Promo “Nebbia e sogni”
Paul Willems e Amparo Dávila
€ 33.70
5% Off
LA CATTEDRALE DI NEBBIA
Traduzione: Giuseppe Girimonti Greco e Federico Musardo
Pagine: 112
Isbn versione cartacea: 9788832107371
MORTE NEL BOSCO
Traduzione: Giulia Zavagna
Pagine: 288
Isbn versione cartacea: 9788832107487
LA CATTEDRALE DI NEBBIA
LA PRIMA EDIZIONE ITALIANA DEI RACCONTI DI UNO DEI PIÙ GRANDI EREDI DELLA LETTERATURA FIAMMINGA, VINCITORE DEL PRIX QUINQUENNAL DE LITTÉRATURE.
Pubblicate per la prima volta in francese nel 1983, le pagine de La cattedrale di nebbia distillano narrazioni eteree ambientate in un’Europa ancestrale, dove foreste diafane custodiscono architetture impalpabili che si dissolvono al sole per riassumere forma al crepuscolo – in una narrazione evanescente che propaga un fascino rarefatto e inesauribile.
La raccolta include due saggi di tradizione proustiana, Leggere e Scrivere, che attraversano i mille perché della lettura e della scrittura offrendo un sentiero di esplorazione privilegiato per chiunque voglia inoltrarsi nella foresta di Houthulst e seguire le tracce sfuggenti che conducono alla leggendaria cattedrale di nebbia.
MORTE NEL BOSCO
Il secondo e conclusivo volume che include tutti i racconti ancora inediti in Italia della celebre reina del cuento fantástico.
Boschi che promettono l’oblio, biglietti per destinazioni infinitamente lontane, seduzioni profonde e distruttive: la grande scrittrice di Zacatecas con mano febbrile conduce i suoi protagonisti sull’orlo del precipizio, facendoli smarrire in labirinti ingannevoli la cui sola uscita sembra essere il risveglio da un incubo senza nome. Un’esplorazione della psiche umana e un viaggio nelle profondità della percezione che lasciano intatto il dubbio che l’inquietudine sia la sola costante dell’esperienza umana e l’unico modo per sfuggirle sia abbracciarla senza riserve, seguendo l’eco della sacerdotessa delle infinite possibilità del perturbante.
Paul Willems (Edegem, 4 aprile 1912 – Zoersel, 29 novembre 1997) è stato un romanziere e drammaturgo belga, tra gli ultimi grandi scrittori fiamminghi francofoni. Eletto all’Académie royale de langue et de littérature françaises de Belgique nel 1975, è considerato una delle voci più raffinate ed elusive della sua generazione.
Amparo Dávila è nata in Messico nel 1928 ed è scomparsa il 18 aprile 2020. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti ed è stata insignita della Medalla Bellas Artes nel 2015 e del premio Xavier Villaurrutia nel 1977. Negli ultimi anni un rinnovato interesse verso le sue opere l’ha consacrata come una delle più grandi maestre messicane del racconto.
LA CATTEDRALE DI NEBBIA
«La cattedrale di nebbia è una raccolta di racconti dal tono singolare e ammaliante, in bilico tra Maeterlinck e Tolkien, quasi tutti narrati da una voce sempre in bilico tra l’ironia e la disillusione, che “esorcizza lo spettacolo della violenza dispiegando le risorse più radiose del linguaggio”».
Éditions Fata Morgana
«Permanenza nel movimento, eternità nella transitorietà, presenza nell’assenza, essenza nel nulla: prendendo a modello un paesaggio che mantiene gli opposti in squisita sospensione, Willems ha distillato un’estetica potente, riuscendo a creare immagini la cui forza risiede nella continuità, piuttosto che nell’impossibilità, della loro comunione».
Edward Gauvin
«I racconti inclusi ne La cattedrale di nebbia sono magnifici e hanno un profondo potere evocativo; ciascuna storia prende svolte insolite con una naturale disinvoltura che separa Willems dagli scrittori che abbracciano il singolare con molta più caparbietà».
The Complete Review
«In questa raccolta di storie surreali squisitamente composte, Paul Willems ci offre una moltitudine di paesaggi onirici delicati come i sottilissimi fili di una ragnatela e allo stesso tempo chiari e manifesti come una montagna».
Speculative Fiction
MORTE NEL BOSCO
«Straordinaria».
