Ieri
Juan Emar
€ 17.10
5% Off
Traduzione: Bruno Arpaia
Pagine: 144
Isbn versione cartacea: 9788832107357
La prima edizione italiana dell’opera più celebre dello scrittore e artista cileno riconosciuto tra i precursori di Julio Cortázar e Juan Rulfo
Nella città di San Agustín de Tango si succedono eventi di natura eccezionale: nel corso di una sola giornata un uomo viene ghigliottinato nella pubblica piazza per aver predicato i godimenti intellettuali dell’amore mentre nello zoo della città uno struzzo divora una leonessa, con imprevedibili conseguenze. Ma non è tutto: il protagonista stesso della storia, spettatore di questi singolari eventi, scivola in una fenditura del tempo in circostanze del tutto impensate per fare ritorno nella storia, forse, con la chiave dei molti enigmi e delle meravigliose assurdità che compongono la sostanza stessa della realtà.
Amato da una stretta cerchia di lettori e scrittori illustri, Ieri prorompe oggi sulla pagina con la stessa intensità con cui sconvolse i circoli surrealisti del tempo, in un vortice di illuminata assurdità ed euforici piaceri – esaltando a ogni virgola la profonda serietà del gioco al servizio della più inafferrabile delle verità.
Juan Emar (Santiago del Cile, 13 novembre 1893 – ivi, 8 aprile 1964) è lo pseudonimo dello scrittore, artista e critico d’arte cileno Álvaro Yáñez Bianchi.
Figlio di un influente politico e diplomatico, Emar trascorse la sua vita tra Santiago e Parigi, dove si associò ai gruppi dei surrealisti prendendo il suo nome d’arte dall’assonanza con l’espressione francese J’en ai marre (“Sono stufo”). Tra il 1935 e il 1937 pubblicò quattro libri, Un año, Miltín 1934, Ayer (qui presentato con il titolo di Ieri) e Diez, che suscitarono scandalo nei più influenti circoli letterari del suo tempo, decretandone la condanna all’esilio culturale in patria. Da allora Emar, pur continuando a scrivere, si rifiutò di pubblicare più alcunché.
In rottura con il realismo dominante, la sua prosa adotta uno stile frammentario e un tono allegorico in cui l’umorismo nero, l’erotismo e l’emersione dei moti del subconscio dominano una prosa di incontenibile vitalità, influenzata tanto dal creazionismo poetico di Vicente Huidobro quanto dai germogli del Cubismo e del Futurismo europei. Riconosciuto tra i precursori di scrittori come Julio Cortázar e Juan Rulfo, a partire dagli anni Settanta del Novecento Juan Emar è stato progressivamente riscoperto fino a essere celebrato oggi come uno dei più importanti scrittori cileni e latinoamericani del xx secolo e la sua opera ha goduto di una rinnovata circolazione in patria e all’estero.
«Juan Emar, lo scrittore cileno che più di tutti assomiglia al monumento del Milite Ignoto».
Roberto Bolaño
«Emar non ha né precedenti né eguali».
César Aira
«Il visionario Juan Emar, senza dubbio, scriveva per i lettori del futuro ed è tanto arrogante quanto emozionante immaginare che quei lettori siamo noi».
Dalla prefazione di Alejandro Zambra
«Precursore di noi tutti, nella sua serena follia ci ha lasciato come testamento un mondo vivo, popolato da quell’irrealtà che è sempre inseparabile dalla più solida realtà».
Pablo Neruda
«Per il suo straordinario genio […] avrebbe dovuto essere riconosciuto come il più grande scrittore cileno del suo secolo».
The New York Times
«La saggezza della follia, la convinzione che l’umorismo sia un atto di grazia, così come tutta quella stirpe letteraria che, da Cervantes a Sterne, esalta la lungimiranza di chi vede la vita obliquamente irrompono in ogni pagina. […] In parte mago delirante e in parte imbroglione filosofico, Emar è la quintessenza dello “scrittore di culto”».
Mark Haber, Southwest Review
«“Cosa mi può importare di uno struzzo? Magari contemplarlo mi piace, magari mi entusiasma perfino. Ma perché un uccello di quel tipo può arrivare a entusiasmare un uomo come me? Perché? Perché?”. E questa mia domanda risuonava lugubre nel vasto giardino. Era preferibile proseguire. Fermarmi significava formularla di nuovo, formularla ancora significava lambiccarmi il cervello fino a trovare la risposta. Oh, quante cupe meditazioni ho visto minacciarmi nel mio futuro soltanto lasciando cadere nel mio cuore una goccia di entusiasmo di fronte a quel magnifico esemplare! Avrei dovuto, da allora in avanti, consacrare tutti i miei istanti di riposo, tutti i miei istanti di distrazione, tutti i miei istanti di lettura e di studio, tutti i miei istanti d’amore e voluttuosità, avrei dovuto consacrarli tutti alla scoperta della soluzione di questo problema».