Pubblicazioni

  • Titolo: Le cartaviglie degli animali. Un abbecedario in realtà aumentata A cura di: Alessandro Fiori Formato: cartoline 10x15 cm Isbn: 978-88-32107-17-3

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    "Le cartaviglie degli animali" è un progetto pionieristico che unisce arte, ricerca e tecnologia in un viaggio conoscitivo del tutto inedito: un abbecedario contenente 21 carte illustrate quante sono le lettere dell’alfabeto, ognuna associata a un animale e a una condizione che lo vede protagonista nel mondo degli esseri umani. Ogni lettera è accompagnata da contenuti supportati da fonti autorevoli disponibili in realtà aumentata: scarica l’applicazione Wikitude e sperimenta anche tu un nuovo modo di conoscere!

    Con un contributo di Gianluigi Toccafondo

    Alessandro Fiori è dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e Scienze dello Spettacolo e docente di Costruzione del messaggio pubblicitario presso l’Università di Urbino Carlo Bo. È Direttore creativo dell’agenzia di comunicazione tacoshub.it. I suoi interessi di ricerca sono rivolti alla sociologia dei consumi e alle strategie di comunicazione per comunità di consumatori. È coautore del volume Donaction, ricerca-azione sul mondo della donazione e i suoi processi comunicativi (Fiori, Sacchetti, 2015).

     

    La collana Cartaviglie di Safarà Editore nasce dalla collaborazione della casa editrice con la start-up innovativa Poetronicart, con l’intento di coniugare il mondo editoriale e la rivoluzione tecnologica rappresentata dalla realtà aumentata. Poetronicart è un Art Business Village: una fiera dell’arte permanente e mutevole in funzione dei contenuti, dei momenti e degli utenti. È il frutto dell’integrazione di più strumenti e ambienti digitali, ciascuno dei quali è concepito per generare valore dall’arte. Il nome Cartaviglie è un omaggio al videoartista Gianni Toti, inventore del neologismo Cartaviglie e della Poetronica, arte poetica declinata con i linguaggi elettronici. Oltre ad essere arricchito attraverso la realtà aumentata, ogni libro della collana apre ad una progettualità più ampia dando accesso a contenuti in costante aggiornamento.

  • Titolo: ll volto rosso di Buddha Autore: Eduardo Duran, a cura di Auro Basilicò Traduttore: Mauro Marra Genere: Saggistica, antropologia Pagine: 232 Isbn: 9791280277091 Uscita: settembre 2021

    Descrizione Le terapie che il protagonista, psicologo in una clinica per nativi nell’impervio Nuovo Messico, prescrive ai suoi pazienti, non sembrano efficaci. Nonostante le sue cure, la comunità è straziata da abusi e dipendenze che non sembrano né curabili né comprensibili con gli strumenti della tradizione occidentale. Tuttavia, presagi, sogni e incontri che sembrano avvenire con la forza di un destino già scritto non tarderanno a indicargli la via verso una possibilità più profonda e ancestrale di guarigione, dove lui stesso sarà chiamato a giocare un ruolo fondamentale sotto la guida dell'indimenticabile Tarrence – figure iniziatica che trascinerà il lettore nel cuore della saggezza indigena e di riti che sembravano perduti. Attraversando il tempo del sogno il protagonista affronterà il nocciolo radioattivo del male più puro in un tentativo di ristabilire equilibri perduti, consapevolezza e soprattutto amore verso tutto ciò che è vita, sollevando la spessa coltre dell’illusione che avvolge la vita di noi tutti.

    Eduardo Duran vive nel Nuovo Messico e da oltre vent’an- ni presta servizio nelle comunità native in qualità di psicologo clinico, integrando la pratica delle cerimonie native nei suoi percorsi terapeutici. La sua opera Native American Postcolonial Psychology è ormai divenuta una pietra miliare ed è entrata nei programmi dei maggiori atenei internazionali dedicati allo studio della psicologia post-coloniale.

    «Il volto rosso di Buddha è una lettura eccezionale. Eduardo Duran rac- conta una storia avvincente, illuminando quelle verità che trascendono il tempo e la cultura anche mentre esplora i loro misteri». Joseph Goldstein, autore di One Dharma Eduardo Duran ci porta in un viaggio di saggezza, umana speranza e com- passione. Ci ricorda che tutti possediamo la capacità di trovare la verità, se solo ascoltiamo la nostra voce interiore e i tanti antenati che hanno percorso il cammino della verità e della libertà. Ci ricorda l’interconnes- sione della condizione umana con tutte le cose viventi e non viventi. Ci chiede di avere fiducia e di considerare sacri gli insegnamenti indigeni del passato, quelli elaborati da saggezze antiche che hanno superato la prova del tempo». Derald Wing Sue, autore di Overcoming Racism: The Journey to Liberation «Non può sorprendere che, dopo avere servito gli Stati Uniti d’America a bordo di un sottomarino nucleare, essere diventato psicologo e avere a lungo lavorato per aiutare i nativi americani del sud-ovest a superare gli effetti del trauma post-coloniale, Eduardo Duran abbia trovato il modo di dichiarare la sua opposizione alle armi atomiche e la sua profonda vicinanza alle tradizioni sciamaniche dei suoi antenati con un romanzo». Massimiliano Galanti, storico

  • Titolo: Carme Pinós. Della resistenza e della responsabilità A cura di: Matteo Zambelli Genere: Intervista Soggetto: Architettura, Neuroscienze Uscita: ottobre 2014 Pagine: 80 colori Lingua: Italiano ISBN: 9788897561231

    Selezionato e presentato in anteprima da pordenonelegge 2014

    In questa sua prima intervista pubblicata in Italia, l’architetto catalano Carme Pinós testimonia come l’architettura nelle sue migliori espressioni sia pensiero incarnato nell’o­pera, lontanissimo da infingimenti e compromessi. Il volume, arricchito da un ampio repertorio fotografico a colori, contiene alcune opere dell’architetto catalano, e fra esse spicca in modo particolare il recentissimo CaixaForum di Saragozza, progetto inedito finora in Italia. Il lavoro di Pinós non si vuole arrestare sul bordo del dato retinico dell’architettura, ma va oltre, a toccare corde più e profonde, dove lo spazio dell’architettura è in più intima connessione con l’umano e con l’intero suo spettro sensoriale e percettivo. Pinós è un architetto totale, che nel fare quotidiano e concreto raccoglie e sintetizza teoria e prassi, scrittura e disegno, e che valorizza nel suo lavoro due termini, resistenza e responsabilità, en­trambi vissuti da Carme Pinós e dal suo Estudio, come energie positive del progetto, piuttosto che come barriere da superare o aggirare.

    Carme Pinòs è un architetto catalano. Nata nel 1954, dal 1982 forma un sodalizio lavorativo con il marito, Enric Miralles, che si è concluso nel 1991. Nel 1991 ha fondato il proprio studio e trasferito la supervisione e la costruzione di numerosi progetti avviati nel precedente. Tra questi il Centro della Comunità e Auditorium in Hostalets de Balanya, La Mina Community Centre e il collegio di Morella. Da allora ha coniugato la sua attività di architetto con l’insegnamento in Università di fama internazionale, come Harvard. Attualmente sta lavorando, tra gli altri, al complesso residenziale di Novoli a Firenze, la sede del governo catalano a Tor­tosa, un liceo a Sant Carles de la Rapita, un edificio per uffici in Igualada e il design della Piazza Gardunya a Barcellona, così come a un edificio residenziale e alla Scuola Massana di Belle Arti adiacente alla piazza. Ha recentemente inaugurato il CaixaForum a Saragozza, forse il suo progetto più significativo. Il suo lavoro è stato esposto in diverse gallerie, musei e università; dal 2006 il modello della Torre Cube fa parte della collezione permanente del MOMA.

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    Titolo: La testa piena di gioia Autore: Ognjen Spahić Traduzione: Ljiljana Avirovic Genere: Narrativa, racconti Pagine: 350 Prezzo: 18,50 € Isbn: 978-88-97561-48-4

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    Vincitore dell’European Union Prize for Literature

    L’autore del pluripremiato I figli di Hansen torna con 16 racconti spietati ed eccentrici, che tagliano come una scure la superficie ghiacciata della vita contemporanea.

    Ognjen Spahic racconta sedici storie insolite e taglienti, il cui centro è la vita stessa: l’antieroe protagonista di ogni storia sembra forzare le reticenze dei suoi comprimari rincorrendoli per le strade buie di una Podgorica addormentata, lungo spiagge dal sole spietato, nelle pagine dei libri che loro stessi scrivono o in paesaggi inondati di neve. Il suo scopo è andare dove scorre il sangue più scuro e i loro segreti sono meglio custoditi, per scoprire quanto siano assurdi, bellissimi e terribili allo stesso tempo.

    Ognjen Spahić è nato nel 1977 a Podgorica, Montenegro. Oltre al romanzo La testa piena di gioia, vincitore del Premio Europeo per la Letteratura,Spahić ha pubblicato altre due raccolte di racconti: Sve to nel 2001 e Zimska potraga nel 2007. Il suo celebre romanzo I figli di Hansen (Zandonai, 2012) ha vinto il Premio Meša Selimovic nel 2005, assegnato al miglior nuovo romanzo di Croazia, Serbia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina e fino ad oggi è stato pubblicato in moltissime lingue, tra cui il francese, l’inglese, lo sloveno e l’ungherese. Il suo racconto intitolato Raymond non è più con noi – Carver è morto è stato incluso nell’antologia della Miglior Fiction Europea nel 2011, ed è stato pubblicato da Dalkey Archive Press negli Stati Uniti.

    Ljiljana Avirovic è docente universitaria e traduttrice letteraria. Traduce dall’italiano in croato, dal croato e dal serbo in italiano e dal russo in italiano. Ha all'attivo numerosissime traduzioni e pubblicazioni. Ha fatto parte attivamente per tre anni consecutivi della Commissione Premi Nazionali per la Traduzione, premio che ha vinto nel 2002.

