grande romanziera del Québec, celebre in tutto il mondo, ha costruito per oltre mezzo secolo un’abbacinante opera sulla vita degli emarginati».  Le Monde 
    In una grande villa in un’isola senza nome del Golfo del Messico, entrambe spartiacque tra infiniti mondi, vengono indetti tre giorni e tre notti di festa per salutare la nascita di Vincent, e la fine di un secolo. Nel corso dei magnifici festeggiamenti i molti invitati di Mélanie e Daniel collidono tra loro in un flusso vorticoso di sentimenti indomabili, passandosi il testimone di una narrazione corale che scorre inquieta in cerca dell’appagamento della sete inestinguibile che accomuna tutti i protagonisti di questo vertiginoso romanzo corale: la sete di ubriachezza, di bellezza, e infine di giustizia. 

    Marie-Claire Blais è nata in Québec nel 1939. Le sue opere hanno ricevuto innumerevoli premi, tra cui il Prix Molson du Conseil des arts du Canada e il Prix du Gouverneur général. È stata inoltre insignita del Compagnon de l’Ordre du Canada e del Compagne de l’Ordre des arts et des lettres du Québec, riconoscimenti che l’hanno consacrata come una delle più grandi scrittrici della sua generazione.
    Foto credit: Jill Glessing

    «Dagli anni Settanta in poi la sua scrittura è diventata sempre più impressionistica, ellittica, focalizzata sull'interiorità, fino al ciclo Soifs: un racconto in dieci libri che scorrono come correnti in un Oceano, le virgole come onde, passando da un personaggio all'altro senza paragrafi e con rarissimi punti» Viviana Mazza, la Lettura «Una serie di libri così amati dalla critica da farle conquistare la nomea di erede di Virginia Woolf e una candidatura al Nobel [...] in una scrittura e uno stile che echeggiano Roberto Bolaño tanto quanto Joyce e Proust». Tiziana Lo Porto, Il Venerdì di Repubblica  «Un capolavoro». The New Yorker «Un’opera monumentale, visionaria, essenziale e ricco affresco della fine del secolo».  Voir «Una vasta musica per il magnifico respiro di una frase inesauribile… splendente e apocalittico». Libération «Blais conduce i suoi lettori in un mondo di sovrapposizioni, di continua violenza, in un mondo che da tutto questo guadagna un potere narrativo che dilaga delicatamente sulla pagina insieme a una profonda gioia di vivere – in una prosa magistralmente controllata, chiara e flessibile come un foglio».  Frankfurter Allgemeine Zeitung «Un libro che terminiamo con riluttanza e con un profondo senso di gratitudine per i personaggi che, come gli eroi di Sofocle e Shakespeare, sono i messaggeri di una verità nascosta di fondamentale interesse per il cuore umano». Magazine Littéraire La Lettura, Corriere della Sera Il Venerdì di Repubblica

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    Titolo: Le pianure Autore: Gerald Murnane Traduzione: Roberto Serrai Genere: Narrativa Pagine: 128 Prezzo: 18 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-34-0 Isbn versione ebook: 978-88-32107-23-4

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    «Questo barista di una polverosa città australiana potrebbe essere il prossimo premio Nobel per la letteratura?». The New York Times
    Quando un giovane cineasta arriva nel remoto territorio delle pianure con l’intento di narrare la storia delle famiglie e dei proprietari terrieri che le abitano dalle origini, immediatamente il lettore si accorgerà che l’intento è ben più vasto: creare per la prima volta un’epica australiana attraverso l’esperienza delle pianure, un luogo sia fisico che mentale, eretto a simbolo di una nazione stessa. Mentre il romanzo si dipana diventa, nelle parole di Murray Bail: «un miraggio del paesaggio, della memoria, dell’amore e della letteratura stessa».