La Settimana Scarlatta
e altre storie infestate
Francisco Tario
€ 18.55
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Traduzione: Raul Schenardi
Prefazione: Agustín Conde de Boeck
Pagine: 272
Isbn versione cartacea: 9788832107852
Dopo Fra le tue dita gelate, una nuova e inedita raccolta di racconti firmata da Francisco Tario, «magnifico autore messicano capace di fondere nel crogiolo del fantastico allucinazioni gotiche, sogni, sensualità amorose».
Bruno Ventavoli, Tuttolibri
Polke forsennate che infestano le menti di un intero villaggio, transatlantici perduti carichi di follia e presagi, spettri e aspiranti tali, cacciatori di fantasmi: le presenze enigmatiche che attraversano i racconti di Francisco Tario sembrano manifestarsi solo per ricordare agli esseri umani la profonda, eppur godibile, assurdità dell’esistenza, indicando nello humour e nel grottesco non solo uno strumento di navigazione della realtà ma anche una chiave per comprenderla e, finalmente, abbracciarla senza riserve – in una sarabanda di incontri oscuri ed esilaranti nei quali riecheggia la risata beffarda dell’inafferrabile scrittore messicano.
Francisco Tario (Città del Messico, 9 dicembre 1911 – Madrid, 30 dicembre 1977) pseudonimo di Francisco Peláez Vega, è stato uno scrittore, apprendista astronomo e calciatore professionista messicano. Considerato un outsider per non avere aderito né a correnti artistiche né a gruppi letterari, è oggi ritenuto una figura emblematica della narrativa fantastica latinoamericana. Spesso paragonato a Juan Rulfo per l’approccio radicalmente personale alla scrittura, tra i suoi temi favoriti c’è il limite sensoriale dell’umano nel percepire la vastità del mondo che lo circonda, territorio esplorato con sottile umorismo e una profonda attenzione verso l’insolito e il grottesco, coordinate che lo hanno allontanato dal tradizionalismo di molti dei suoi contemporanei, facendogli guadagnare lo status di scrittore di culto. Nel 2022 Safarà ha pubblicato una delle sue raccolte più celebri, Fra le tue dita gelate. Racconti fantastici.
«Ogni Paese centro e sudamericano ospita i suoi fantasmi e i suoi maestri e se l’Argentina è Borges, Ocampo, Cortázar (fra gli altri), se l’Uruguay è il magnifico Felisberto Hernández, il Messico è davvero Francisco Tario».
Antonella Cilento, la Repubblica Napoli
«La stessa vita di questo bizzarro picaro pare una burla. Nato a città del Messico nel 1911, morì a Madrid nel 1977. Fu portiere professionista della squadra di calcio dell’Asturias, apprendista astronomo, gestore di una sala cinematografica, perdigiorno caparbio, autore di libri e aforismi che piacquero ai grandi (come Octavio Paz), più che all’accademia».
Bruno Ventavoli, Tuttolibri
«“Si dice che in Messico esista una setta segreta formata da persone che regalano i libri di Francisco Tario. I membri non sanno di appartenere alla setta e vengono espulsi non appena lo scoprono” narra l’aneddoto di Mario González Suárez. La setta di seguaci di Tario di sicuro avrà una sede anche in Italia».
Loris Tassi, Blow Up
«Oltre ad aggiungere un tocco di sarcasmo al macabro, l’umorismo nero di Tario intende provocare quella che Breton chiamava “emozione sovversiva”, capace di aprire le porte a rappresentazioni alternative del mondo».
Stefano Tedeschi, Alias
«Autore dalla bibliografia frammentaria, fatta soprattutto di racconti brevi e spesso dalle venature umoristiche; nessuna appartenenza a correnti letterarie; un mestiere (tra i tanti svolti in vita) che lasciava poco (o moltissimo) spazio alla poesia: portiere di calcio professionista».
Gennaro Serio, Il Venerdì
«Con un’attitudine ironica e metafisica, che a nessun altro scrittore si accosta, se non, forse, al realismo magico di Juan Rulfo o alla produzione gotica di Edgar Allan Poe, Tario ci sospinge alla lettura senza possibilità di resistenza alcuna, suggerendoci di abbandonarci a essa come farebbe un bambino di fronte al sonno, o magari al gioco».
Il Libraio.it
«Fu verso la metà del mese di marzo, un sabato mattina – freddo, nuvoloso –, che comparve, sul principale quotidiano della città, l’articolo che avrebbe dato nome e cognome a quel misteriosissimo periodo di sette giorni che scatenò nella popolazione il più grave stato di insicurezza e allarme di cui si avesse memoria. Neri e magniloquenti caratteri funerari di un pollice d’altezza annunciavano al pubblico che il battesimo era stato convalidato: “La Settimana Scarlatta”».