    «Nei testi dello scrittore montenegrino Ognjen Spahić la vita, il sentimento, la passione irrompono anche fra i corpi e le anime chiazzate di macchie biancastre come neve...». Claudio Magris, scrittore e germanista

    «I personaggi, perfettamente costruiti e il più delle volte bagnati dal sole e dal vento [...] sono tuttavia persuasi che ogni cosa, nella vita, sia oscurata dalle contraddizioni più profonde». Mica Vujicic, Nin Magazine

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    Titolo: Mrs. Brooks, New Jersey Autore: Amy Koppelman Traduzione: Alice Intelisano Genere: Narrativa Pagine: 192 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-78-1 Isbn versione ebook: 978-88-97561-86-6

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    Da questo romanzo il film “I Smile Back” con Sarah Silverman e Josh Charles, acclamato al Sundance Film Festival e al Toronto International Film Festival

    Laney Brooks è una moglie e una madre apparentemente perfetta, ma in realtà prigioniera di demoni implacabili; sotto la superficie di una vita privilegiata, Laney nasconde infatti i detriti di una vita scomposta, dipendente dalla droga e dal sesso e da un bisogno di amore abissale, apparentemente incolmabile. Quando Laney si rende conto di trascinare nel baratro la sua stessa famiglia, proverà un ultimo e disperato tentativo di redenzione, ma la strada sarà minata dalle insidie innescate dalle sue stesse mani.

    Amy Koppelman, laureata presso la Columbia University, vive a New York con suo marito e due figli. I suoi scritti sono apparsi sul New York Observer e Lilith. Ha adattato la sceneggiatura del lm tratto dal suo romanzo. Tra le sue opere anche A Mouthful of Air e Hesitation Wounds.

    «Coraggioso». Library Journal

    «Amy Koppelman indaga a fondo i recessi oscuri e cavernosi di una madre di provincia dall’aspetto impeccabile, ed emerge con uno dei romanzi più angoscianti che abbia letto in anni. Questo romanzo è una piccola, magnifica, esplosione letteraria». Dani Shapiro

    «La prosa di Amy Koppelman è sottile e crepitante; ogni frase è carica di un profetico senso di minaccia. Come una scena del crimine o la carcassa di un’auto in fiamme, è impossibile non restarne ipnotizzati». Publishers Weekly

    «Amy Koppelman scrive perlopiù dall’interno della mente disincantata di Laney, rimbalzando tra i dettagli quotidiani della sua vita di moglie e madre e meditazioni di grande respiro, dando vita a squisiti movimenti sinfonici a sé stanti». Elle

    «Laney sembra la moglie e la madre che tutti vorrebbero, ma sotto tanta perfezione nasconde un inferno personale. Tra depressione e autodistruzione, droga e dipendenza da sesso, la sua vita sta per andare in rovina, travolgendo anche gli affetti cui tiene di più. tenterà di redimersi, prima che sia troppo tardi». Cosmopolitan Italia

    «Nelle prime pagine di Mrs. Brooks, New Jersey si sa poco, se non quello che nasconde e allora ti dici: “Cosa stai combinando Laney, come ti sei ritrovata intrappolata in questa vita che ti sta così stretta?”. In fondo non siamo un po’ tutti irrisolti, infelici? [...]“Troverai mai pace Laney?”, le chiederà il marito, e la risposta la trovate in una struggente e liberatoria pagina finale. Perdonami se ti ho giudicata Mrs Brooks, adesso so che ci hai provato». Cose Belle Magazine

    «Laney è la moglie perfetta. È la madre perfetta. È la donna più fragile e infelice del mondo. Nasconde sotto le apparenze un dolore immenso. [...] Ha un ritmo perfetto. Da sceneggiatura impeccabile. Ed è credibile e splendido». Convenzionali.com

    «Questi sono gli alti e bassi di Laney Brooks, l’antieroina del nuovo e potente romanzo di Amy Koppelman. Nata a Manhattan e trapiantata nei sobborghi di Jersey City, Laney è sposata, ha due figli piccoli, troppi soldi e troppo tempo libero. Così rievoca l’abbandono di suo padre, e nel frattempo beve, prende calmanti, sniffa coca, resta alzata fino a tardi e osserva troppo da vicino i difetti dei figli, che sembrano puntare il dito contro i suoi fallimenti come madre». Internazionale

  • Titolo: Chi è partito e chi è rimasto Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 14 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-08-8 Isbn versione ebook: 978-88-97561-96-5

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    Una delle più enigmatiche autrici del Novecento inglese mette in scena una storia eccentrica e raffinata 

    Nel breve romanzo di culto “Chi è partito e chi è rimasto” un piccolo villaggio inglese di fine Ottocento adagiato sulle sponde di un placido fiume viene improvvisamente colpito da una serie di calamità che sembrano il frutto di una violenta maledizione. A inaugurare la serie di terribili eventi è il fiume, che al principio dell’estate decide di straripare trascinando con sé gli abitanti in una ballata surreale e imprevedibile, contro la quale l’eccentrica famiglia Willoweed dispiegherà l’arsenale delle sue bizzarre forze, mentre il giornale del villaggio si chiede: «Chi sarà il prossimo a essere colpito dalla fatale follia?».

    Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.

    «Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly

    «Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation

    «La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson

    «Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia

    «Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it

    «Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio 

    «Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere

    «Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri

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    Titolo: L'autoritratto in blu Autore: Noémi Lefebvre Traduzione: Susanna Spero Genere: Narrativa Pagine: 120 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-98-9 Isbn versione ebook: 978-88-32107-15-9 

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    Se si desidera ricevere la copia obliqua si prega di contattare info@safaraeditore.com in riferimento all'acquisto. Le copie oblique saranno disponibili fino ad esaurimento scorte.

    La protagonista di questo romanzo si immerge in un turbinio di pensieri esilaranti e caotici non appena prende posto, a fianco della loquace e temeraria sorella, sull’aereo Berlino-Parigi che la riporterà a casa. I suoi pensieri sono dominati dall’incontro con un pianista e compositore tedesco-americano ossessionato dal ritratto di Arnold Schönberg e, ancora prigioniera della sua violenta infatuazione, richiama alla mente tutto quello che è andato storto nel corso dei loro brevi, assurdi, incontri; un saliscendi di ricordi che la condurrà a evocare verità e interrogativi che andranno ben oltre la sua persona, sconfinando nei territori della memoria collettiva, dell’arte e della musica di un’intera idea di civiltà.

    Noémi Lefebvre è nata a Caen nel 1964. È politologa presso l’Istituto CERAT di Grenoble ed è autrice di tre romanzi che hanno ottenuto grande successo di critica in Francia e all’estero.

    Susanna Spero è ricercatrice invitata all’Institut d’Études Avancées di Parigi, ricercatrice associata all’Institut des Textes et Manuscrits Modernes (Cnrs/Ens) e collabora con l’Università di Siena. Ha pubblicato saggi sul romanzo francese del Novecento (Céline, Beckett, Savitzkaya) e tradotto dal francese autori classici (Voltaire, Diderot, La Fontaine) e contemporanei (Céline, Leiris, NDiaye).  

    «Un’applicazione dello stile di prosa di Thomas Bernhard a una particolare esperienza femminile che ricorda Bridget Jones: una forma di acuto imbarazzo sociale e cronica autoironia. La forza del romanzo di Lefebvre è che mantiene l’ansia personale in equilibrio non solo con i riferimenti culturali di alto livello di un’élite europea altamente istruita, ma con il trauma della nostra storia recente». Times Literary Supplement

    «In questo testo diabolicamente virtuosistico che evoca il contrappunto, Noémi Lefebvre scrive come un’autentica compositrice. È raro trovare uno scrittore capace di dare una forma musicale al proprio testo. Lefebvre ha raccolto la sfida in quest’opera sorprendente e vertiginosa». Le Figaro littéraire

    «Questi temi, che spaziano dall’effetto paralizzante del nazismo sull’arte a bellissime intuizioni sul processo compositivo, assicurano che il libro non sia affatto una melanconica meditazione sugli amori perduti. Per essere un romanzo così breve, L’autoritratto in blu miscela al suo interno una straordinaria profusione di idee». Eimear McBride per The Guardian

    «L’autoritratto in blu avvolge le sue complessità in un umorismo lunatico e nei giochi di parole. Invita a essere letto e riletto, ed è tanto denso da suscitare ogni volta risposte diverse». The Wall Street Journal

    «Un romanzo che, per il flusso ininterrotto di pensieri che lo percorre, assomiglia a uno spartito musicale». Vanity Fair «Proprio come Virginia Woolf in Mrs Dalloway aveva costruito un romanzo in un preciso giorno, Lefebvre costruisce il suo romanzo in una determinata ora, quella del viaggio in aereo: tutto accade nella sua testa, ma coinvolge la sua intera vita». ArtsLife «Resistere non significa sopportare. Resistere è qualcosa di più. E lo si impara in tanti modi». Noémi Lefebvre su La Lettura  

  • Titolo: Animot. L'altra filosofia - n.10/2020 - L'arte per l'altro, ancora Autore: a cura di Gabi Scardi Genere: Saggistica, natura, ambiente, rivista Isbn: 978-88-97561-95-8 Uscita: settembre 2020

    Descrizione

    Il decimo numero di Animot vede protagonisti gli artisti e il loro modo talvolta diretto, talaltra obliquo, ma efficace, di confrontarsi con l’animalità. Le loro opere enucleano punti di vista poco frequentati e possono essere lette come implicite proposte che investono gli ambiti della coesistenza e della cooperazione, dell’abitare, di un possibile tipo di relazione più equilibrata ed empatica con il contesto ambientale e antropico. Sono preziose perché possono contribuire a evitare il rischio della rimozione, a tenere alta la soglia di attenzione, a intraprendere una riflessione che è anche confronto stringente con noi stessi. Il volume comprende testi critici, scritti autoriali e interviste.