Julio Cortázar
«Difficile sottrarsi a un fascino così sottile, fatto di una prosa semplice eppure capace di catturare fino allo scopo. Che non è la paura, bensì un’angoscia rafforzata dallo sconcerto».
Valerio Evangelisti, Tuttolibri della Stampa
«È il momento di riscoprire questa grande autrice messicana, regina del cuento, signora del fantastico e dell’incubo quotidiano».
Cristina Taglietti, Sette del Corriere della Sera
«Bellissima maga in foto, proprio come la Maga della Rayuela cortázariana, tassello mancante nella galassia sudamericana femminile novecentesca, insieme a Silvina Ocampo e a Clarice Lispector».
Antonella Cilento, La Repubblica
«Lungamente ignorata da critici e editori, Amparo Dávila è scomparsa con la consapevolezza di aver raggiunto nell’estrema vecchiaia un riconoscimento unanime e un pubblico ben più vasto della ridottissima cerchia di appassionati lettori che ne custodivano i libri come reliquie».
Francesca Lazzarato, Alias del Manifesto
«Ad Amparo Dávila non serve denunciare o fare proselitismo, le sue donne e i suoi uomini sono travolti da un’angoscia che emerge dal nulla, perché il mistero si annida proprio lì, dove tutto sembra normale, nelle pieghe della banalità che molti non degnano neppure di uno sguardo, proprio come gli ultimi».
Il Giornale
«Amparo Dávila ha sempre messo al centro delle sue opere l’esperienza delle donne partendo dal loro contesto sociale, e determinando così una relazione tra l’ambiente domestico, perturbante – che lei stessa aveva vissuto – con l’“oscuro”».
Il Messaggero
«Non esagero se dico che Amparo Dávila investigava già i meccanismi della macchina femminicida che in Messico uccide e annienta moltissime donne. Un classico è tale quando possiamo leggere il presente attraverso le sue pagine».
Cristina Rivera Garza
«Le opere di Amparo Dávila sono uniche nella letteratura messicana. Non c’è nessuno come lei, nessuno con la sua complessità e la sua capacità d’introspezione».
Elena Poniatowska
LA CATTEDRALE DI NEBBIA
«Qui e là, verso l’alto, da ogni parte, i rami degli alberi che cingevano la radura attraversavano le mura e la volta di nebbia. Sembravano tenere l’intera chiesa sospesa tra cielo e terra. Questa impressione era rafforzata dalla presenza dell’edera che, non potendo aderire alle pareti, ricopriva il suolo di uno spesso tappeto il cui colore verde era esaltato da una luce diffusa di un grigio finissimo. Nonostante la protezione degli alberi, nei giorni di grande tempesta la chiesa si disperdeva. Si riformava soltanto al crepuscolo, con il calare del vento. Era allora che si pregava meglio, come se un arcangelo avesse spazzato via la tempesta con le sue ali immense, volando quel giorno sopra la foresta e poi, scesa la sera, si fosse posato sulla quercia millenaria vicino alla cattedrale. Mio padre diceva che in quella chiesa la preghiera era particolarmente ardente perché non veniva formulata a parole».
MORTE NEL BOSCO
«Un uomo, sempre lo stesso, mi insegue con un enorme pugnale tutte le notti quando dormo. È un tormento indicibile vivere con il timore che un giorno mi raggiunga e io non mi risvegli più» dissi loro.
«So bene cosa intende» disse il più giovane dei due. «Io subisco la persecuzione quotidiana, costante, di una nube di nere farfalle che appaiono in ogni momento, in ogni luogo in cui mi trovi. È una nube spessa che incombe sulla mia testa e che, se corro, si muove al mio stesso passo senza la- sciarmi modo di trovare riparo e liberarmene; mi insegue senza sosta come un’ombra delatrice proiettata verso l’alto; a volte la sento così vicina che devo portarmi le mani alla testa e correre chino, quasi attaccato al suolo, per evitare che le sue ali, appesantite da una polvere rancida e brunastra, mi sfiorino…».
«Immagini, simboli, persecuzioni sinistre. Non c’è via di scampo possibile quando fuggiamo da noi stessi; il caos che abbiamo dentro si proietta sempre verso l’esterno; l’evasione è un percorso che non porta da nessuna parte… ma non occorre soffrire né tormentarsi, cominciamo il gioco; l’ambiente è propizio, solo la magia perdura, il pensiero magico, il sortilegio inafferrabile della parola».