Sono il re del castello
Susan Hill
€ 18.55
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Traduzione: Lorenza di Lella
Prefazione: Esther Freud
Pagine: 288
Isbn versione cartacea: 9788832107685
La prima traduzione del romanzo vincitore del Somerset Maugham Award, inclusa nella prestigiosa collana Penguin Decades.
A Warings, austera magione vittoriana appartenuta a un noto entomologo, una novità irrompe nella vita dell’erede Joseph Hooper e di suo figlio Edmund. Rimasto vedovo, Joseph accoglie Helena Kingshaw in qualità di governante e la donna si stabilisce nella dimora con il figlio undicenne Charles, nella certezza che i due bambini diventeranno amici e che la vita di tutti prenderà un corso luminoso. Ma non sempre le cose vanno come sperano gli adulti.
«Non volevo che venissi qui» recita il messaggio che Edmund fa trovare a Charles il giorno del suo arrivo, preludio di una sconcertante vicenda di malvagità e sopraffazione che assumerà i contorni di una silenziosa guerra per la sopravvivenza, sotto lo sguardo cieco e colpevole degli adulti. Potente esplorazione del male e della crudeltà infantile, Sono il re del castello è stato acclamato per la magistrale analisi psicologica dei protagonisti e incluso nella prestigiosa collana Penguin Decades, una selezione che celebra le opere che hanno plasmato il volto dell’Inghilterra moderna.

Susan Elizabeth Hill (Scarborough, 5 febbraio 1942) è un’acclamata scrittrice inglese le cui opere sono state oggetto di celebri adattamenti teatrali e cinematografici. Tra i suoi romanzi più famosi figurano La donna in nero e Sono il re del castello, per il quale ha ricevuto il Somerset Maugham Award nel 1971.
«La sensibilità di Hill verso lo spirito dei luoghi permea tutti i suoi romanzi. Come in Hardy, essi diventano autentici personaggi capaci di incarnare in sé il bene e il male».
The Telegraph

«La storia di un piccolo genio del male e della sua preda è un capolavoro folgorante».
The Guardian
«Per intensità emotiva e terrore pari solo a Il signore delle mosche».
Sunday Telegraph
«Sono il re del castello è il miglior romanzo di Hill nonché un ritratto agghiacciante della psicopatia giovanile, della spietata distruzione di un bambino da parte di un suo coetaneo».
The New York Times
«Sono il re del castello abita il mondo dell’austerità post-bellica: case di campagna cupe e non riscaldate, collegi, l’importanza di mantenere il contegno. Gli strumenti di tortura con i quali un bambino perseguita l’altro sono semplici ma nondimeno efficaci. Animali morti, stanze chiuse a chiave, oscurità, corvi. Con l’istinto crudele tipico dei bambini, Hooper si concentra sui punti deboli dell’altro ragazzino, e viene aiutato nella sua campagna dal tetro isolamento della casa e dalla deliberata cecità degli adulti».
Dalla prefazione di Esther Freud

«A un tratto pensò: potrei ucciderlo, mi basterebbe guardarlo o sfiorarlo, o dirgli di fare un passo nella direzione sbagliata per farlo cadere di sotto. Sono il re del castello. Non c’è niente che io non possa chiedergli, niente che non mi prometterà, niente che io non possa fargli. Quassù comando io».