    INDICE:

    Editoriale

    Introduzione di Gabi Scardi

    Coffee in the morning for a very large flock of fruit bats di Jimmie Durham

    L’animale postumano. Cosa c’è dietro la proliferazione degli animali nell’arte contemporanea? di Ana Teixeira Pinto

    Thinking animals. Claudia Losi intervistata da Pietro Gaglianò

    Una conversazione con Nina Katchadourian attraverso l’aperto di Agamben. Nina Katchadourian intervistata da Francesca Brusa

    Cani di quartiere di Sonia Arienta

    Animal Studies e arte: elefanti nella stanza di Giovanni Aloi

    Disegni di Atelier dell’Errore (laboratorio di arti visive, Reggio Emilia)

    Gabi Scardi è storica dell’arte e curatrice di arte contemporanea. È presidente di NAHR, Nature Art & Habitat Residency, Val Taleggio, Bergamo. Ha lavorato con diverse istituzioni e musei in Italia e all’estero, tra cui: Pac, Milano; Museo del Novecento, Milano; Pirelli Hangar Bicocca, Milano; MAXXI, Roma; Biennale di Venezia; Royal Academy, Londra; Louisiana Museum, Copenhagen. Tra gli esiti principali della sua ricerca sul tema del rapporto tra animale umano e non-umano nell’arte si ricorda il Padiglione Greco della Biennale di Venezia del 2015, con il progetto Why Look at Animals? Agrimiká dell’artista Maria Papadimitriou.

  • Titolo: Gli Ancestrali Autore: Brian Catling Traduzione: Massimo Gardella Genere: Narrativa Pagine: 440 Prezzo: 25,00 € Isbn versione cartacea: 9788832107401

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    L'eco della foresta senza fine riecheggia nuovamente nel secondo volume della celebre trilogia fantasy. «Erano rinnegati, risvegliatisi dopo avere dormito un sonno troppo profondo durante il quale avevano intessuto fili e sedimenti dei sogni. Sognavano di tornare a essere angeli, o ancora peggio: uomini». «Un’abbacinante avventura psichedelica... ferocemente surreale». The Guardian
    Nelle viscere del Vorrh nuovi e singolari accadimenti destano la preoccupazione di coloro che abitano al limitare delle sue immense vastità, e oltre. A Londra e in Germania creature indefinibili si stanno risvegliando dopo un lungo sonno popolato di sogni e incubi pronti a unirsi alla sostanza della realtà: sono gli Ancestrali, gli angeli che non sono riusciti a proteggere l'albero della conoscenza, e il loro risveglio fa sussultare il respiro dell’antica foresta. Poco lontano, la città coloniale di Essenwald è preda del caos perché i Limboia, gli unici capaci di estirpare dal Vorrh il legname capace di nutrirla, sono scomparsi nelle profondità della foresta. Un gruppo di specialisti viene inviato per trovarli: guidati dall'ex ciclope Ishmael valicano i suoi confini, mentre un suo antico guardiano osserva e tesse la più tremenda delle vendette.Nel frattempo, in un villaggio, una bambina meticcia viene trovata in una casa sperduta: le sue origini sono sconosciute e manifesta poteri al di là della sua stessa comprensione. Il conflitto oramai sembra inevitabile perché il passato e il presente, l'umano e l'inumano sono in rotta di collisione, e il Vorrh sarà lo scenario di un epico scontro di forze. Tessendo ancora una volta il reale e il possibile, Gli Ancestrali evoca personaggi storici come William Blake e luoghi come il Bedlam Asylum, popolando il suo mondo di creature immaginifiche in un romanzo di rivelazioni e nascondimenti, nascite e sepolture, irrinunciabile proseguimento della magnifica e vasta impresa inaugurata nel primo capitolo della trilogia Vorrh.
    Brian Catling è nato a Londra nel 1948. Poeta, scultore, pittore e artista performativo, realizza installazioni e dipinge ritratti di ciclopi immaginari. Tra le sue opere più famose si annovera il celebre memoriale per la Torre di Londra. Catling ha tenuto mostre personali in prestigiose gallerie europee ed è membro del Linacre College, professore emerito presso la Ruskin School of Art dell'Università di Oxford, nonché Accademico della Royal Academy of Arts. Gli Ancestrali è il secondo capitolo dell’acclamata trilogia Vorrh.
    Massimo Gardella (Milano, 1973) è scrittore e traduttore di oltre sessanta opere, tra cui il monumentale "Jerusalem" di Alan Moore (Rizzoli Lizard, 2017). Tra le sue opere "Il male quotidiano" (Guanda, 2012) e "Chi muore prima" (Guanda, 2013) entrambi finalisti al Premio Scerbanenco. Ha inoltre pubblicato articoli e racconti per quotidiani e riviste tra cui “Il Fatto Quotidiano”, “Il Corriere della Sera”, “La Stampa” e “Doppiozero”.
    «Epico... emotivamente avvincente... onirico. Catling intreccia una narrazione alternativa della storia con la creazione di nuovi miti, in un insieme che toglie il fiato». NPR «Gli Ancestrali di Brian Catling, come le opere di Mervyn Peake, è al di fuori di qualsiasi genere. Il capitolo centrale, costituito da tre piani distinti, è persino meglio di Vorrh, il volume che lo ha preceduto. La trama è complessa, monumentale, avvincente e colma di immagini indimenticabili. Se vi è piaciuto Tito di Gormenghast, lo splendido romanzo di Catling è probabilmente quello che fa per voi». The New Statesman «Gli Ancestrali si delizia del suo status di iato tra Genesi e Apocalisse, applicando il gioco di prestigio che fanno molti dei migliori libri centrali delle trilogie. William Blake fa la sua apparizione, così come il teatro yiddish, le ghigliottine, le radio che trasmettono dal futuro, le premonizioni della Shoah a Brick Lane e una soffiata a mezza voce sullo Squartatore». The Guardian «Il Vorrh è l’epicentro di tutta la narrazione: la gigantesca foresta che vive di ricordi e divora la memoria degli uomini, avvolta da strati di congetture; un crocevia di misteri, un vortice mitologico, un attratore strano (come direbbero i fisici e i matematici), fatto di leggende e paure, cruento e sensuale». Blow Up
  • Titolo: Morte nel bosco e altri racconti Autore: Amparo Dávila Traduttrice: Giulia Zavagna Pagine: 288 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 19,50 € Isbn 9788832107487

    Per questo titolo il formato obliquo non è al momento disponibile.

    Il secondo e conclusivo volume che include tutti i racconti ancora inediti in Italia della celebre reina del cuento fantástico. Boschi che promettono l’oblio, biglietti per destinazioni infinitamente lontane, seduzioni profonde e distruttive: la grande scrittrice di Zacatecas con mano febbrile conduce i suoi protagonisti sull’orlo del precipizio, facendoli smarrire in labirinti ingannevoli la cui sola uscita sembra essere il risveglio da un incubo senza nome. Un’esplorazione della psiche umana e un viaggio nelle profondità della percezione che lasciano intatto il dubbio che l’inquietudine sia la sola costante dell’esperienza umana e l’unico modo per sfuggirle sia abbracciarla senza riserve, seguendo l’eco delle sacerdotessa delle infinite possibilità del perturbante.

    Amparo Dávila è nata in Messico nel 1928 ed è scomparsa il 18 aprile 2020. Consacrata come una delle più grandi maestre messicane del racconto, è stata insignita del premio Xavier Villaurrutia nel 1977 e della Medalla Bellas Artes nel 2015. Nel 2020 Safarà Editore ha pubblicato "L’ospite e altri racconti" che, insieme al presente volume, completa il corpus delle opere della scrittrice.

    «Le opere di Amparo Dávila sono uniche nella letteratura messicana. Non c’è nessuno come lei, nessuno con la sua complessità e la sua capacità d’introspezione». Elena Poniatowska «Straordinaria». Julio Cortázar «Difficile sottrarsi a un fascino così sottile, fatto di una prosa sem- plice eppure capace di catturare fino allo scopo. Che non è la paura, bensì un’angoscia rafforzata dallo sconcerto». Valerio Evangelisti, Tuttolibri della Stampa «È il momento di riscoprire questa grande autrice messicana, regina del cuento, signora del fantastico e dell’incubo quotidiano». Cristina Taglietti, Sette del Corriere della Sera «Bellissima maga in foto, proprio come la Maga della Rayuela cortázariana, tassello mancante nella galassia sudamericana femminile novecentesca, insieme a Silvina Ocampo e a Clarice Lispector». Antonella Cilento, La Repubblica «Lungamente ignorata da critici e editori, Amparo Dávila è scompar- sa con la consapevolezza di aver raggiunto nell’estrema vecchiaia un riconoscimento unanime e un pubblico ben più vasto della ridottissima cerchia di appassionati lettori che ne custodivano i libri come reliquie». Francesca Lazzarato, Alias del Manifesto
  • Titolo: Povere creature! Autore: Alasdair Gray Traduttrice: Sara Caraffini Prefazione: Enrico Terrinoni Pagine: 408 Rilegatura: Brossura fresata Prezzo: 22,00 € Isbn 9788832107531

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    DA QUESTO ROMANZO, IL NUOVO FILM DI YORGOS LANTHIMOS PRODOTTO DA SEARCHLIGHT PICTURES Una fantasmagoria letteraria vincitrice del Whitbread Novel Award e del Guardian Fiction Prize dall’autore di "Lanark" e "1982 Janine" Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934 – ivi, 29 dicembre 2019) è stato un poliedrico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese, considerato da Anthony Burgess «il più grande romanziere dai tempi di Sir Walter Scott». Difficilmente classificabile, come le opere che l’hanno preceduta, grazie alla sua vertiginosa narrazione "Povere creature!" ha conquistato pubblico e critica per l’originalità delle atmosfere gotiche e l’inconfondibile chimica tra dramma e humour.

    «Una magistrale impresa di ventriloquismo letterario». New Statesman «Probabilmente un eccentrico, verosimilmente un genio, sicuramente una voce unica e indipendente». Los Angeles Times «Quest’opera di ispirata follia infilza con successo lo snobismo di classe, l’imperialismo britannico, la pruderie e i principi della saggezza comunemente intesa». Publishers Weekly «Come di fronte a un’opera senza fine, l’arte di Alasdair Gray addita quanto c’è di infinito e infinibile nel nostro essere umani. Ed è una lezione non da poco. Tutt’altro». Dalla prefazione di Enrico Terrinoni «Visionario, ricercato e oltraggioso». The Independent
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    “Amatka” – Karin Tidbeck

     16,00  15,20

    Titolo: Amatka Autore: Karin Tidbeck Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 228 Prezzo: 16 € Isbn: versione cartacea: 978-88-97561-88-0

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    VOTA AMATKA AL MODUS LEGENDI 2020 - FINO AL 6 FEBBRAIO 2020

    Uno dei migliori libri del 2017 per The Guardian

    Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.

    Karin Tidbeck è originaria di Stoccolma, in Svezia, ma vive e lavora a Malmö. La sua opera prima, la raccolta di racconti del 2012, Jagannath, è stata premiata con il Crawford Award 2013 ed è stata finalista per il World Fantasy Award. In Italia, un suo racconto è apparso nella raccolta Le Visionarie (Produzioni Nero, 2018), curata da Ann e Jeff VanderMeer.

    «Il mio libro preferito degli ultimi anni, un classico istantaneo». Jeff VanderMeer

    «Un romanzo indimenticabile [...] in egual misura Le Guin, Kafka e Borges». The Guardian

    «Nel suo romanzo acuto e bizzarro, Karin Tidbeck evoca con precisione una realtà distopica, in un crescendo inquietante». Helen Phillips

    «Uno spaventoso ritratto di una realtà post-verità». NPR

    «Una distopia che si nutre delle parole per plasmare una realtà stupefacente e piena di contraddizioni, dal fascino rivoluzionario per una storia che non ha nessuna risposta e pone invece tantissime domande al lettore». Please another book

    «Cos'è la realtà? Come si muove la gente in questa realtà? A che prezzo una rivoluzione è accettabile? Che prezzo dobbiamo pagare per rendere sicura questa società?». Fantasymagazine alla presentazione di Karin Tidbeck a Stranimondi

    «Tidbeck è una scrittrice con un mondo proprio e una lingua per raccontarlo. [... ] le sue sono parole “si danno al mondo” senza paura che quest’atto di apertura al nuovo e all’indefinito possa annientarle». Il Tascabile

    «Sarebbe stato difficile attaccare l’abusata etichetta di “romanzo femminista” a un’opera complessa, che rimanda la ribellione esplicita fino a quando non è, davvero, quasi troppo tardi, e una dittatura si dimostra assai difficile da rovesciare senza abbracciare tra le conseguenze possibili l’annullamento, la deriva, una radicale perdita di identità». Violetta Bellocchio per Il Libraio

    L’autrice sarà in Italia a ottobre 2018 per un tour di presentazione del libro che toccherà:

    Anteprima: 30 settembre ore 18 – #Genova – BOOK PRIDE - sala Ducale spazio aperto – con Violetta Bellocchio Alla presenza dell’autrice: 3 ottobre – Padova – Libreria Il mondo che non vedo - ore 19 4 ottobre - Bologna - tè con l'autrice e firmacopie - La confraternita dell'uva // Libreria - Cafè - Wine Bar - Ora del tè con la scrittrice svedese Karin Tidbeck | firmacopie 4 ottobre – Bologna – Bologna Libreria Coop. Zanichelli – con Sara Marzullo - alle ore 18 5 ottobre – Torino – Libreria Therese - con Luca Ragagnin – dalle ore 20 - dalle 19 aperitivo svedese a cura di Papaia Gastronomia & Catering 6 ottobre – Milano – Walden Milano - Walden Milano presenta: "Amatka" di Karin Tidbeck - con Valentina Avanzini – dalle 18.30 – a seguire aperitivo

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    Titolo: A tutto c'è rimedio Autore: Helen Phillips Traduzione: Cristina Pascotto e Alice Intelisano Genere: Narrativa - raccolta di racconti Pagine: 176 Titolo originale: Some Possible Solutions Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-89-7; versione epub: 9788832107043

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    Dall’autrice dell’acclamato “La bella burocrate” una surreale raccolta di racconti

     Nei mondi distopici in cui si muovono gli indimenticabili personaggi dei racconti di “A tutto c’è rimedio” – partner robotici pronti a soddisfare i più inesprimibili desideri, inquietanti neomamme sosia, conoscitori di impossibili domande, individui pronti a fondersi con la propria anima gemella aliena, tutti impegnati a rimediare alle difficoltà delle indistricabili relazioni umane e a trovare il loro posto nel mondo naturale – troveremo le emozioni più autentiche che attraversano ognuno di noi: l’inevitabilità dell’amore, lo humour e la meraviglia del tessuto della vita come possibile risposta alle più grandi domande che siamo chiamati ad affrontare.

    Helen Phillips è autrice dell’opera And Yet They Were Happy, nominata tra le migliori raccolte del 2011 da The Story Prize. È la vincitrice del Rona Jaffe Foundation Writer’s Award, dell’Italo Calvino Prize in Fabulist Fiction, The Iowa Review Non ction Award, e del Diagram Innovative Fiction Award. I suoi lavori sono apparsi in NPR’s Selected Shorts e in Tin House. Vive a Brooklyn con il marito, l’artista Adam Douglas Thompson, e i loro figli. Con Safarà Editore ha pubblicato il suo romanzo più famoso, "La bella burocrate" (2017).

    «Una maestra nel creare mondi leggermente obliqui del tutto somiglianti al nostro». Los Angeles Times

    «Proprio quando pensi di aver capito a che gioco sta giocando, ecco arrivare un’altra piccola fiaba, un puzzle postmodernista, o una scaltra rivelazione». O, The Oprah Magazine

    «Phillips dimostra di essere in grado di trattare alcune delle più grandi domande sull’esistenza offrendo, ebbene sì, alcuni possibili rimedi». Kirkus Review

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    Titolo: PAOLO DE POLI E GIO PONTI L’ARTIGIANO-DESIGNER E L’ARCHITETTO Autore: Alberto Bassi - Valeria Cafà Pagine: 140 a colori

    Progetto in collaborazione con Università Iuav di Venezia - Archivio Progetti

    Presso l’Archivio Progetti Iuav è conservato l’Archivio di Paolo De Poli, artigiano, imprenditore e designer padovano, attivo nel settore della produzione e progettazione di artefatti in rame smaltato a partire dagli anni Trenta del Novecento, in collaborazione con importanti artisti e architetti, fra cui Gio Ponti. Il riordino, appena ultimato, del fondo, unito alla ricognizione storica e critica operata da docenti, ricercatori e assegnisti Iuav, permette di ricostruire la relazione fra queste due figure, emblematiche per le vicende del design italiano, e di collocarla all’interno del contemporaneo contesto relativo al rapporto fra progettisti e sistema produttivo.

    Questi contributi entrano nello specifico della collaborazione fra i due artisti: muovendo dall’analisi delle carte e dei materiali conservati in Archivio, gli autori delineano i caratteri, le modalità operative, le occasioni di lavoro e il rapporto personale che lega De Poli e Ponti. Perlopiù inedita è la ricca iconografia a corredo costituita da corrispondenza, disegni, modelli e fotografie provenienti dal fondo archivistico donato all’Archivio Progetti dagli eredi.

    ALBERTO BASSI si occupa di storia e critica del design ed è professore all’Università Iuav di Venezia. Coordina il corso di laurea in Interior design e fa parte del Comitato Scientifico dell’Archivio Progetti Iuav. Collabora con riviste di settore - come “Casabella”, “Abitare”, e “Auto & Design” - e quotidiani; ha scritto numerosi libri, fra cui, La luce italiana (Electa, 2004), Design anonimo in Italia. Oggetti comuni e progetto del prodotto alimentare (Electa, 2015), premiato con il Compasso d’oro ADI nel 2018; Design contemporaneo. Istruzioni per l’uso (Il Mulino, 2017).

    VALERIA CAFÀ è storica dell’architettura e conservatrice presso il Museo Correr - Fondazione Musei Civici di Venezia. Nel 2013-2014 ha vinto un assegno di ricerca presso l’Archivio Progetti Iuav con l’obiettivo di riordinare e valorizzare l’archivio e la figura di Paolo De Poli. Si interessa di smalti da quanto nel 2011 ha curato una mostra su Fabergé presso The Metropolitan Museum of Art di New York. Si occupa inoltre di disegno dall’antico e scultura moderna.

  • Titolo: Fra le tue dita gelate. Racconti fantastici Autore: Francisco Tario Traduzione: Raul Schenardi Genere: Narrativa Pagine: 232 Prezzo: 18 € Isbn9788832107449

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    "Fra le tue dita gelate", dedicato all’amata moglie Carmen Farell, il “mágico fantasma” che attraversa impalpabile il respiro di ogni pagina, è considerato all’unanimità il capolavoro di Francisco Tario, enigmatico protagonista della letteratura messicana del Novecento. Scritti con una prosa di inquietante bellezza, i racconti surreali, grotteschi e sensuali qui riuniti illuminano i varchi di accesso verso una dimensione altra che scorre parallela alla comune percezione, disseminando il testo di anticipazioni che solo i lettori più scaltri sapranno individuare e svelando, solo in parte, l’enigma della narrazione. Nascite mostruose, oceani voraci e amori chimerici: lo spirito avanguardistico di Tario avverte il lettore di trovarsi sul terreno sdrucciolevole tra la veglia e il sogno, tra l’incubo e il ricordo, e che il solo modo di uscirne è attraversarlo, facendo attenzione a non scivolare per sempre nel lato del possibile.

    Francisco Tario (Città del Messico, 9 dicembre 1911 – Madrid, 30 dicembre 1977) pseudonimo di Francisco Peláez, è stato uno scrittore, apprendista astronomo e calciatore professionista messicano. Considerato un outsider per non avere aderito né a correnti artistiche né a gruppi letterari, è oggi ritenuto una figura emblematica della narrativa fantastica latinoamericana. Spesso paragonato a Juan Rulfo per l’approccio radicalmente personale alla scrittura, tra i suoi temi favoriti c’è il limite sensoriale dell’umano nel percepire la vastità del mondo che lo circonda, territorio esplorato con sottile umorismo e una profonda attenzione verso l’insolito e il grottesco, coordinate che lo hanno allontanato dal tradizionalismo di molti dei suoi contemporanei, facendogli guadagnare lo status di scrittore di culto.

    L’opera qui presentata è dedicata all’amata moglie Carmen Farell che nel 1968, l’anno della sua prima pubblicazione, era scomparsa da appena un anno. Il titolo originale, Una violeta de más, è un’allusione a una preziosa lettera che lei gli aveva inviato, corredata da una viola.
    «Uno scrittore la cui figura è ancora intrisa di mistero». Alejandro Toledo, curatore di Francisco Tario. Antología «C’è sempre qualcosa nella letteratura di Francisco Tario che evoca lacrime imbalsamate e valzer notturni, angoscia esistenziale e romanticismo lunare. Tario è sempre stato un pellegrino senza locanda. Un instancabile viaggiatore dell’arcano che trascina con sé un’eco di sogni e risate». Mauricio González de la Garza «Come Bachelard, Tario è un sognatore; un sognatore di parole scritte, pieno di follia, chimere, sogni, ricordi d’infanzia, immagini in movimento». Esther Seligson «Gli scrittori di racconti messicani hanno in Tario uno dei loro rappresentanti più squisiti, stravaganti e atipici. Autore di un’opera immaginifica e inclassificabile, Tario è stato un’onda che è salita come la marea, fino a diventare una tempesta». Geney Beltrán, curatore della mostra per il centenario della nascita dell’autore «Francisco Tario ha sempre scritto fuori dal mondo letterario. Nella storia della letteratura spicca per la sua unicità, per il talento lirico, la stravaganza, il predominio dell’innovazione e l’altissima qualità estetica». La Jornada «Un autentico scrittore. Temo, però, che non lo faranno mai accademico. È un vero peccato, perché le accademie sono piene di fantasmi e lì Tario avrebbe un perfetto campo di sperimentazione». José Moreno Villa
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    Titolo: Abbecedario degli animali A cura di: Alessandro Fiori Genere: Saggistica; libro illustrato Pagine: 60 Isbn: 978-88-97561-52-1 Uscita: settembre 2017

    Ospite a Pordenonelegge 2017

    7 artisti 21 illustrazioni 51 scoperte

    “Abbecedario degli animali” è un progetto pionieristico che coniuga la forza della ricerca alla potenza della creatività: a ogni lettera corrisponde un’illustrazione che vede protagonista un animale e a ogni animale una verità sul mondo che abbiamo creato per loro. Un’opera capace di portare alla luce le verità nascoste dalla coltre di polvere della quotidianità attraverso il linguaggio dell’illustrazione; per scoprire, lettera dopo lettera, la presenza degli animali in ogni dimensione della nostra vita.

    Con un contributo di Gianluigi Toccafondo

    Alessandro Fiori è dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e Scienze dello Spettacolo e docente di Costruzione del messaggio pubblicitario presso l’Università di Urbino Carlo Bo. È Direttore creativo dell’agenzia di comunicazione tacoshub.it. I suoi interessi di ricerca sono rivolti alla sociologia dei consumi e alle strategie di comunicazione per comunità di consumatori. È coautore del volume Donaction, ricerca-azione sul mondo della donazione e i suoi processi comunicativi (Fiori, Sacchetti, 2015).

    15 SETTEMBRE ore 15 PORDENONELEGGE.IT Palazzo della Provincia, PORDENONE In un dialogo con Claudio Pomo, Responsabile Campagne di Essere Animali e Arianna Papini, illustratrice

    «Il primo pregio di questo testo è quindi di puntare all’informazione a alla costruzione nel tempo della consapevolezza, evitando di seguire un “approccio shock” che (forse) ha conseguenze anche negative sull’opinione pubblica e sui risultati». La linea laterale

    «Abbecedario degli animali è un viaggio costituito da ventuno tavole illustrate da sette differenti illustratori, una per ogni lettera dell’alfabeto, dedicata alle modalità di sfruttamento degli animali non umani da parte della nostra specie: dall’intrattenimento, all’alimentazione, all’abbigliamento, alla sperimentazione. Un progetto innovativo, corredato da cinquantuno QR code che consentono di accedere alle fonti su cui si basa la ricerca». Da sapere.it

    «In definitiva, il libro curato da Fiori si fa forza di un messaggio robusto, senza ricorrere ai sensazionalismi di certe campagne, limitandosi a raccogliere dati, informare il lettore, lasciare che si specchi nel pianeta che sta manomettendo: i colori delle illustrazioni sono caldi, la fine degli animali è rappresentata con spietatezza, senza ironia, così come le cose vanno».

    Il mucchio selvaggio 

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    Titolo: Vita e avventure di Jack Engle. Un'autobiografia Autore: Walt Whitman Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 136 Prezzo: 12,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-97561-73-6 Isbn versione ebook: 9788897561828

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    Caro lettore, incontrerai il protagonista di questa tumultuosa vicenda in una New York fumosa traboccante di virtù e furfanteria, di santi e canaglie. Jack Engle, orfano nella grande città, conoscerà bottegai magnanimi, perfidi avvocati, ballerine seducenti, loschi affaristi e quacchere dal cuore d’oro. Nel corso delle sue avventure, un omicidio verrà scoperto, un’eredità verrà rubata e un piano sarà attuato per rimettere tutto a posto. Sono questi gli elementi del romanzo perduto di Walt Whitman, riscoperto dopo centosessantacinque anni da un ricercatore dell’Università di Houston: un mirabile thriller ottocentesco, per chi ha amato i romanzi di Charles Dickens e Wilkie Collins.

    Walt Whitman (1819-1892) è stato un celebre poeta, scrittore e giornalista statunitense. È conosciuto soprattutto per essere l’autore della raccolta poetica Foglie d’erba, che Emerson definì «l’esempio più straordinario d’intelligenza e saggezza che l’America abbia sin qui offerto».

    «Si intitola Life and Adventures of Jack Engle ed è un libro molto importante nella storia della letteratura americana. Il fatto è che per 165 anni non si è saputo della sua esistenza». Panorama

    «Un thriller morale del diciannovesimo secolo perfettamente riuscito». The New Yorker

    «Un romanzo audace e affascinante che ha tutto quello che si potrebbe desiderare, incluso un giallo cittadino, un romanticismo da fiaba e un cattivo (senza bafii), insieme a un tocco di sangue e avventura». Zachary Turpin in The Washington Post

    «Un romanzo dalle atmosfere dickensiane». Il Giornale

    «Il lettore vi troverà i semi che sbocciano in modo così rigoglioso nella poesia di Whitman: sprezzo per i ricchi, celebrazione della “gloriosa New York”, un sentimento di incondizionata unità con la natura e la nazione». The Washington Post

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    Titolo: Con un piede nella fossa Autore: Alasdair Gray Traduzione: Enrico Terrinoni Genere: Narrativa - raccolta di racconti Pagine: 140 Prezzo: 16 € Isbn: 978-88-97561-79-8 Copertina: Auro Basilicò

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    Dal 1981, quando il celebre romanzo di Alasdair Gray “Lanark. Una vita in quattro libri” è stato pubblicato per la prima volta, i suoi personaggi sono invecchiati quanto il loro autore. “Con un piede nella fossa” narra così le vicissitudini di 13 uomini negli ultimi stadi della decrepitezza fisica, morale e sociale, tracciando una panoramica antropologica e letteraria che rappresenta un autentico toccasana per i giovani. Una raccolta di racconti irrinunciabile e spassosa, che ribadisce la posizione di Gray come uno dei maestri indiscussi della narrativa contemporanea.

    Alasdair Gray (Glasgow, 28 dicembre 1934) è un eclettico scrittore, artista, poeta e drammaturgo scozzese. Personalità poliedrica del panorama artistico europeo, nelle sue opere fonde elementi provenienti dai più diversi generi letterari, in cui il realismo si unisce all’elemento fantastico, la satira sociale al dramma, e lo humour è sempre al servizio della verità della narrazione. L’opera più nota è il suo primo romanzo Lanark – Una vita in quattro libri. Scritto in un periodo di quasi trent’anni e oramai considerato un classico della letteratura, è stato definito dal New York Times Book Review «La Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone». Il suo romanzo Poveracci! ha vinto il Whitbread Novel Award e il Guardian Fiction Prize.

    Enrico Terrinoni è professore associato di letteratura inglese all’Università per Stranieri di Perugia. Ha tenuto lezioni e conferenze in più di 20 università italiane ed europee. Si occupa di letterature di lingua inglese, e di teoria e pratica della traduzione. Collabora con Il Manifesto; suoi contributi sono usciti anche sul Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Ha pubblicato diversi libri, saggi e recensioni, oltre a numerose traduzioni dall’inglese di contemporanei e classici (Francis Bacon, Nathaniel Hawthorne). In particolare ha lavorato su James Joyce e l’Ulisse, opera della quale ha realizzato una nuova e premiata traduzione per Newton Compton. Sta lavorando a una nuova edizione annotata di Spoon River Anthology di Masters e a una nuova traduzione italiana di Finnegans Wake.

    «Un’eccezionale raccolta... incredibilmente originale». Ali Smith

    «Uno degli scrittori più dotati che abbiano mai impugnato la lingua inglese». Irvine Welsh in The Guardian

    «In queste 13 storie, Gray danza attraversando i molti malumori della vita moderna». Publishers Weekly «Una raccolta curiosa di storie semiautobiografiche, dall’ormai veterano autore Alasdair Gray». Kirkus Reviews

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    Titolo: Building Art. Vita e opere di Frank Gehry Autore: Paul Goldberger A cura e traduzione: Matteo Zambelli Genere: Saggistica, biografia Pagine: 496 Prezzo: 35 € Isbn: 978-88-97561-51-4

    Dal vincitore del premio Pulitzer Paul Goldberger il ritratto di uno dei più celebri architetti del nostro tempo

    Building Art. Vita e opere di Frank Gehry, dipinge con grande accuratezza biografica il percorso umano, artistico e professionale di un architetto che ha segnato profondamente l’architettura contemporanea, ridisegnandone i confini e nutrendo l’immaginario delle sue infinite possibilità. Con tocco brillante e cura per i dettagli, il vincitore del premio Pulitzer Paul Goldberger riesce così nell’ambiziosa impresa di comporre un ritratto non solo di Frank Gehry, ma anche del più vasto scenario che ne ha nutrito l’ispirazione, ostacolato le imprese e amato le sue più coraggiose realizzazioni, restituendoci una chiave per comprendere la personalità di un uomo che ha ridisegnato la mappa, emotiva e progettuale, delle possibilità offerte dall’architettura.

    Paul Goldberger, collaboratore di Vanity Fair, è stato il critico di architettura per il New Yorker e ha iniziato la sua carriera al New York Times, dove è stato insignito del Premio Pulitzer per la critica. È autore di diversi libri, fra i quali: Why Architecture Matters, Building Up and Tearing Down: Reflections on the Age of Architecture e Christo and Jeanne-Claude. Insegna alla New School e tiene conferenze per tutti gli Stati Uniti. Vive a New York.

    «Straordinariamente piacevole da leggere... ricco di dettagli interessanti sul percorso professionale di Gehry e sulla sua personalità estremamente complessa». Los Angeles Times

    «Questo studio critico completo di un importante architetto con- temporaneo è scritto da uno dei migliori critici dell’architettura... [Un] volume eccezionale... Altamente consigliato». Library Journal

    «In quest’opera profondamente personale e arguta, Paul Goldberger si sofferma sul genio progettuale e sull’affascinante angoscia di un innovatore che non ha smesso di creare per quattro decadi. Il risultato è un capolavoro illuminante». Walter Isaacson, Ceo CNN

    «Un incontro con un architetto ambizioso, impertinente e brillante e [una guida che] ve lo presenterà in una prospettiva caustica e tagliente. Un viaggio istruttivo e sorprendente nei luoghi sacri della struttura di potere dell’architettura contemporanea». Nicholas Fox Weber, The New York Times Book Review

    «È una storia emotiva del grande maestro, più che una classica biografia, quella scritta da Paul Goldberger. In ventuno capitoli racconta le vicende (complesse) che hanno caratterizzato l’esistenza di Frank Gehry». Abitare.it

  • Titolo: A Bloomsbury e altri racconti Autore: Mary Butts Traduzione: Giulia Betti e Cristina Pascotto Genere: Narrativa – raccolta di racconti Pagine: 168 Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-92-7; versione epub: 978-88-32107-33-3

    Acquista l’e-book su: Ibs.it; Amazon.it; Bookrepublic.it

    Un’eccentrica modernista inglese, dimenticata a causa della sua biografia controversa, per la prima volta in traduzione italiana. I racconti di Mary Butts (1890-1937), selezionati e tradotti per la prima volta in lingua italiana, raccontano di amori e tradimenti, magia e messinscena, credenza e follia, ma soprattutto raccontano la Lost Generation negli anni ‘20 e ‘30. In questi racconti dal tocco rapido, ellittico e a tratti altamente sperimentale, dove regna l’immaginazione attiva e dove il velo tra naturale e soprannaturale può essere lacerato in un istante e altrettanto rapidamente restaurato, il talento di Mary Butts prorompe come l’impetuosità della sua vita tragicamente breve, costellata dai tempestosi legami con i più grandi scrittori della sua epoca tra cui Evelyn Waugh, Ezra Pound e T.S. Eliot, Katherine Mansfield e Virginia Woolf.
    La scrittrice inglese Mary Butts, voce distintiva e originale all’interno del movimento modernista, scrisse con potente intuizione sulla Lost Generation e sperimentò nella sua scrittura alcune delle innovazioni più importanti del ’900 letterario. Nacque nel 1890 a Dorset, in Inghilterra, pronipote di Sir Thomas Butts, il mecenate di William Blake, e al momento della sua morte prematura nel 1937 il suo la- voro veniva acclamato per la sua coraggiosa originalità e vivacità stilistica; le sue numerose storie, romanzi e poesie furono paragonate a Katherine Mansfield, D.H. Lawrence e T.S. Eliot. Nel suo stile si riflettono alcune delle avanguardie letterarie più interessanti dell’epoca, nonché l’influenza dell’occultismo e della nascente psicanalisi.

    «Un’autrice con un corpus di opere di grande interesse, ma che probabilmente non avete mai sentito nominare». The New York Times

    «Mary Butts merita di essere annoverata con Katherine Mansfield, D.H. Lawrence e Virginia Woolf tra le più importanti e originali scrittrici moderniste d’Inghilterra». Chicago Tribune «Leggere Mary Butts è simile alle montagne russe. Ogni svolta è una sensazione inedita, e anche se a volte si soffre di vertigini, in ognuno di questi racconti c’è un incanto che ha qualcosa di magico». New Letters «I racconti che compongono "A Bloomsbury" sfuggono ad ogni classificazione di genere: criptici, freschi eppure contorti, insomma altamente sperimentali, ricreano la Parigi e la Londra degli anni ’20 e ’30 filtrandole attraverso il vissuto e il punto di vista particolare dell’autrice». Il rifugio dell'Ircocervo «Nelle storie proposte troviamo una felice miscela di misteri e mondanità tipicamente londinese, conditi da un senso di aporia, di indecidibilità narrativa e di levità stilistica che sono, se vogliamo, la risposta a un certo ombroso concettismo modernista capace di stabilizzarsi meglio nell'immaginario collettivo». Alias - Il Manifesto «In questa sua prima edizione italiana Mary Butts viene presentata come (e in effetti fu) pacifista, bisessuale, occultista ed ecofemminista ante litteram. Tuttavia, a guardare con più attenzione queste definizioni, si comprende perché fu già all’epoca estremamente controversa». Doppiozero «La sua scrittura riesce a raccontare l’impercettibile, la vitalità della campagna inglese e, più in generale, l’essenza misterica della natura. Mary Butts dà vita a un quadro inatteso della campagna inglese, affrontando temi classici, come la contrapposizione città/campagna-mondo rurale, e intrecciandoli a profonde e sofisticate riflessioni sul potere, sia esso politico, femminile o naturale». Duecento pagine «Personalmente è stata una bella scoperta, sono rimasta colpita dallo stile, attualissimo e personale, di questa autrice che non conoscevo, e che mi ha affascinato anche come persona, nelle sue scelte, nelle contraddizioni e nella capacità di essere se stessa, sempre». Il mestiere di leggere «Mary Butts, quindi, è un’autrice che andrebbe sicuramente rivalutata e riletta. I suoi racconti si risolvono spesso in un nulla di fatto, che però non è mai improvviso, ma che sfumano verso l’incertezza tipica di chi ha visto il mondo distruggersi ben due volte». Nessun cancello - nessuna serratura
    «Ecco il revival mistico-animista degli anni ’30 a cui Butts aderisce, e che reagisce esplorando l’arcano e il primitivo dopo una velenosa guerra di trincea». Medium-Ghinea «Dopo un iniziale spaesamento, si fa presto a godere dei dialoghi ombrosi, taglienti e delle descrizioni potentissime». Altri Animali

  • Titolo: Il buio a luci accese Autore: David Hayden Traduzione: Riccardo Duranti Genere: Narrativa – raccolta di racconti Pagine: 200 Isbn: Versione cartacea: 978-88-97561-99-6; versione epub: 978-88-32107-29-6

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    Nei racconti di questo sconcertante debutto l’inconscio e l’onirico regnano indisturbati, mentre i protagonisti si muovono in una realtà che accade appena al di là del mondo percepito, e per questo ancora più viva e profonda. Tra i molti personaggi impossibili incontreremo un uomo destinato a una caduta infinita, convitati a un banchetto proibito, un vecchio che trascorrerà l’eternità in un libro, minatori scossi da pianti irrefrenabili e un uomo che avanza nei suoi stessi sogni, facendosi d’oro: Il buio a luci accese introduce un nuovo talento letterario dal potenziale sismico.

    David Hayden è nato a Dublino, ha vissuto negli Stati Uniti e in Australia e ora vive a Norwich, nel Regno Unito, dove attualmente sta lavorando al suo primo romanzo. È stato selezionato per il 25° RTÉ Francis MacManus Short Story e i suoi racconti sono apparsi in Zoetrope e Granta.

    Riccardo Duranti ha insegnato Letteratura Inglese e Traduzione Letteraria all'Università La Sapienza di Roma. Ha tradotto l'opera omnia di Raymond Carver e molti autori di lingua inglese tra i quali John Berger, Philip K. Dick, Cormac McCarthy, Michael Ondaatje, Nathanael West, Richard BrautiganCaryl ChurchillElizabeth Bishop, Henry David Thoreau, Edward Bond. Nel 1996 gli è stato conferito il premio speciale ai premi nazionali per la traduzione per la sua attività di traduttore.    

    «Difficile da cogliere, ma impossibile da ignorare. [...] Una volta ogni secolo, arriva un libro che non assomiglia a nulla che abbiate mai letto». The Guardian

    «Con gli occhi di un poeta, Hayden ci conduce in una serie di scenari onirici nella cui densità e stranezza riecheggia Tarkovskij. [...] Un inquietante capolavoro». The Spectator

    «È universalmente riconosciuto come David Hayden sia uno dei più interessanti scrittori di racconti in circolazione». Eimear McBride, autrice di Una ragazza lasciata a metà

    «A tratti evoca Borges […] ed è chiara la presenza di Beckett, necessaria in ogni opera che esplora le potenzialità e i limiti del linguaggio sull’orlo dell’oblio». Literary Review

    «Il buio a luci accese ribolle di energie inquiete e di abbacinante maestria ludica». The Irish Times

    «Ecco, Hayden possiede la capacità ineffabile e totale di rendere sulla pagina lo stato dissociativo tra pensiero e comportamento e dà la sensazione di non rappresentarli in successione ma di riprodurli nel momento stesso in cui accadono. [...] Non c'è traccia di moralismo nei venti racconti di Hayden che si rivela piuttosto essere un sublime manipolatore degli effetti collaterali della realtà». Il Piccolo «Hayden ha ben chiaro quanto siano sterminate le possibilità della letteratura, il suo grado estremo e incontrollato di sperimentazione e ne approfitta da par suo». Liberi di scrivere  «Se qualcosa hanno in comune [questi racconti] è l’aura onirica, il gioco a nascondino con la memoria e il subcosciente, una partita di fioretto tra dilemmi e misteri. Non a caso qualche critico ha parlato di echi borgesiani. Io vi leggo più la presenza di Beckett, ma di un Beckett che sceglie per una volta di confessarsi, di parlare del vuoto che lui sa riempire a parole». Alfabeta2 «David Hayden, dalla voce narrativa squillante, stentorea e davvero sorprendente, destabilizzante, eccezionale, originalissima, tratteggia con enorme talento e matura abilità in questa raffinata antologia di racconti che procedono per ossimori la policromia inquietante della molteplicità dell’anima, dell’inconscio, del subconscio, dell’onirico, emblema e allegoria dello sconcerto dinnanzi alla realtà, spesso incomprensibile e crudele [...] Impeccabile: è un grave peccato perderlo, un uragano d’aria fresca». Convenzionali «Capita una volta ogni morte di papa d'imbattersi in un libro che non somiglia a nient'altro che avete letto prima [...] venti racconti difficili da comprendere, ma impossibili da ignorare». Internazionale «Ci troviamo di fronte a un animale ibrido, uno scrittore con la capacità compositiva di David Means e la fantasia infantile e deliziosa di George Saunders». Flanerì «Il libro è un viaggio letterario a tratti delirante ma non banale, perché Hayden utilizza metafore, personaggi strambi e situazioni fantastiche e assurde per indagare e narrare quanto di vero, tormentato e reale si nasconde nel cuore e nella mente di ogni essere umano». Sul Romanzo «Favole che parlano con violenza e trasporto di memoria, perdite e ossessioni, dove le leggi della natura sono invertite come nel titolo [...] Con questi racconti per niente tranquilli, che si inseriscono tra Ballard e Borges, Hayden ha estratto a uno a uno incubi, desideri, miti e quel poco che ci rende davvero ciò che siamo e che teniamo nascosto». Vanity Fair Italia «Uno straordinario libro di racconti che attinge dalla lezione di Samuel Beckett e ricorda il primo George Saunders». Il mattino «L’autore, una sorta di Andersen destrutturato e cupissimo, lavora principalmente con l’elemento visivo, camminando in punta di piedi tra i confini di surreale e reale. Una lettura che ruba la bussola al suo lettore, gettato sin da subito nell’oscurità dell’ignoto…». Matteo Fumagalli in Il Libraio  «Ha il raro dono di prendere strade meno battute e parlare di grandi questioni come amore, morte e tempo, pur parlando d'altro, nascondendosi tra le pieghe delle parole, in una scrittura densa, cinematografica e grottesca, lirica ed enigmatica». L'Avvenire «Una prosa mai vista che a tratti tocca il delirio, ma è in grado di sedimentarsi nell’inconscio (lo stesso luogo da cui nasce)». Rivista Studio «Se cercate quindi una lettura capace di sorprendervi davvero, Il buio a luci accese non potrà che appiccare il fuoco nella vostra mente». Il blog di Marco Mogetta su Il fatto quotidiano

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    Titolo: Tamarisk Row Autore: Gerald Murnane Traduzione: Roberto Serrai Genere: Narrativa Pagine: 308 Prezzo: 19,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-16-6 Isbn versione ebook: 9788832107593

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    «Vi presento Murnane, il più grande scrittore che nessuno ha letto». La Repubblica
    A Bassett, polverosa cittadina dell’interno australiano, Clement Killeaton è impegnato a crescere. Sono i tardi anni Quaranta e sul retro del cortile della sua casa, sotto le tamerici, tutto è pronto per la Gold Cup nell’ippodromo costruito dalla sua immaginazione: il suo cavallo Tamarisk Row è pronto a giocarsi il tutto per tutto contro i suoi temibili rivali, in una serie di corse che decideranno il suo destino. E sarà proprio in quell’ippodromo, immaginifica e potente rappresentazione del mondo, che tutto troverà un significato: le scommesse del padre Augustine, l’universo delle ragazze colmo di segreti, gli insegnamenti cattolici delle algide suore e i maltrattamenti della banda di Barry Launder. Il galoppo di Tamarisk Row saprà condurlo attraverso radure di infinito mistero e sorprendenti scoperte, e a ogni falcata, il mondo svelerà infine quello che cela oltre le sue sterminate pianure.

    Gerald Murnane è nato a Melbourne nel 1939. Al suo romanzo d’esordio, Tamarisk Row (1974), seguono altre dieci opere, tra cui l’acclamato Le pianure (Safarà Editore, 2019). Vive nel Victoria occidentale, e non ha mai lasciato l’Australia in tutta la sua vita.

    «Vi presento Murnane, il più grande scrittore che nessuno ha letto. [...] Per Teju Cole è erede di Beckett; richiama l’epica di Cormac McCarthy depurata di violenza; se avesse una musica, sarebbe di Johnny Cash». La Repubblica «Murnane è maestro di una narrativa che pone al centro l’apprendimento, il farsi di un’esperienza». Il manifesto «Uno scrittore impressionante. [...] Murnane fa ciò che vuole. Asciuga, accumula descrizioni mozzafiato, si muove allusivo». Il Foglio «È nata una nuova stella della letteratura e ha ottanta anni». Rai Radio 3 «Gerald Murnane non è mai salito su un aereo. Ha fatto bene. Non gli serve. Più in alto di così il suo sguardo così fisicamente metafisico non sarebbe potuto salire. Da non perdere. Per non perdersi». Il Fatto Quotidiano «Il romanziere Gerald Murnane è una sorta di scrittore per scrittori che scrivono di scrittura. Un autore di culto australiano favorito al Nobel per la letteratura esplora i modi in cui le nostre menti e i ricordi mediano l’esperienza del mondo». The Guardian
    «Questo barista di una polverosa città australiana potrebbe essere il prossimo premio Nobel per la letteratura?». The New York Times «Gerald Murnane è uno dei più grandi scrittori viventi ma non ne avete mai sentito parlare». Rivista Studio «Autori come J. M. Coetzee, Teju Cole e Ben Lerner sono suoi ferventi ammiratori. […] È in pole position, tra gli australiani, per il Nobel». La Lettura del Corriere della Sera «Per Murnane, l’accesso a un altro mondo – un mondo distinto e per molti aspetti migliore del nostro – non si ottiene né dalle buone opere né dalla grazia, ma abbandonando sé stessi alla finzione». J.M. Coetzee «È il James Joyce australiano». The Spectator

  • Titolo: David Bowie L’arborescenza della bellezza molteplice Autore: Francesco Benozzo Pagine: 160

    I trattati mistici islamici, l’esoterismo quabbalistico, William Shakespeare, Oscar Wilde, Friedrich Nietzsche, William Hughes Mearns, Manuel Machado, Wallace Stevens, Charles Bukowski, Jack Kerouac, William Burroughs, Peter Ackroyd… sono alcuni dei testi e degli autori che hanno contribuito a forgiare la bellezza molteplice dell’arte di David Bowie, la sua eleganza decadente e solitaria, nutrendo quell’alchimia sperimentale e neoclassica tipica della sua musica e che ha dato vita al firmamento malinconico delle sue canzoni. 

    Al libro è allegato il CD “Ytiddo / BPB”: una reinterpretazione inedita di Francesco Benozzo di dodici brani di Bowie, riarrangiati per arpa celtica e bardica.

    Poeta, musicista, linguista, Francesco Benozzo insegna Filologia romanza all’Università di Bologna e ha all’attivo dieci CD (realizzati in Italia, Gran Bretagna e Danimarca) e oltre 600 pubblicazioni (tra volumi accademici, poemi, articoli scientifici e prose). Insignito nel 2017 del titolo di “Bardo honorário” dall’Assembleia da Tradição Lusitana, è considerato uno dei più originali interpreti contemporanei dell’arpa celtica, e come filologo dirige alcune riviste accademiche internazionali, dove si fa portavoce di un’idea libertaria, anarchica e anti-autoritaria degli studi umanistici, culminante nella disciplina di sua invenzione chiamata “Etnofilologia”. Da alcuni anni è candidato al Premio Nobel per la Letteratura.

  • Titolo: La ragazza che levita Autore: Barbara Comyns Traduzione: Cristina Pascotto Genere: Narrativa Pagine: 156 Prezzo: 16 € Isbn versione cartacea: 978-8897561842 Isbn versione ebook: 978-88-32107-30-2

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    Dall’autrice di “Chi è partito e chi è rimasto”, una fiaba nera su una ragazza e il suo straordinario potere segreto. Cresciuta nel sud di una Londra d’età edoardiana, Alice Rowlands desidera romanticismo e avventura, e la liberazione da una vita triste, restrittiva e solitaria. Suo padre, un sinistro veterinario, è brutale e sprezzante; la sua nuova ragazza sfacciata e lasciva; i pochi amici bizzarri e sfuggenti. Alice cerca rifugio nei ricordi di una madre perduta e nelle fantasie di un indistinto desiderio d’amore, e nella fioritura di ciò che lei percepisce come un potere occulto da nascondere a tutti i costi. Una serie di inesplicabili eventi la porterà a un epilogo di terribile trionfo, durante il quale sarà chiamata a svelare suo malgrado il suo eccezionale potere segreto. “La ragazza che levita” combina magistralmente un realismo scioccante a un tocco visionario, in un piccolo gioiello erede della letteratura gotica.

    Barbara Comyns è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata nel 1907 a Warwickshire, a seguito di un infelice matrimonio giovanile sposa Richard Strettell Comyns Carr e la coppia decide di stabilirsi a Londra, dove la Comyns intraprende i prima passi come scrittrice. Negli anni '50 si trasferisce con il marito in Spagna, dove soggiornerà per diciotto anni. È autrice di undici romanzi.

    «Barbara Comyns lascia i lettori de La Ragazza che Levita annichiliti, persi in una visione aerea e gotica, assai vicina a Edgar Allan Poe (La caduta della casa degli Usher) e Shirley Jackson (L’Incubo di Hill House)». Artslife - Salvatore Piombino «Una signora inglese crudele come Stephen King». Il Venerdì di Repubblica «Barbara Comyns è una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it «Il mondo di Barbara Comyns è strano e meraviglioso. La si potrebbe addirittura definire un genio dimenticato». The Guardian «Straziante e ossessionante, come un incrocio inaspettato tra Flannery O’Connor e Stephen King». The New York Times Book Review «Lo strano e l’insolito della signora Comyns e quell’occhio innocente che osserva con semplicità infantile l’avvenimento più fantastico o inquietante; questi non sono mai stati, credo, più espressivamente dispiegati come ne “La ragazza che levita”». Graham Greene «Dopo l'ennesima sventura Alice si ritrova dotata di un superpotere: se il mondo non fa che deluderla, lei di notte levita, trasformandosi in un'eroina non troppo diversa dalla futura Carrie di Stephen King». Venerdì di Repubblica «Simbolico, allegorico, affascinante, travolgente, elegante, raffinato, profondissimo, ricco di livelli di lettura e chiavi d’interpretazione, congegnato in modo magistrale, è un mirabile affresco della natura dell’umanità e dei desideri». Convenzionali «Costantemente circondata da uomini che vogliono, se pur in modi diversi, acquisire controllo sulla sua vita, Alice riesce ad essere sé stessa solo in una bolla di bizzarro realismo magico british, in cui i contorni degli oggetti quotidiani si fanno immaginifici e il distacco dal mondo è fisicamente possibile tramite inspiegabili episodi di levitazione, che si fanno via via più importanti nella storia della ragazza». Rifugio dell'Ircocervo «La miniatura di una dark novel, poco più di 100 pagine in cui questa autrice, che io “sperimento” per la prima volta, racconta la solitudine, la sconfitta, la vita senza il minimo barlume d’amore [...] Non credo di dover aggiungere altro se non Leggete». Linkiesta «Sia ode a barbara comyns (e all’editore che la pubblica): donna, bella, indipendente, scrittrice di romanzi gotici che piacevano a Graham Greene e anticipano Stephen King». Pangea
    Riguardo "Chi è partito e chi è rimasto"

    «Le oscure immagini della Comyns, quasi da incubo, fanno di questo romanzo una lettura indimenticabile». Publishers Weekly

    «Come accade in Kleist e Kafka, la navigazione sul terreno sospeso tra il mistero e il linguaggio comune è più facile da esperire che descrivere». The Quarterly Conversation

    «La cupa pastorale della Comyns è un piccolo capolavoro rimasto finora nell’oscurità, capace di inaugurare sentieri tuttora inesplorati dagli altri scrittori». Brian Evenson

    «Un piccolo capolavoro dark e surreale scritto negli anni Cinquanta da un'autrice ancora da scoprire. Da leggere mentre aspetti il traghetto, con i piedi nell’acqua» Cosmopolitan Italia

    «Inedita in Italia, arriva la fiaba nera "Chi è partito e chi è rimasto" (Safarà Editore) dell'autrice e scrittrice inglese di inizio '900 Barbara Comyns, definita una precorritrice di Angela Carter». Ansa.it

    «Uno dei gioielli di Barbara Comyns, artista e scrittrice inglese scomparsa il 14 luglio di ventisei anni fa. Della Comyns, autrice forse sottovalutata e poco conosciuta in Italia, contiamo ben undici romanzi, e considerate che il suo esordio vide la luce quando lei aveva già quarant’anni». Il Foglio 

    «Un romanzo che viene definito un piccolo capolavoro. E lo è. Lo è davvero. Appena 135 pagine che mi hanno tenuta in pugno finché non sono arrivata alla fine. Una scrittura di raro fascino, una grandissima capacità di costruire scene che da bucoliche iniziano pian piano a tingersi di nero, un crescendo di avvenimenti funesti che mettono il lettore nella posizione di non sapere come andrà a finire e cosa aspettarsi. Una galleria di personaggi eccentrici che l’autrice crea con penna sapiente, facendoli muovere sulla scena e mostrandoli con vivida lucidità in ogni loro aspetto». Il mestiere di leggere

    «Warwickshire, estate di fine Ottocento [...] un luogo arroccato in sé stesso, emotivamente autarchico, riparato nei propri malanni come dentro a una bolla [...] Un romanzo d’altri tempi, scritto intorno alla metà del secolo scorso e che si riscopre attualissimo». Mangialibri

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    Mauro Masera – Bassi e Masera

     18,00  17,10

    Titolo: MAURO MASERA FOTOGRAFO DEL DESIGN ITALIANO / PHOTOGRAPHER OF ITALIAN DESIGN (1957 - 1992) Autore: Alberto Bassi - Carlo Masera Pagine: 140 a colori

    Progetto in collaborazione con Università Iuav di Venezia - Archivio Progetti

    Mauro Masera, nato nel 1934 e sempre vissuto a Milano, si forma nell’ambito della fotografia industriale, entrando presto in contatto con importanti graphic designer - da Erberto Carboni a Pino Tovaglia a Michele Provinciali - con i quali collabora assieme alle più importanti aziende italiane, come Gavina, Kartell, Arflex, Cassina, Zanotta, Tecno, Alessi e Fontana Arte.

    Presso l’Archivio Progetti Iuav (fra i pochi in Italia specificamente dedicato alla salvaguardia, conservazione e valorizzazione della cultura del progetto) è conservato il fondo Mauro Masera - che gli eredi con lungimiranza e visione hanno donato ad una realtà pubblica - contenente fotografie, documenti e letteratura relativi alla sua attività, con cui è stata realizzata la mostra monografica nel 2017, ripresentata in questo volume.

    ALBERTO BASSI si occupa di storia e critica del design ed è professore all’Università Iuav di Venezia. Coordina il corso di laurea in Interior design e fa parte del Comitato Scientifico dell’Archivio Progetti Iuav. Collabora con riviste di settore - come “Casabella”, “Abitare”, e “Auto & Design” - e quotidiani; ha scritto numerosi libri, fra cui, La luce italiana (Electa, 2004), Design anonimo in Italia. Oggetti comuni e progetto del prodotto alimentare (Electa, 2015), premiato con il Compasso d’oro ADI nel 2018; Design contemporaneo. Istruzioni per l’uso (Il Mulino, 2017).

    CARLO MASERA, architetto e paesaggista, vive e lavora a Milano occupandosi di progettazione nell’ambito dell’architettura del paesaggio, della riqualificazione urbana e della pianificazione del territorio.  Secondo dei quattro figli di Mauro Masera, dal 1922 al 2017 si è occupato insieme ai propri familiari di conservare e gestire l’archivio fotografico del padre.

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    Titolo: Namamiko. L'inganno delle sciamane Autore: Fumiko Enchi Traduzione: Paola Scrolavezza Genere: Narrativa Pagine: 240 Prezzo: 18,5 € Isbn versione cartacea: 978-88-32107-01-2 Isbn versione ebook: 978-88-32107-19-7

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    Dall'autrice di Onnazaka, per la prima volta in traduzione italiana, un’indimenticabile storia d’amore e potere alla corte imperiale del Giappone classico.
    Con introduzione di Giorgio Amitrano e postfazione di Daniela Moro.
    Pubblicato in Giappone per la prima volta nel 1965, L’inganno delle sciamane mette in scena, nei palazzi splendidamente adornati e carichi di segreti della corte del periodo Heian, l’indimenticabile storia d’amore tra l’Imperatore Ichijō (980-1011) e la sua Prima Consorte Teishi, e la sottile lotta politica messa in atto dal potente Cancelliere Michinaga per dividerli. La strategia dell’alto funzionario passerà per il corpo e per le labbra di ingannevoli sciamane, due sorelle che loro malgrado diverranno potenti guardiane di verità e menzogne, nonché autentico cuore di una storia memorabile che ha attraversato i se- coli fino a giungere a noi grazie alla limpida scrittura di Fumiko Enchi. Attraverso un intreccio sul limitare tra verità storica e romanzo, in un ordito delicato e potente, Namamiko monogatari viene consegnato ai lettori contemporanei come un’esperienza letteraria di rara intensità.

    Fumiko Enchi (1905-1986) è stata una celebre sceneggiatrice e scrittrice, una delle più importanti voci fem- minili giapponesi del periodo Shōwa e una delle prime donne a vincere il Noma Literary Prize. Nel 2017 Safarà Editore ha ripubblicato uno dei suoi romanzi più celebri, Onnazaka, nell’ormai classica traduzione di Lydia Origlia.

    «La sensibilità femminile si fa acuta fino a sfiorare o oltrepassare la soglia del soprannaturale, per diventare strumento di resistenza, vendetta o semplicemente di espressione di sé». Dall’introduzione di Giorgio Amitrano
    «L’antica corte imperiale di Kyoto e il mondo del Genji Monogatari, visti dalla parte delle donne. Sovrane e nobili dame di compagnia, ma anche ancelle e sciamane. In questo romanzo di grande forza emotiva, Enchi Fumiko crea personaggi femminili che sfatano gli archetipi patriarcali della tradizione letteraria giapponese».
    Antonietta Pastore
    «Grazie al tramite della letteratura classica, sensualità e spiritualità si fondono nei lavori di Enchi. Dopo di lei, nella letteratura giapponese non si vedrà più un linguaggio come il suo, così profondamente influenzato dallo studio dei classici, ricco di sfumature, e di personalità». Mishima Yukio «Il lavoro di Enchi merita un’attenta analisi per le sue impeccabili riflessioni sulle donne intrappolate nella rete del dominio maschile, e sui loro oscuri tentativi per ottenere il controllo». The Japan Times «Nei romanzi di Enchi Fumiko, l’elemento soprannaturale – pur oscuramente evocato – viene equilibrato e in definitiva esautorato dalla componente psicologica che legge nelle donne un potere eternamente temuto dagli uomini attraverso i secoli, possibile proiezione dei mali insiti nella stessa natura maschile». Maria Teresa Orsi, curatrice del “Genji monogatari” per Einaudi

    «La scrittura di Enchi ha la stessa fluidità amniotica di Tolstoj, un’immersione quasi fisica e fluttuante nell’habitat della storia». The American Reader

    «Enchi Fumiko ha debuttato come drammaturga, ma nei suoi sessant’anni è diventata ampiamente riconosciuta come scrittrice quando le sue storie con protagoniste femminili hanno conosciuto una grande popolarità. Figlia del famoso accademico esperto di Giappone classico Ueda Kazutoshi (1867-1937), Enchi stessa era una profonda conoscitrice dei classici giapponesi e produsse una traduzione in giapponese moderno consacrata dalla critica del grande romanzo dell’XI secolo, La storia di Genji». Murakami Haruki in The Penguin Book of Japanese Short Stories

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